spigolando dai giornali

Renzi non può più contare sulla congiuntura positiva e ora tutti i nodi vengono al pettine

di Vincenzo Pacifici

Renzi non può più contare sulla congiuntura positiva e ora tutti i nodi vengono al pettine

In una giornata una vittoria solo e soltanto di “Pirro”, quella segnata dal governo italiano con la sentenza del tribunale di Amburgo, trionfo del più classico “cerchiobottismo”, ed un sonoro schiaffo rifilato dagli “amiconi” Merkel e Hollande al “premier” toscano, con l’intimazione all’apertura di centri di registrazione degli immigrati.

   Anche sul piano interno il quadro è tutt’altro che roseo e tranquillizzante. Mentre appare prematuro e precipitoso il pronostico formulato da Sallusti (“Perché il PD non mangerà il panettone”), è pur vero che si stia attraversando una “congiuntura negativa”, contro la quale Padoan per l’esecutivo dovrà elaborare e formulare la legge Finanziaria.

   Sembra paradossale ma gli appoggi più forti al “Granduca” arrivano dal suo collega, il lombardo anziano, con le sue esternazioni autolesionistiche e al solito monopoliste di un potere organizzativo ed operativo del centrodestra, ormai democraticamente infondato. Per fortuna che è in arrivo, piena di propositi ambiziosi, opportunamente ridimensionati da Storace, la Di Girolamo, reduce dall’esperienza nel micropartito alfaniano.

   Intanto il “Meeting dell’amicizia” ha ospitato Renzi, in attesa di regalare ai cattolici la legge sulle unioni civili, tanto gradite al presidente della Conferenza episcopale, cardinale Angelo Bagnasco. Nel suo chilometrico intervento, precedente alla fuga dalla sacrosanta contestazione degli aquilani, ha presentato il “manifesto” del “partito della nazione”, insipido minestrone ovvero piena espressione del clan, sulla cui predisposizione sono impegnati sin dal momento della prepotente conquista del potere. Renzi ha anticipato un taglio della tassazione con la cancellazione dell’IMU e della TASI senza che nessuno abbia osato chiedergli la fonte finanziaria della misura, apertamente elettoralistica. Ha provveduto la CGIA di Mestre, che ha quantificato in 18,8 miliardi la somma necessaria soltanto per sterilizzare le clausole di salvaguardia, affinché siano evitati gli aumenti delle accise sui carburanti, l’incremento degli acconti Irpef e Ires e il ritocco all’insù dell’IVA. Entro sempre il 2015 dovranno essere reperiti 1,5 miliardi per estendere al 2016 la decontribuzione totale a beneficio delle aziende che assumono a tempo indeterminato. E i pubblici dipendenti, che attendono, dopo una sentenza della Corte costituzionale “interpretata”, il rinnovo del contratto di lavoro?

   Emerge poi, tra l’altro inarrestabile ed inarrestato da parte dell’esecutivo, il vero, pessimo volto delle Regioni, create dal binomio demo-comunista e rilanciate dalla Lega con l’opposizione isolata della destra, poi infangata dalla nefasta esperienza della Polverini e di Fiorito. Ora è emerso, grazie al federalismo fiscale, un buco complessivo di 20 miliardi di euro.

   Giorni  addietro chi scrive ha inserito tra le responsabilità dei governi Berlusconi il mancato avvio di un revisionismo delle vicende politiche e sociali del XX secolo, maturo ed informato. Ora un’autorevole rivista storica segnala la mostra commemorativa, svoltasi nella sala della Regina di Montecitorio, nel 50° anniversario della morte di Palmiro Togliatti, uomo “parte costitutiva della storia dell’Italia repubblicana”.

   In un’editoriale sul “Corriere” Goffredo Buccini critica severamente il contemporaneo mancato rientro nella Capitale dell’assessore alla Legalità, Alfonso Sabella e del sindaco, che “si trova altrove quasi ogni volta che Roma è nei guai”. Il commento è esauriente: “Se non è diabolica casualità, questo altrovismo può essere segno di debolezza psicologica o di astuzia raffinata”.

   Se Gianni Alemanno si fosse comportato nella stessa maniera!!!

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