No-Tav

La violenza contro i giornalisti ... con qualche eccezione

Non vogliono che le telecamere mostrino il vuoto delle idee e l'alta gradazione di vigliaccheria

di Steve Remington

La violenza contro i giornalisti ... con qualche eccezione

Fate molta attenzione ai dettagli, prego, che sono importanti. Prendiamo, proprio per evitare errori o cattive interpretazioni, da Corriere.it:

«Nei primi minuti del corteo si era verificata un’aggressione ad una reporter (una giornalista de La7 ndr): manifestanti le hanno tirato sul viso della colla. E in mattinata un pacifico blitz di protesta nella sede del quotidiano Repubblica. Poi alla fine del corteo, quando mancavano poche centinaia di metri all’arrivo, il blitz dei manifestanti che hanno occupato la Tangenziale e lanciato alcune bombe carta dal viadotto».

Ecco, avete letto con attenzione? Bene, Veniamo a noi. In apertura della trasmissione  “In  Onda”, su La7, Luca Telese, sofferente per gli errori dei manifestanti, e Nicola Porro, deciso a sostenere l’uso della forza contro i  manifestanti, hanno fatto vedere le immagini dell’aggressione dei No-Tav nei confronti della giornalista de La7.

Agghiaccianti. Sì, agghiaccianti. Non hanno protestato per la presenza della telecamera e della giornalista, come potrebbe sembrare. No, questi No-Tav hanno protestato contro il sistema dell’informazione che, avendo mostrato al mondo l’imbecille che offende un valoroso e esemplare carabiniere, li sta raccontando per quello che sono.

Dei fascisti di sinistra che vogliono solo la piazza per rompere, spaccare, far saltare treni e i nervi alla gente. La Tav non c’entra nulla, è solo il pretesto del momento. Domani ne arriverà un altro. Forse uguale, forse  totalmente differente. Non importa. Importa solo un fatto: quando l’oggetto del desiderio è la sede del quotidiano La Repubblica, la colla non c’è, e nemmeno i bastoni con i quali spaccare le telecamere, come ha provato con mano una troupe di Rai News, aggredita dai  manifestanti.

Per carità, con questo non vogliamo dire che il giornale diretto da Ezio Mauro è una sorta di quinta colonna dei manifestanti, certo però che la differenza di trattamento fa pensare.

E fa  pensare il fatto che questi manifestanti abbiamo deciso di odiare le immagini, avendo capito che solo nell’anonimato garantisce loro impunità e libertà di azione. Chiara Romano, cronista di La7 per il programma “In Onda”, aveva chiesto che cosa fosse il manifesto che alcuni militanti stavano attaccando, nulla di più, stava facendo il suo mestiere. «Mi hanno tirato acqua e colla in testa», ha spiegato la giornalista, «solo per aver osato fare il mio mestiere, e cioè rivolgere una domanda».

Ecco, se questo è il clima domani cosa potrà accadere? Dalle parole offensive contro il carabiniere si passerà all’azione? Contro i giornalisti verranno messe in atto vere e proprie azioni punitive? Il terrorismo iniziò con le molotov, non scordiamocelo. E i segnali della violenza di questi giorni sono preoccupanti. Anche perché questa  violenza diffusa, una sorta di porta a porta del vandalismo, ha il sapore di una strategia più che della casualità.

Ragione sufficiente per chiedere al governo un’azione energica e perentoria. Non si può giocare a nascondino con chi  vuole creare panico e tensione. E governare un Paese non può ridursi a spread e Equitalia.

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