Editoriale

Dalla A alla Z parole a perdere. Alibi, luoghi comuni e tradimenti. Cambiamento Consenso

Cambiare e ricevere il consenso, nell'era renziana è un tutt'uno, ma andrebbe legato alla T di truffa

Giovanni F.  Accolla

di Giovanni F.  Accolla

ambiamento

Se nulla sarà come prima, se tutto - come ci avvisano insistentemente -  sta per cambiare verso, allora, forse finirà anche la rappresentazione collettiva tanto dei pupi che dei pupari. Forse è giunto il momento in cui l’uomo per decenni “felicemente costretto” nella pura finzione del suo ruolo, riscopra lo scopo della sua funzione personale e sociale. Da parte nostra siamo convinti che l’origine di tutti i mali e di ogni possibile riscatto, passi attraverso il recupero dell’individualità e del senso della responsabilità che ne consegue e che sembriamo aver perso. Chi non è felice con sé stesso non sarà mai in grado di render felice nessun altro. Nessuno che non si sia riappropriato di sé, dei propri valori e delle proprie aspirazioni, delle proprie responsabilità, appunto, potrà battersi perché altri possano farlo. Per realizzare un vero cambiamento, però, ci vuole tempo e ci dicono che non c’è più tempo.

Consenso

La politica - non appena diviene apparato - guarda molto spesso la cultura dall’alto in basso, come dalle vette di una sapienza collettiva che la rende superiore. Intossicata dal consenso, la politica si lascia sempre più sfuggire l’uomo, o forse lo evita. Se si occupa dell’individuo, del singolo, si piega a questo con un gesto paternalistico, pietistico. 

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Il premier che convoca conferenze stampa e si presente con gelato in mano mi lascia basito. Ma il gelato piace, si sa. E coloro ai quali non piace, già si saziano con lo spettacolo: “Ho comprato i salamini e me ne vanto / Ho mangiato i salamini e son contento… “

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Alla politica il singolo sembra far schifo perché, in fin dei conti, non gli è utile se non come sommatoria. Una testa, un voto dicono, questi falsi adulatori del popolo, ma con la sola logica del pallottoliere. Ma non è vero, come scriveva Tucidide, che per una necessità della natura, ogni essere, chiunque egli sia, esercita, per quanto può, tutto il potere di cui dispone.  C’è sempre la possibilità di elaborare un pensiero capace di correggere l’essere. Il male è - tutto sommato - mancanza di conoscenza, è l’incapacità del singolo di interagire o innestarsi nel tutto. C’è ancora un potere che, in silenzio, si potrebbe esercitare con il singolo volere

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