Operetta filosofica e brillante...o altro?

Candide, il fascino di uno spettacolo senza confini al Maggio Musicale Fiorentino

Filo conduttore tra le varie scene dell’opera è una inserviente su pattini, che parla un eccellente inglese e francese...

di Domenico Del Nero

Candide, il fascino di uno spettacolo senza confini al Maggio Musicale Fiorentino

Operetta filosofica e brillante? Musical? Parodia dell’opera seria? Candide di Leonard Bernstein, il geniale compositore e direttore d’orchestra americano del secolo scorso,  non si lascia rinchiudere in una definizione “di  genere”. “Candide presenta una incredibile flessibilità narrativa che si modella intono a due elementi principali: la materia di Voltaire, i cui personaggi ben si adattano nella loro universalità tipologica a rappresentare in modo diretto o indiretto la società contemporanea; il modello dell’operetta, che alterna numeri musicali chiusi a dialoghi”.

Se è vero che in quest’opera singolare non solo i generi musicali sfumano e si compenetrano tra loro, ma la prassi della riscrittura e della attualizzazione delle parti dialogati stesse era stata avvallata dallo stesso Bernstein, allora non c’è dubbio che la versione andata in scena in questi giorni al Maggio Musicale Fiorentino ha colto pienamente il segno. “ La satira di Voltaire è internazionale. Getta luce su tutti i luoghi oscuri, siano essi europei  o americani (…) Lo snobismo puritano, il moralismo fasullo, gli attacchi inquisitori all’individuo, l’ottimismo da mondo nuovo e mirabile, non sono tutte queste le accuse lanciate dai nostri pensatori migliori contro la società americana? E sono anche le accuse fatte da Voltaire.” Parola di Bernstein.

In effetti, lo spettacolo dell’Opera di Firenze è stato ancora una volta degno del  Maggio e della sua straordinaria capacità di proporre titoli non usuali in modo accattivante, anche se talvolta (ma non era questo il caso) le regie passano un po’ il segno.  Quella di Francesco Micheli invece affascina e convince: “tutto quanto il mondo disegnato dalla punta secca di Voltaire e colorato dalla variegata tavolozza di Bernstein sta dentro una fabbrica: Candide è il volenteroso magazziniere di questo spazio di raccolta di manufatti provenienti dal sud del mondo, mondo che il nostro protagonista esplora senza uscire dal fabbricato. La fabbrica è Westfalia (azienda tedesca, naturalmente …) “

Francesco Micheli, insieme a Federica Parolini (scene), Daniela Cernigliaro ( costumi), Alfonso Cayetano (coreografia) e Angelo Linzalata (luci) ha così realizzato uno spettacolo in cui luci al neon e tute blu sostituiscono i costumi d’epoca volterriana: la fabbrica diventa una metafora del cosmo dove, ricorda ancora Micheli, ogni cosa e ogni individuo sono parte di un mondo perfetto. Una fabbrica inquietnate, che produce  “esseri umani” in svariati esemplari (la “ragazza da sposare” “la donna di piacere” etc.) che mutano però a seconda delle circostanze, ad esempio la guerra che non vuole manufatti d’eccellenza (che vanno dunque “rottamati”) ma altri più appetibili e commerciali. Una regia che dunque punta il dito anche contro il consumismo e le sue logiche spietate, in cui solo il protagonista rimane “candido” anche nel costume.

Filo conduttore tra le varie scene dell’opera  è una inserviente su pattini, che parla un eccellente inglese e francese:  nientemeno che Voltaire, impersonato (con una punta di azzeccatissima malignità?) da una donna delle pulizie, interpretata dalla bravissima attrice Lella Costa.

Una regia dunque interessante, tecnicamente (e verrebbe da dire anche tecnologicamente)  perfetta, grazie anche alle acrobazie dei cantanti, degli attori e di un  Coro del Maggioveramente straordinario a tutti i livelli: scenico e vocale.

La parte musicale, costituita da cori, scene d’insieme, songs e qualche duetto ha avutoi nterpreti più che decorosi:  a partire dalla bravissima Laura Claycomb (Cunegonde),  ottima sia come attrice che come soprano di coloratura, dotata di buona tecnica virtuosistica e di agilità vocale; Keith Jameson (Candide) è un “tenorino” dalla voce un po’esile e timbricamente non molto dotata, che riesce però  a rendere bene le caratteristiche “da musical” del personaggio e con una certa intensità e dolcezza nei momenti lirici. Di buon livello in genere gli altri numerosi interpreti, tra cui è doveroso citare almeno il ritorno del grande Chris Merrit nei panni del governatore,  decisamente ancora in buona forma.

Brillante e vivace la direzione di John Axelrod, che esalta al massimo le sonorità della partitura anche a costo di creare a volte qualche difficoltà al cast, ma con una forza e un umorismo  che trascinano il pubblico. Grande e meritato successo per uno spettacolo  decisamente originale e ben fatto: peccato solo per le poche repliche. 

Ultima occasione per vederlo (davvero da non perdere) mercoledì 3 giugno alle 20,30.

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