Dal fumetto al cinema

The Walking Dead, uno dei serial horror più attesi

Parla di zombie, ma purtroppo non è fedele al fumetto

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The Walking Dead, uno dei serial horror più attesi

Il Cast di Walking Dead

The Walking Dead è stata considerato, negli USA, come l'evento serie TV dell’anno. Questa fiction è un adattamento del fumetto omonimo di Chris Kirkman, ancora in corso di pubblicazione. Sviluppata da Frank Darabont (“Le ali della libertà”, “Il miglio verde” ...) ha subito riscosso grande audience sin dalla prima puntata trasmessa dalla catena televisiva ABC. La prima stagione composta da soli sei episodi, è stata ora vista anche in Italia, tramite il canale SKY Fox, ed è già tempo di bilanci.

 La serie è capace di vivere all'altezza delle aspettative?

L'episodio pilota, oltre ad una introduttiva sequenza supplementare al fine di "shocckare" il telespettatore -che alcuni potrebbero trovare inutile-, ricalca essenzialmente le concatenazioni del fumetto mesmo. Certi elementi sono stati creati per sviluppare di volta in volta aspetti tematici diversi, come ad esempio il rapporto tra il protagonista Rick e il suo compagno di squadra Shane.

Ciò che colpisce di più è la qualità di costruzione e il make-up. Nonostante un budget molto basso, siamo chiaramente di fronte ad un lavoro degno, se non equivalente ad altri capolavori visivi cinematografici. Se nel fumetto, gli zombie avanzano molto lentamente, come in vecchio film di non-morti, quelli della nostra serie sono più vicini ai target degli ultimi anni, anche se non così profondamente ispirati come quelli di “28 giorni dopo” e il suo sequel . Sebbene in “The walking dead” spesso il silenzio la faccia da padrone per creare ancora più suspence, è piacevole notare che la musica, una colonna sonora veramente appassionante, ricorda molto quella di “28 giorni dopo” .


I personaggi, i loro sentimenti, i loro dubbi, gli orrori di cui è intriso il telefilm, sono abili situazioni, certune volte estreme, per tenere sempre desto il pubblico da casa. Ma rimane desto?!

Questi i temi che sono anche al centro dei fumetti e che li hanno resi dei capolavori. Nonostante tutte le qualità elencate, trovo che questa prima stagione non sia ancora al livello della striscia fumettistica, almeno nei primi quattro episodi (per la cronaca, il quarto episodio, tuttavia, è scritto dal creatore del fumetto, Chris Kirkman). Tranne in uno o due sequenze molto forti, non si provano abbastanza emozioni. In particolare, prima del quinto episodio, devo ammettere con franchezza che mi sono abbastanza annoiato. Come probabilmente avrete raccolto, io sono un fan assoluto del fumetto. Tuttavia, durante la visione, non ho recepito nulla di più rispetto alla versione equivalente ad un classico film di zombie, sebbene ben fatto.

Modifiche al fumetto.

Esse sono state annunciate dagli scrittori soprattutto per sorprendere i nuovi spettatori, così come il fumetto ebbe a sbalordire i fan dell'opera originale. Le differenze riscontrate sullo schermo, sono state generalmente lievi cambiamenti, almeno durante i famosi primi quattro episodi. I principali eventi della prima stagione sono, parallelamente, quelli dei primi volumi del fumetto.

A livello di personaggi, ci sono quelli dei fumetti, più alcuni ruoli di supporto con forme troppo caricaturali, per i miei gusti. Il personaggio interpretato da Michael Rooker, nel secondo episodio, una vera e propria illustrazione del pericolo che l'uomo esercita verso i suoi simili, a volte molto di più degli zombie, scompare senza apparente motivo trangugiato dai non morti. Suo fratello, invece, è un'aggiunta molto interessante. E’ il cattivo ragazzo della porta accanto, con una forza bruta ed un carattere che lo avvicina molto agli psicopatici. A differenza dei suoi omologhi dei fumetti, non è una figura che può andare migliorando col tempo; la sua ossessione per lo scontro fisico non cesserà mai. Un'altra grande delusione per me è il personaggio principale, Rick Grammes. Il suo interprete, Andrew Lincoln, non può infondere il carisma e il pathos sufficienti a togliere il respiro come ila storia richiede. Rick deve essere un leader naturale, come dimostra il fumetto, e non si sente affatto ciò quando vedi questo attore. Tuttavia, mi è piaciuto molto ciò che è stato fatto con Shane, il co-protagonista. Il suo ruolo, notevolmente più importante nella serie che non nel fumetto, a priori, è il più umano e vero di tutti. Fa percepire e fà uscire dal suo personaggio la figura di un uomo buono e senza secondi fini. Nondimeno, alcune sue azioni, come quella di avere una relazione con la moglie del suo migliore amico, lo rendono alle volte odioso e insopportabile. Sono curioso di vedere come si evolverà la nuova serie, che dal 17 ottobre è già visibile, in Italia, su Sky Fox. Voglio proprio scoprire se Shane diverrà, come prevedo, il personaggio di punta a spese di Rick, dell’abulico Rick.

All’inizio di questa mia personale recensione, quando mi riferisco ai primi quattro episodi, li argomento come non del tutto all'altezza. Che dire degli ultimi due? Al quinto episodio, molto fedele al fumetto, rivedo in molte sequenze i punti salienti del comics. Finalmente, mi dico, le cose si stanno muovendo, ed emozione, sofferenza, paura si vedono e si sentono. Il sesto, invece, non ha nulla a che fare con tutto ciò che era scritto nei fumetti. Siamo, finalmente, di fronte a una trama completamente nuova. Eppure, come per il precedente episodio, il risultato è veramente all’altezza. Nonostante un’impostazione e un intreccio che potrebbe quasi essere "fantascienza", l'atmosfera del fumetto sembra sempre presente. Inoltre, come in alcuni numeri di esso, gli zombie sono quasi assenti da questo episodio, concentrato realmente sulle persone e i loro sentimenti.

Quando ho appreso le prime informazioni sulla serie, grazie a trailers e servizi televisivi, sono stato molto sorpreso di vedere che la vita dei protagonisti della fiction sarebbe trascorsa all’interno di un campo, su una collina, per quasi tutta la durata della serie. Ho pensato che il regista si servisse del luogo per presentare i personaggi e servirsene come introduzione. Credo davvero che quando l’azione si sviluppa in uno stesso posto, per l’intera stagione, sia un grave errore interpretativo. Così da far pensare che questa prima serie possa essere solo da introduzione alla seconda stagione, composta di dodici episodi. Per ora, “The Walking Dead” è una serie piena di buone promesse, ma dovrebbe già dai primi due episodi della seconda stagione trasformarle in garanzia, grazie all'ausilio di forti sensazioni quali la paura, la suspence, il dubbio e la personalità degli attori. Dovrà esprimere tale potenziale se vorrà avermi ancora davanti alla TV.

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    3 commenti per questo articolo

  • Inserito da SAVIbella il 25/10/2011 17:34:57

    BELLISSIMO RACCONTO............MA SEI QUELLO CON GLI OCCHIALI IN REDAZIONE? CHE CARINO!!!

  • Inserito da savibella il 25/10/2011 17:30:42

  • Inserito da emi47 il 24/10/2011 21:20:33

    Grande recensione.... bravissimo

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