A KARL VON SPIESS

Il Kowsch, un capolavoro dell’arte paesana russa -II parte-

di Piccolo da Chioggia

Il Kowsch, un capolavoro dell’arte paesana russa -II parte-

Kowsch con figurina avicola intagliata a mezzo e sopra il manico a mezzaluna

Per questa via traversa arrivavo pure a sapere di un oggetto d’uso comune ma singolare, una sorta di mestolo che serve a travasare nei piatti le minestre oppure ha il suo modo d’essere nobile e di culto quando lo si impieghi per bervi direttamente, come da una tazza, una bevanda inebriante. Questo mestolo, tipico dell’arte russa paesana, ha un nome gradevole e si chiama Kowsch, Ковш, pronunziato “kov-sc”, dove lo sc finale ha il medesimo suono dello sc di “scellerato”. Questo tanto per stare in argomento con la storia che si viene a raccontare e che non trascura, appunto, le dolci bevande inebrianti i cui effetti spesso inducono ad atti non usuali…


Mi decido a proporre all’attenzione del lettore uno scritto apposito dedicato al Kowsch mosso pure dalla circostanza d’aver visto spessissimo in case di ospiti, e ne possiedo una anch’io, le note bambole di legno dipinte a colori vivaci e contenenti all’interno bamboline sempre più piccole fino ad un’ultima figurina femminile minima dette matrioske. E dall’aver visto con frequenza di molto minore le altrettanto note scatole nere di Paleh, in legno pure queste, decorate da bei disegni che illustrano la vita rurale e nelle quali il panorama russo si adombra sempre con l’apparire dell’immancabile chiesina corredata dalla cupola a globo. Eventi cui aggiungere tuttavia che mai e poi mai m’è capitato d’imbattermi in un Kowsch, oggetto di certo ben più utile, anche alle nostre latitudini, delle pur belle matrioske

    

Eppure, non sarebbe bello possederne uno, e bellissimo se esso fosse pure d’argento finemente lavorato, dove versare una nostra ghiotta vivanda, ad esempio una fumigante presa di pasta decorata dal pesto o dalla gloriosa pommarola, prima di estrarne con i forchettoni le dosi per il piatto degli ospiti? I quali resterebbero poi stupiti se loro raccontassimo la storia del Kowsch ed illustrassimo l’onorata vetustà dei suoi ornamenti e racconterebbero ai quattro venti d’un raffinato culto dell’ospitalità che si credeva scomparso…


Ma come il solito tendo a divagare e immagino quadretti impossibili, abitando io in una stamberga e non possedendo alcun Kowsch in argento… Tornando dunque al nostro semplice mestolo russo lo si può descrivere come costituito da un calice di forma arrotondata e simile alla carena d’una nave o al corpo d’un papero dal quale si diparte, svettante e più o meno ansato, un lungo manico unico intagliato con motivi decorativi vari, generalmente lineari, i quali stanno a coronamento di un'unica figura importante e alata: un uccello. Il materiale di costruzione è evidentemente il buon legno delle scodelle e dei cucchiai nei casi semplici dell’oggetto paesano, salvo divenire argento e oro nei casi eccezionali del Kowsch divenuto un dono rappresentativo.


L’interesse che a questo mestolo ansato porta un Autore di rango quale è il von Spiess, la cui opera pur non essendo troppo nota al pubblico colto resta un riferimento internazionale per documentazione e metodo, diviene ben presto chiaro a chi legge questo capitolo in virtù del fatto che nell’intagliare i Kowsch, i paesani russi rievocano, e ciò addirittura con puntuale precisione, i motivi d’una favola così primordiale che si poteva immaginare solo quale patrimonio d’una ristretta cerchia di studiosi aventi la fortuna di poter conoscere e leggere lingue da lungo tempo estinte.


Procediamo dunque per gradi e iniziamo a vedere quale possa essere l’origine del vocabolo Kowsch, che nei vocabolari russo-italiano viene tradotta quasi sempre dal ristretto termine di mestolo. Dal Russisches etymologisches Wörtherbuch editato in Heidelberg nel 1953 e opera del professor Max Vasmer, un tedesco nato e cresciuto in quel di San Pietroburgo, troviamo che il termine Kowsch proviene al russo dal lituano Kausa il cui senso è all’incirca quello di “cucchiaio di grosse dimensioni”. Vi è in questa parola lituana la riconosciuta affinità coll’antico indiano Kosas, poi mutatosi in Koças ovvero recipiente, oppure botte che nel greco antico diviene καυκίον il cui significato muta in un più nobile calice. Da Kausa il Vasmer deduce il basso tedesco Kouwesse e poi un simile e sempre germanico Kausse.  Affinità si trovano pure con l’osseto Kus/ Kos  e con il persiano Kuza il cui significato lungo l’andare del tempo è scivolato a quello della nostra comune pentola.

