Spigolando dai giornali

Pensioni, non solo un pasticcio ma un vero disastro destinato a far collassare l'Italia

di Vincenzo Pacifici

Pensioni, non solo un pasticcio ma un vero disastro destinato a far collassare l'Italia

Fondato e centrato, pur con alcune riserve, l’editoriale di Piero Ostellino, “Povera borghesia ridotta a chiedere l’elemosina di Stato”.  In avvio pone in risalto che “la decisione del governo Renzi  di indicizzare, d’ora in poi, solo le pensioni inferiori a tremila euro mensili, dette con definizione da Terzo Mondo, “pensioni d’oro”, è la condanna al progressivo impoverimento della borghesia, le cui pensioni sono, per lo più superiori ai tremila euro mensili e che, non essendo rivalutate, si ridurranno per la fisiologica inflazione cui saranno soggette nel tempo”. Prima inesattezza: la pensione viene considerata sempre al lordo e non al netto, per cui il valore preciso e reale sarà di 2300 – 2440 mensili.

   L’errore vero e sostanziale è compiuto nell’individuazione e nell’indicazione delle radici ideologiche di una siffatta misura persecutoria e discriminatoria. Per Ostellino “è lo stesso progetto di proletarizzazione della borghesia tipico del socialismo, incentrato sull’idea di far pagare a chi ha di più i costi del miglioramento delle condizioni di chi ha di meno, invece di combattere l’indigenza e la povertà con la tassazione generale”. Lo sbaglio è quello di non considerare sull’incidenza della linea del governo anche la linea del cattolicesimo sociale o meglio, per dirla con loro, che si infastidiscono di questa etichetta, preferendo quella di “cristianesimo”, arrivata ai boy scout da La Pira, da don Mazzi e da don Dossetti. Il pauperismo sociale, che diviene e si trasforma in classismo, ancora più fastidioso ed irritante di quello proclamato dogmaticamente dai socialisti o più completamente dai marxisti, che sembrano poco presenti o addirittura conosciuti dal Granduca.

   La nota è accettabile solo nel passaggio iniziale dove denunzia “il masochismo e la peculiare incapacità di capire” della borghesia, incapace di capire la pericolosità di questo orientamento, “passo dopo passo” sta portando l’Italia fuori “dal novero dei Paesi del mondo occidentale democratico – liberale e capitalista per entrare a fare parte di quelli del socialismo reale, già condannati dalle “dure repliche della storia””. E’ la ricaduta in questa denunzia del “socialismo reale”, ad oggi esistente solo a Cuba o nella Corea del Nord, in cui imperano i “presidenti perpetui tanto cari all’egolatra nostrano, che rende perplessi per l’esclusione della dottrina dei cattolici “democratici”, in cui ha mosso i primi passi il “premier”.  Comunque il consenso è per la prima volta pieno nel momento in cui osserva che “la nostra borghesia non si smentisce mai, e ha il governo che si merita. Matteo Renzi, col suo disinvolto e irresponsabile ottimismo e la vocazione a vendere chiacchere, è, in realtà, l’espressione di un Paese che ha sostituto ancora una volta alla capacità di fare quella di raccontar balle”.

   Alla situazione politica contingente ma oramai cronica di rivolge la preoccupata ed amara nota di Adalberto Signore, “Opposizione immobile. Così le riforme passano e il premier si rafforza”. Il rimprovero di questa passività e di questa grave inconcludenza non può che essere rivolta ai gruppi più consistenti, dai grillini, geneticamente impossibilitati a costruire, seppur criticamente, all’ormai aeriforme minestrone berlusconiano, dedito solo a lotte intestine, da “basso impero”, alla Lega, capace solo di confermare la propria  storica inadeguatezza operativa e la propria cronica incapacità a proposizioni serie e credibili. FdI, dal canto suo, opera con una pattuglietta e punta – almeno secondo la speranza di molti –ad un positivo risultato nella consultazione di fine mese, anche in virtù dell’intesa finalmente raggiunta, da conservare e da non frantumare, con Storace.

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