Meglio delle slavate commedie dell'Ariosto

Firenze, La Mandragola nel cortile del Bargello

Una immersione dunque in quella toscanità e fiorentinità che sono patrimonio della cultura europea...

di Domenico Del Nero

Firenze, La Mandragola nel cortile del Bargello

Nemmeno il  “segretario fiorentino”, a torto o a ragione immaginato più come segretario di satanasso che come solerte e astutissimo burocrate di stato, avrebbe pensato che in quel cortile del Bargello dove passò qualche momento poco simpatico nel febbraio 1513,sarebbe stata rappresentata una sua commedia: gli fu infatti inflitto il trattamento della corda per l’accusa di congiura contro il rinnovato regime Mediceo che aveva inutilmente cercato di ingraziarsi al momento della sua restaurazione pochi mesi prima, dopo aver disperatamente cercato di impedirne l’avvento. La coerenza non era precisamente il pregio di messer Niccolò , anche se lui si giustificava dicendo di voler servire lo stato, chiunque fosse al suo vertice. Più che dell’autore del Principe, tale affermazione par degna del manuale del perfetto democristiano ….

Ma tant’è: in fondo è una fortuna che i Medici lo abbiano lasciato per un po’ di temposenza fargli voltolare un sasso, perché oltre a rodersi il fegato in quel di San Casciano (a Sant’Andrea in Percussina)  in attività più o meno rustiche e amori ancillari,  Machiavelli dette il meglio di sé componendo opere immortali, tra cui quello che è l’indiscusso capolavoro del teatro Italiano del Cinquecento, e uno dei maggiori del teatro europeo: La commedia La Mandragola,(composta probabilmente nel 1518) che supera sicuramente per originalità, cattiveria, amarezza e vis comica le ben più slavate commedie dell’Ariosto che neppure si degnò di menzionarlo tra i maggiori poeti contemporanei, provocandone il giusto risentimento. Se per certi aspetti la commedia appare un formidabile innesto tra lavis comica plautina e la beffa boccacciana – o meglio boccaccesca – non c’è dubbio che il capolavoro machiavelliano se la rida di qualsiasi principio di imitazione, tanto in voga in un Cinquecento impegnato a forgiare capolavori straordinari ma anche gabbie di pedantissime regole destinate a soffocarne tanti germi futuri.

Ma tant’è: le beffe di Ligurio e di Callimaco, la solenne “bischeraggine” di Messer Nicia, perfetto esemplare di cornuto contento, borioso e beffato,  l’ambiguo fascino di Lucrezia, principe in gonnella e le pretesca ribalderia di fra’ Timoteo approdano proprio nel cortile del Bargello: non per ricevere (o dare) nerbate e cordate, ma verosimilmente il plauso di spettatori che non mancheranno certo di essere incantati da una cornice tanto suggestiva. Parte infatti oggi un ciclo di sei rappresentazione del capolavoro di Machiavelli, messo in scena  in occasione della rassegna “Il teatro della Toscana al Bargello”, per la regia di Claudio Spaggiari, costumi di Giancarlo Mancini realizzati da Pino Crescente.

Può davvero diventare un’ossessione il non riuscire ad avere un figlio che garantisce la continuità del casato, ma non al punto di dover morire, pur di averlo, prima del tempo. Se però la vita può lasciarcela un altro… Così Messer Nicia, che si crede furbo, si fa coinvolgere da chi furbo è davvero in una beffa erotica dal vago sapore boccaccesco. Ma nonostante la materia leggera, La Mandragola non smentisce il Machiavelli de Il Principe: nello smascherare l’ipocrisia di autorità intoccabili come la Chiesa o la famiglia nella Firenze rinascimentale; nel dimostrare che nella conquista di qualcosa cui si tiene davvero, non importa se si tratta di una donna o di un principato, le regole del gioco sono sempre le stesse” – afferma Fabio Baronti, capocomico e interprete principale, insieme a MarcelloAllegrini, dell’edizione fiorentina. Una rappresentazione che nei costumi, oltre che nellaambientazione, è sicuramente suggestiva: “I costumi di Giancarlo Mancini, realizzati da Pino Crescente, sono stati concepiti pensando ai colori di Firenze, il grigio della pietra serena, il rosso dei tetti e il beige degli intonaci esterni delle case. Abbiamo mantenuto la massima fedeltà al testo, che seppur cinquecentesco, mostra una musicalità nell’ascolto che favorisce la massima comprensione di questa ‘lingua’ che costituisce una base fondamentale per il nostro linguaggio moderno” – continua Baronti.

Una immersione dunque in quella toscanità e fiorentinità che sono patrimonio della cultura europea: “fiorentino spirito bizzarro” per dirla con Dante, Machiavelli provoca certo un riso che può essere amaro e non sereno, ma anche il piacere di uno spettacolo in cui la beffa, l’intelligenza e la capacità di piegare a proprio favore le circostanze stupiscono ancora e stupiranno sempre anche nei secoli a venire.

Da martedì 16 a domenica 21 giugno, ore 21.15

Fondazione Teatro della Toscana

LA MANDRAGOLA

di Niccolò Machiavelli

con Marcello Allegrini, Fabio Baronti, Luca Cartocci, Andrea Nucci, Claudio Spaggiari, Natalia Strozzi, Sabrina Tinalli, Silvia Vettori

costumi Giancarlo Mancini

realizzazione costumi Pino Crescente

progetto luci Samuele Batistoni

tecnico luci e suoni Daniele Nocciolini

assistente alla regia Giovanna Calamai

regia Claudio Spaggiari

Biglietti: intero 15 € - ridotto 12 € (over 60, under 26, abbonati Pergola, soci Unicoop Firenze)

Biglietteria 055.0763333 - biglietteria@teatrodellapergola.com

Circuito regionale Boxoffice e nelle sere di spettacolo presso il Museo Nazionale del Bargello dalle ore 20.15.

Lo spettacolo si terrà anche in caso di pioggia. 

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