Entriamo in un mondo kafkiano

L'ossessione compulsiva per i capelli e il loro taglio perfetto

E' risaputo, infatti, che l'ansia e la paura di perdere i capelli portano spesso a fidarsi di qualsiasi promessa che possa riportarli all'antico splendore

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L'ossessione compulsiva per i capelli e il loro taglio perfetto

Brad Pitt e la sua mania di curare i capelli

Non c’è giorno che lui non pensi ai capelli. A tagliarli molto o poco, a tagliarli subito, a lasciarli crescere, a non tagliarli più, a farsi rapare a zero, a radersi la testa per sempre. La soluzione definitiva non esiste. È condannato a tornare incessantemente sulla questione. Sempre così, schiavo dei capelli, finché crepa, magari. E perfino dopo. Non ha forse letto che... che i capelli crescono anche o erano le unghie.”

Quelle sopra sono le parole del protagonista di Storia dei capelli di Alan Pauls, che ho letto alcuni giorni fa. Ma, ho subito capito che detto libro non è solo un romanzo sino a allora sconosciuto al sottoscritto, ma un testo con una prospettiva ampliata sul narcisistico mondo degli uomini in uno dei loro momenti più intensi e personali: il taglio dei capelli.
Qui l’autore evidenzia senza mezzi termini la virile fragilità dei maschi, il loro rozzo narcisismo, colmo di disagio e asservimento. Un testo da consigliare in primis all’universo femminile, in modo che possano conoscere un aspetto visibile ma difficilmente accessibile della psiche maschile.

Per molti uomini il rito del taglio dei capelli, non è meno importante che per le donne.  È solo meno, molto meno, esibito e chiacchierato, ma non meno angosciante.

 I capelli, come già ebbe a dire il filosofo, dopotutto sono la cornice del nostro viso e sono tra le prime cose che ci vengono agli occhi di un amico o sconosciuto. Difficile trovare qualcuno che non ne sia segretamente ossessionato. Chi ne ha troppi, chi troppo pochi, troppo mossi o ricci, troppo lisci, bianchi, colorati, decolorati, chi ne è fiero e li coltiva folti e chi ne è deluso e decide di rasarli a zero. E poi ci sono quelli che li perdono e qui si entra in un campo quasi kafkiano. E' risaputo, infatti, che l'ansia e la paura di perderli portano spesso a fidarsi di qualsiasi promessa che possa riportarli all'antico splendore

Il personaggio principale di Storia dei capelli  è tra color che son sospesi, tra la fissazione compulsiva e la follia. 
Non c’è giorno che lui non pensi ai capelli. A tagliarli molto o poco, a tagliarli subito, a lasciarli crescere, a non tagliarli più, a farsi rapare a zero, a radersi la testa per sempre. La soluzione definitiva non esiste. È condannato a tornare incessantemente sulla questione. Sempre così, schiavo dei capelli, finché crepa, magari. E perfino dopo. Non ha forse letto che... che i capelli crescono anche... o erano le unghie?”

Come se ne intuisce la sua, diventa una vera e propria ricerca incessante del taglio perfetto, del parrucchiere perfetto. Una sfida personale lanciata ai suoi capelli che combatte da sempre…

Perché c’è una questione che viene prima, ed è questa: come mai proprio lui, che è un caso patologico, come mai lui, con il problema che ha, continua ad andare da parrucchieri dove non è mai entrato prima? Come mai persevera nello sfidare la morte in questo modo? Eppure è così: persevera. Non può farne a meno. È la legge dei capelli. Ogni negozio di parrucchiere che non conosce e nel quale si avventura rappresenta un pericolo e una speranza, una promessa e una trappola.”.

Alan Pauls, spiega esaustivamente la vita del protagonista grazie alla sua mania per i capelli: biondi e lisci stile anni ’70; afro, tipico degli ’80 per giungere all’imprecisato di oggi.

Trasversalmente al dramma personale e al flusso dei pensieri di tal fissato, l’autore ci svela anche la realtà e la politica Argentina.

La chioma, di questo antieroe, diventa il contrassegno del mutamento personale e della società, palesando
una scrittura che, con le sue variopinte chiavi di lettura, ispira grandi rivelazioni sull’essere umano e la collettività.

Quindi, se d’ora innanzi, vi troverete a parlare con un uomo con pochi capelli o assenti del tutto, forse capirete il perché dei suoi occhi tristi e disperati.

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