L’etimologia di Kowsch dunque ci conferma, in prima istanza, la portata molto modesta dell’oggetto ed il von Spiess ce lo classifica entro il suo capitolo dedicato alla “Die bauertümliche Welt” ovvero il mondo dell’arte paesana (o arte del mondo agricolo). 


Ecco come viene riassunto il nostro mestolo dal geniale Austriaco con un rapido tratto:


 “ la Russia è ricca di questi recipienti su cui si intaglino forme di uccelli, pei quali è rintracciabile l’influenza scandinava dell’epoca vichinga. Da essi recipienti si bevevano birra o idromele, e poi anche il Kvas, la bevanda classica della Russia, preparata da varie sorte di cereali o dal pane”. 

 

Karl von Spiess raggruppa poi i Kowsch, con la precisione sua tipica, in cinque tipi distinti in base alla decorazione del manico e i quali si possono descrivere nel modo seguente:


I Tipo, con il manico dove la figura alata riposa alla fine di lungo stelo ornato di incavi a riga.


II Tipo, dove la figura alata campeggia nel mezzo del manico.


III Tipo, dove la figura alata riposa su di un manico svettante in un ansa a sagoma di mezzaluna.


IV Tipo, dove il motivo avicolo è parte della superficie finale del manico ovvero è intagliato in essa.


V Tipo, la cui superficie del manico consiste di varie mezzelune legate le une alle altre con vari uccelli dalla forma semplice del tipo di quella degli ornamenti del ciclo di Hallstatt ovvero figure avicole generiche e non riconducibili ad una specie precisa, come rapace o acquatica e simili. 

 

Dei Kowsch del secondo tipo, del terzo e del quarto erano le immagini nel volume del von Spiess, volutamente privo di fotografie, spesso non troppo indicate per esemplificare gli oggetti dell’arte paesana. Trattavasi di disegni in inchiostro nero dotati d’una maggiore chiarità descrittiva.


Come spesso succede nella storia delle tradizioni rurali, da un motivo o da un arte modesti del mondo agricolo o pastorale l’individualità geniale trae l’avvio per un’opera nella quale l’ingenua generosità dell’invenzione primeva si trasforma con il tempo in un’opera d’arte raffinata e capace di effettuare nuove suggestioni entro la cerchia, che di necessità si fa molto più ristretta, esercitante funzioni di complemento e dipoi guida al mondo d’origine. Questa cerchia, che possiamo anche qualificare del bel termine francese di élite è poi quel gruppo in grado di valutare e diffondere la specificità dell’opera non più solo pel suo contenuto simbolico ma pure per il valore specificatamente estetico che essa assume. E la cosa è avvenuta pure per il nostro bravo mestolo: in quel di Dresda, alla Grüne Gewölbe si conserva un prezioso Kowsch, dono dello Zar Pietro il Grande ad Augusto il Forte di Sassonia. Questo manufatto ora è in metallo, ha la bella ansa del recipiente classico sulla quale però sono saldate preziose placchette auree e reca, su ogni margine, delle perle incastonate e intermesse a grani d’oro.  La parte a scodella è sagomata secondo una bella forma a nave sulla cui prua, ovvero il capo del bacile opposto al manico, vi è saldata un’altra placca ornamentale. All’estremo del manico un grosso zaffiro, tagliato con arte come avviene di consueto per una pietra preziosa, se ne riposa incastonato e appare come messo qui a sostituire il capo alato dell’uccello che lì vorrebbe la tradizione costruttiva. Sul fondo del bacile è saldata una targa rotonda ed inarcata che reca incisa una doppia aquila zarista. Pure una scritta è incisa sul fondo esterno del Kowsch: da essa si leggono il nome ed i titoli di Ivan Vassilievič detto Grozny (1531-1584) con una notizia: che questo mestolo metallico ha avuto l’onore d’esser fuso con l’oro della città di Polozk, conquistata nel 1563 dal leggendario Zar. Il peso di questo straordinario Kowsch è di 1050 grammi e le sue misure sono di 22,5 per 23 per 14 centimetri.  


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