Editoriale

Il caso di Eva Klotz dei soldi italiani e dell'identità ladina. La vera storia di terre contese

Si parla di tedeschi e italiani, ma nessuno si ricorda della minoranza ladina nell'Alto Adige

Ey de Net

di Ey de Net

’ notizia di questi giorni, che anche grazie alle leggi italiane, la Sig.ra Eva Klotz, figlia del martellatore della Val Passiria (Passeiertal) abbia ricevuto più di 900.000 euro a titolo di conguaglio sui contributi pensionistici, per aver partecipato per circa 31 anni al consiglio provinciale altoatesino. Soldi legittimi, ma a seguito di polemiche, lei ci rassicura: “Di certo non ho bisogno di una Porsche oppure di una pelliccia, ma userò questi soldi per l'impegno politico a favore dell'autodeterminazione del Sudtirolo”, specificando poi che “Restituirò questi soldi (allo stato italiano?) quando il sudtirolo sarà indipendente”.

Da italiano nato a Roma ma cresciuto nel regno dei Fanes, questa notizia mi rassicura.

Il primo motivo è che amo così tanto l’Alto Adige, o Südtirol, che sono contento che sia a minoranza italiana. Mi spiego.

La cura e l’amore del territorio, l’efficienza dello stato sociale, e la mentalità, Gott sei Dank, non sono mediamente odierne virtù italiane. Provo ad immaginare quali sarebbero stati gli effetti, sulla mentalità, sul tessuto sociale e sul territorio, se ci fosse stata una maggioranza italiana, cioè, una più diretta connessione con “Roma” e i suoi palazzi. Forse sbagliando, è un pensiero ipotetico di non specificato tipo, mi immagino una serie di paesini pieni di condomini, speculazioni edilizie, abusi sul territorio e infrastrutture che non funzionano. Forse anche corruzione e malaffare. Brutta immagine! Del resto, qui a sud di Salorno siamo troppo abituati a furberie di ogni genere che troppo spesso si leggono sui giornali e a volte si vivono sulla pelle.

Ma, Frau Klotz, c’è un ma.

Lei afferma che Südtirol ist nicht Italien!. Io direi che Südtirol ist auch nicht anders als Ladinien!

Se si vogliono davvero fare rivendicazioni territoriali in base alla storia e alla etnia, quanto indietro bisogna andare? Se si parla di Italia come stato occupante, dove collochiamo la dominazione asburgica e la forzata germanizzazione dei ladinisch? La furberia è non parlarne per niente e fare finta che tutta la storia nasca dalla fine della prima guerra mondiale. Quello che è successo prima si fa finta che non sia accaduto. Così come, e lo capirà tra poco, non si parla affatto di quando succede tutt’ora.

Piccolo riassunto. L’anno 15 d.c., anno più anno meno, è (simbolicamente?) è stato fissato da alcuni studiosi come anno zero dell’incontro tra le popolazioni latine e gli abitanti autoctoni. Vengono poste le basi e germoglia il ladino. Parola, quasi una denominazione, in diretta e forse voluta contrapposizione con popolazioni alloctone che dal nord tentavano scorribande contro coloro che si definivano e venivano definiti latini (poi mutato in ladini). La loro estensione, visibile con non troppa evidenza ancora oggi, andava dai Grigioni fino al Friuli in un continuum territoriale e linguistico. La lingua ladina ebbe finalmente questa dignità assoluta, non più dialetto, grazie al fondamentale contributo degli studi del linguista e glottologo Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907). Questo riconoscimento fornisce un sano orgoglio, forse come una rivelazione di un qualcosa che si sa e si dice per la prima volta, e pone le basi per la presa di coscienza di una identità non solo linguistica, ma anche culturale: un popolo unico. Fine ottocento.

Ma il loro continuum era già spezzato ed in pericolo la loro continuazione. Da una fascia unica, Svizzera Passo Resia Val Venosta passando per il Friuli fino in Slovenia – rimanevano e rimangono poche isole. La pressione longobarda da sud, e quella ostrogota da nord iniziano una opera di “assimiliazione”/cancellazione. Dal 1400, quindi circa 1400 anni di quasi pacifica convivenza soprattutto tra i ladini e gli “italiani”, inizia una germanizzazione forzata, anche se bisogna arrivare a Maria Teresa D’Austria per assistere al primo tentativo di cancellazione forzata di un popolo, di una etnia, di una cultura. Per motivi, non si sa quanto ecumenici o di comodo, comunque ufficiosamente religiosi (contrastare la parte protestante dei grigioni), gli Asburgo si arrogano il diritto, per preservare la fede cattolica, di iniziare sia a smembrare questo continuum territoriale con una politica ostativa e repressiva verso una cultura ed una popolazione millenaria.

