spigolando dai giornali

Senatori all'attacco della democrazia, muore l'ultimo comunista e pure Radio Padania.

di Vincenzo Pacifici

Senatori all'attacco della democrazia, muore l'ultimo comunista e pure Radio Padania.

Siamo veramente al limite tra la farsa ed il dramma. Polito sull’oscena vicenda del Senato parla di “noia” mentre ci sarebbe da denunziare indignazione ed incredulità per la lesione irreparabile recata alle libertà democratiche e alle istituzioni. Del  resto a muovere le acque, ad animare il dibattito, in maniera squillante, è soltanto il leghista Calderoli, irriso dai compassati forzisti e malvisto per questo suo “protagonismo” coraggioso e significativo dal prode ma inconcludente Salvini.

   Due titoli del foglio della famiglia Berlusconi smentiscono, del tutto involontariamente, la mitizzazione fatta di Renzi, “uomo solo al comando”, e nella realtà braccio e voce del Pd e dei poteri economici, che hanno confezionato ed imposto lo Jobs Act. Nel primo di apertura ci si riferisce ai “ladri di Costituzione. I democratici con un trucco vogliono far passare le riforme senza il voto segreto” mentre nel secondo, in pagina interna, si ragiona sul “voto segreto disinnescato dall’ultimo trucco del Pd”. Non è possibile tacere che con certo non involontario autolesionismo si spieghi poi  che “con un emendamento la maggioranza evita le trappole disseminate dalle opposizioni”.

   Basta anche alle affermazioni provinciali ed abusate, sempre vive nella stampa liberale, che ancora con Ostellino paragona le norme in discussione (?) sul Senato alla “legge Acerbo” e riferisce di alcuni suoi amici, abituati a definire Renzi “un fascistello”. Proprio i liberali sono soliti sfuggire a più calzanti e veritieri paragoni con il comunismo e con lo stalinismo, preferendo confronti stantii e casarecci con il movimento morto da oltre 70 anni.

Ostellino, senza scoprire la vera e reale natura di Renzi, uomo immagine di una complessa e temibile “macchina da guerra”, lo dice “spirito autoritario fortemente assetato di potere istituzionale […] poco incline alla democrazia parlamentare,  frutto invece della sua infarinatura cattocomunista superficiale e banale

In questi giorni è scomparso, centenario, Pietro Ingrao, salutato dai presenti con il pugno chiuso, simbolo di amore e di fratellanza, e nei suoi necrologi si è evitato rigorosamente e plebiscitariamente di tornare sui  trascorsi nei “littoriali” fascisti del politico ciociaro.

   Due considerazioni su Berlusconi e su Salvini.

   Dimostra sentimenti democratici e rispettosi della dignità, chi, come Berlusconi, abbia fatto attendere a Roma quasi 100 parlamentari, perché impegnato a Milano in questioni pallonare? Ai fedelissimi l’autocrate, oltre a propinare dosi gigantesche di ottimismo elettorale, stile “vincere e vinceremo”, ha espresso la volontà di “fare il regista”, cioè il “dominus”, del futuro centrodestra, sottintendendo l’impegno del tutto personale della ricerca di un prestanome (in gergo giuridico, si direbbe “testa di legno”), cui affidare la guida dell’esecutivo.

   Per l’altro si annunzia “la fine di un’epoca. Salvini “archivia” Radio Padania. Insieme ai microfoni tramonta il vecchio sogno secessionista dei lumbard”. Ora non risulta che il progetto goda di fiducia e di consenso probanti, e soprattutto è difficile, per non dire impensabile, ipotizzare in Salvini idee non localistiche, solide e mature e valori nazionali convinti e convincenti

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