Spigolando dai giornali

Si scrivono sempre delle solite cose, con le stesse parole e il medesimo senso di inutilità, tanto Renzi fa come gli pare

di Vincenzo Pacifici

Si scrivono sempre delle solite cose, con le stesse parole e il medesimo senso di inutilità, tanto Renzi fa come gli pare

Sulla stampa di centro–destra (io, testardo, continuo ad usare il trattino) si continua in maniera imperturbabile e stucchevole, a commettere un doppio errore contrapposto. Si usa la definizione, ora accantonata, usata per la prima volta dalla Boldrini, riferita  al ”premier”, di “uomo solo al comando”, sopravvalutando enormemente l’uomo e le scarse o inconsistenti qualità e nello stesso tempo si ignorano, sottovalutano le potenzialità operative ed organizzative, propositive e dispositive, per non dire, impositive, degli staff e delle officine, operanti a palazzo Chigi.

   Sarebbe impossibile, incredibile, inconcepibile e francamente irrealistico se i provvedimenti sulla scuola, le misure del Jobs act, fortemente a carico dello Stato e quindi dei cittadini, le decisioni depredatrici sulle pensioni (con 1800 euro mensili nell’Italia di Renzi si diventa dei “paperoni”), fossero frutto della mente poliedrica, infaticabile ed eclettica del “Granduca”.

   Ha quindi una visione ristretta e non plausibile Belpietro nel momento in cui osserva, speriamo con piacere, che di fronte ai problemi delle regionali e liste in Campania, dei vitalizi, dello sfumato tesoretto e della scuola in sacrosanta ebollizione “per la prima volta l’uomo solo al comando si mostra in difficoltà”. E’ tutto il reticolo a trovare ostacoli, a non avere più la via libera e tranquilla, anche perché l’acquisizione dei centri di potere non è stata ancora completata (vedi diatriba tra l’Inps, conquistata, e l’Istat ancora libera).

   Sul fronte partitico  è auspicabile che produca risultati nell’immediato elettorale ed effetti per una auspicata ed irrinunciabile riunificazione della destra, la consonanza operativa tra la Meloni e Storace, impegnato nella campagna per il voto a sostegno delle liste di FdI (eloquente della mai smarrita protervia dei berlusconiani lo scontro avvenuto nelle Marche), novità tutt’altro che entusiasmanti si profilano nell’area. Se infatti sul “reddito di cittadinanza” si registra uno scontro tra il governatore Maroni ed il “rampante” (solo e soltanto “rampante, per non dire ruspante) Salvini, nel settore di FI viene data per imminente la sortita del “ras” Fitto, pronto a “dare una prospettiva al centrodestra” . Siamo già allineati e disposti ad affidarci al nuovo colonizzatore, che si vede già alla testa di un “partito dei conservatori italiani stile Cameron” (eterno provincialismo italiota!) e al Parlamento europeo nel gruppo dei “conservatori riformatori” (?).

   Merita attenzione ma un consenso solo parziale l’editoriale di Angelo Panebianco sul “Corriere della Sera”. Il nodo cruciale è rappresentato dall’ingigantimento dei due autocrati, l’anziano lombardo ed il giovane toscano. Come infatti considerare se non enfatizzato il ruolo di Berlusconi, considerato oggi “nonostante tutto, molte spanne al di sopra degli altri politici di centrodestra […] il solo ancora capace di intuizioni giuste tale potrebbe essere l’idea di dare vita a un Partito repubblicano”? Ma Panebianco dimentica che il presidente del Milan è stato l’unico e solo responsabile della situazione del centrodestra ed il solo ed unico responsabile della balcanizzazione del suo partito. Dell’altro l’etichetta, di per sé incredibile ed esagerata, di imbattibilità ed inaffondabilità,  è legata – ed è questo un argomento non inedito nella nostra area – dalla constatazione che “c’è un ampio elettorato di centrodestra che al momento si sente politicamente orfano, non rappresentato. Ma può essere riconquistato se gli si presentano nuovi leader e nuove idee. Se ciò accadesse, Renzi troverebbe subito pane per i suoi denti e, per vincere, dovrebbe faticare molto di più di quanto non fatichi oggi”. Abbiamo ascoltato figure non completamente nuove, dalla carta di identità piuttosto fresca, alcune non propriamente di modi gradevoli (il tizio dalle simpatie nordcoreane o russe), privi di originalità e solo capaci di riprendere, plagiandoli, politici stranieri, che in quanto tali rimangono lontani dai problemi, dalle necessità e dalla tradizione culturale del nostro paese.

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