Licenziamento dei funzionari che parlano ladino, cognomi cambiati per legge in fonemi più vicini alla lingua tedesca, proibizione assoluta dell’uso della lingua ladina in ambito pubblico, proibizione di matrimoni misti. Fino a quel periodo, quella fascia linguistico, etnico e culturale continuava, a malapena a resistere.

E allora mi chiedo, cara Frau Klotz.

Perché i ladini della Val Venosta, da dove nasce la Val Senales che possiede quei comodi sentieri nascosti che portano verso l’Austria (conosce?), non dovrebbero rivendicare, magari con qualche bomba messa sui tralicci dei pali della luce, la loro esistenza e protestare, fortemente contro la liberazione di Tuer (Tubres ist geräumt - ?- laddove räumen non significa liberare, quanto meglio sgomberare…n.d.r.) e poi fare finta di piangere pei morti. Dimenticavo: oramai i ladini della Val Venosta, quasi vicini della Val Passiria, non esistono più. Scomparsi nel XIX secolo. Pensi quanto hanno resistito! Quasi duemila anni…

Ma, se giustamente lei e i suoi colleghi/amici parlate di italianizzazione forzata dell’Alto Adige iniziata alla fine della prima guerra mondiale, i ladini possono davvero parlare di germanizzazione forzata di un territorio che era il loro. Neanche vostro!

Quanto indietro nella storia bisogna andare per porre rivendicazioni?

Applichiamo una metodologia comune, e condivisibile con norme di diritto internazionale? Io lo farei. Il romano che è in me già gode, pregustando la restaurazione di un impero che non aveva né ha eguali in quanto a fasti e leggi. Coi piedi per terra, però, direi che non è attuabile. E da romano odierno, direi molto nocivo.

Allora, le propongo quanto segue. Visto che i Ladini sono coloro che hanno più di altri patito la “guerra” per questa terra, direi di approfittare di questa sacrosanta autonomia per porre qualche importante correzione. Chiedendo a forza l’entrata di una quota, con gran dignità e non “invitata” alla rappresentanza ladina nel consiglio provinciale. Chiedendo maggior dignità scolastica nell’insegnamento del ladino, invece dell’elemosina. Promuovere la cultura e l’insegnamento ladino nella Val Venosta. Rivedere i meccanismi del proporzionale (assunzione in base alle quote etniche, n.d.r.), che di suo è castrante sui meriti delle persone, e leggermente discriminatorio. I soldi (italiani, è inutile che lei strepiti a dire di no, sennò non si azzarderebbe neanche alle sue boutade “Restituirò i soldi quando il Tirolo sarà indipendente”) li ha già. Li utilizzi bene. Pensi agli enormi vantaggi. Restituirebbe onore al suo cognome, e farebbe l’unica cosa giusta. Potrebbe divenire la novella Catarina Lanz. E potrebbe dimostrare, qui si davvero, di essere migliore dei tanto vituperati italiani, no? Ha una occasione incredibile, la sfrutti.

Credo sia ora di voltare definitivamente pagina. Faccia della sua terra, della nostra terra, un laboratorio meraviglioso di convivenza di tre anime, restituendo ai Ladini onori, meriti, mezzi politici, e che sia davvero  di scuola e di esempio nel mondo. Dove, la vera minoranza, quella vera da tutelare, deve avere molta più voce in capitolo. In fin dei conti, sono loro la sintesi dell’incontro di tutte le culture che circondano questa magnifica porzione di paradiso in terra. Nella sua autonomia, che tante risorse garantisce al territorio stesso. Autonomia che credo non sarebbe mai possibile se questo territorio dovesse mai essere inquadrato nell’Austria. Quindi, e so che nel suo piccolo mi sorride, sia anche contenta che l’Adesc Alt sia in Italia. In fin dei conti, è proprio l’Italia che protegge questo territorio. La storia, come il passato, è alle spalle. Deve insegnare qualcosa, sicuro. Ma oggi è il momento di dare un impulso incredibile ad un Nachhaltige Entwicklung (sviluppo sostenibile), difendendo l’Adesc Alt e i suoi orgogliosi e dignitosi abitanti, portandoli ad esempio all’interno della malata Europa e nel mondo.

Domanda. Ma è vero che Perathoner, borgomastro di Bolzano dal 1895 al 1922, volle germanizzare anche DanteAlighieri in Durant Aliger?


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