Due gentlemen mitteleuropei

Avventure di piloti e motociclette negli anni trenta -III Parte-

Kenzo Tada è il nome del pioniere del motociclismo sportivo nipponico

di Piccolo da Chioggia

Avventure di piloti e motociclette negli anni trenta -III Parte-

Kenzo Tada

La garanzia che George Brough dava al cliente all’acquisto, che ogni sua macchina era certificata per aver superato in una serie di prove le 100 miglia orarie, si fondava su due fatti precipui che ne permettevano l’essere: il primo consistente nel ridotto numero di esemplari delle macchine costruite in un mese e, di poi, in un anno, il secondo esplicito nella curiosa notizia che la ditta aveva acquistato un tratto di strada rettilinea nei pressi della fabbrica. Una bella fotografia documenta il rigore e l’onorabilità della casa britannica: un collaudatore spinge una SS 100, riconoscibile dalla testata, a gran velocità. La macchina come si vede è strettamente di serie, per quanto sia vagamente improprio tale termine, dato che ogni Brough era costruita con cura artigianale e rifinita a mano e adattata a misura del proprio cliente. Questi in genere richiedeva con garbo pure un supplemento di preparazione al motore in modo da non dover sfigurare nelle sfide con gli altri motociclisti, e ciò avveniva al punto che ogni Brough SS 100 in pratica superava con disinvoltura le 100 miglia garantite… Nella fotografia il collaudatore non indossa certo la divisa per allora usuale del pilota da corsa: con la sciarpa, il copricapo a visiera sovrastato dagli occhialoni, guanti e, uno di quei soprabiti per i quali è famoso lo stile dell’abbigliamento inglese, il motociclista è teso a raggiungere e superare le fatidiche 100 miglia orarie simulando di essere un normale ed elegante gentlemen sportivo con il guizzo della volata sulle due ruote non appena abbia trovato un bel rettilineo nella campagna britannica, appena asciugata dal sole primaverile e d’un verde abbagliante… 


Lo stile della motocicletta, estetico, costruttivo, negli anni 30 è indubitabilmente inglese. Certo Belgi, Italiani, Germanici, Boemi, Americani, Francesi e Svedesi costruiscono pure loro delle macchine degne di nota ma la classe con la quale i Britannici innovano, perfezionano, abbelliscono le loro motociclette resta per vario tempo ancora impareggiabile, matchless, come si dice nella lingua di Browning. Pure dal lontano Giappone un appassionato pilota delle due ruote approda alla scuola britannica e si lascia fotografare in un impeccabile abbigliamento tradizionale, fatto di kimono e sandali, accanto alla sua fiammante Velocette 350. Kenzo Tada è il nome del pioniere del motociclismo sportivo nipponico.


La fotografia di Kenzo Tada in kimono con la Velocette lascerebbe presagire un ritorno nel lontano Impero onde poter sorprendere i propri connazionali con la graziosa novità meccanica e lacerare con il martellante boato allo scarico del monocilindrico inglese il silenzio secolare delle dolci campagne nipponiche appena sortite da una stampa del magnifico Hiroshige. Ma la realtà si differenzia dall’oleografica pittura dell’immaginazione: Tada infatti partecipa come pilota, e le cronache inglesi lo rammentano con rispetto, alla difficile e pericolosa corsa del Tourist Trophy dell’Isola di Man nella classe Lightweight. È il 1930 come si riconosce dalla scritta apposta sulla preziosa fotografia… Gli spettatori sono pericolosamente vicini ai bolidi che devono arrancare sul tornante, possiamo tuttavia immaginare che le velocità siano limitate e con esse la probabilità che una disattenzione dei piloti faccia scartare le macchine. A mirare lo spettacolo vi è pure una fanciulla in abitino bianco mentre un impettito bobby, l’agente di pubblica sicurezza vigila a che tutto si svolga con ordine passabile... 


 Il bravo pilota nipponico doveva godere d’una certa stima presso i suoi sportivi compagni d’avventura al Trophy perché viene fotografato e soprattutto perché le immagini si sono conservate. Egli rappresenta infatti un capitoletto raro della storia motociclistica d’anteguerra quando il campionato internazionale si chiamava europeo perché prettamente europea era l’invenzione della rombante macchina a due ruote ed esso era il solo vero campionato mondiale. Tale da attrarre, come si vede, appassionati anche dall’altro capo del continente asiatico. Tada sorride ed è bene equipaggiato con giubba di pelle, guanti ed occhialoni. Le fascette bianche gli tengono aderente al dorso il fazzoletto portanumero. Alle sue spalle una selva di prodigi dell’arte meccanica: le meravigliose motociclette da corsa degli anni 30.


Quadretto austriaco dei primi anni 30. Due gentlemen mitteleuropei che sicuramente immaginiamo di nostalgie asburgiche sono comunque al passo con i tempi e girano la piccola repubblica, e forse pure le vecchie regioni sulle quali vegliava l’aquila bicipite, con le possenti Brough Superior SS 100. Non si può dubitare più della perfezione connaturata alle macchine: i gentlemen sul loro mezzo non sono a disagio ed è come si sentissero in sella ad un cavallo docile e forte. Sono usciti in battuta motoristica ma vestono con uno stile sportivo che si fatica a definire solo come tale, tanta è l’eleganza. Giacca in buon tessuto pesante indossata sopra un gilet, cravatta, copricapo alla moda, pantaloni da sella e calzettoni con scarponcini come in uso nelle divise militari inglesi dell’epoca. Entrambi hanno ripiegato e posto sul piccolo portapacchi posteriore alla sella un distintissimo soprabito da viaggio: davvero la classe è fatta di attenzione ad ogni particolare reso inapparente e del tutto naturale con garbo e nonchalance…  Lo sguardo alle macchine ci conferma che le Brough venivano costruite in pratica a piccolissime serie differenti l’una all’altra: qui le due SS 100, riconoscibili dall’incastellatura delle valvole in testa, albergano sul lato destro solo il tubo di scarico del cilindro posteriore, mentre la volta a gomito dello scarico del cilindro anteriore è rivestita d’un dissipatore di calore ausiliario. Entrambe le macchine sono a telaio rigido e mostrano un freno anteriore ridotto allo stremo… La motocicletta di sinistra porta in luogo dell’avvisatore acustico elettrico una trombetta pneumatica come quelle visibili ancora oggi sulle isvosce…


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