Editoriale

Occhio alle pensioni vogliono ridurre quelle oltre 2000€ lordi

Vincenzo Pacifici

di Vincenzo Pacifici

Professore ordinario di Storia Contemporanea Roma La Sapiena

n questi nostri anni sempre più turbinosi e confusi, anche nei periodi di doverosa e necessaria calma dovuti alle ricorrenze, non mancano motivi e fonti di preoccupazioni. Sono svelate le intenzioni e gli obiettivi del renziano presidente dell’ INPS sulle pensioni. Si profila una demenziale e delinquenziale espropriazione per i dipendenti pubblici e privati, camuffata con il termine ipocrita di “contributo di solidarietà”, a partire in crescendo dalle pensioni dell’ammontare lordo, sottolineo lordo, di 2 mila euro. Sarebbe questo un provvedimento di incredibile pesantezza contro cui è necessaria richiedere una mobilitazione dei partiti, dei sindacati e di tutti i cittadini attivi, non avendo i collocati a riposo altro strumento se non quello dello sciopero della fame .

   Questa delle pensioni è una arma propagandistica, adoperata più volte dalla Meloni, che insiste su  quelle “d’oro”, riservate agli alti papaveri dello Stato, ai parlamentari  e, vogliamo sperare, non per quelle stabilite per gli ex dipendenti delle aziende private e delle amministrazioni statali. 

   Si usano a profusione da parte dello staff del “premier” termini equivoci e demagogici, come razionalizzazione, revisione, adeguamento, raccolti dalla stampa e dalle reti televisive, in primo luogo quelle del presidente del Milan, che mirano a nascondere aumenti, tagli e un sostanziale impoverimento indistinto, del tutto che confortante e simbolo di un quadro generale umiliante e soprattutto umiliato.

   L’Ue, attraverso la sua Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo, conferma la sua natura incancellabile di entità laica, massonica e antinazionale, negando agli esuli istriani, giuliani e dalmati qualsiasi indennizzo per espropri patiti oltre 70 anni fa e negli anni successivi dai comunisti titini. Secondo il direttore dell’Istituto regionale per la cultura istriana – fiumana – dalmata  di Trieste Pier Delbello “tutti se ne lavano le mani, a partire dallo Stato italiano. Ma anche l’Unione europea dimostra di non essere l’Europa dei popoli, ma l’Europa degli affari e dei banchieri”.

   Intanto e c’era largamente da aspettarselo, Berlusconi non ha concluso nulla sul piano delle alleanze di largo respiro, limitandosi ad una intesa relativa al Veneto, ridotta finale del suo ventennio, grigio ed incolore, dimostratosi incapace di incidere sulla società, segnalandola con l’impronta indelebile del senno e della lungimiranza.  

    Dario Di Vico in un editoriale del “Corriere della Sera” ha osservato che gli italiani non credono nella ripresa imminente mentre economisti e banchieri hanno illustrato una linea più rosea, basata “sui vantaggi che cominciano a riflettersi sull’economia per alcune variabili macroeconomiche (prezzo, svalutazione euro ed effetti del quantitative easing”, variabili assolutamente estranee alle misure e alle iniziative del governo insediatosi manu militari 13 mesi or sono a palazzo Chigi.

   L’opinione pubblica trova metri di giudizio più diretti e tangibili: il tasso di disoccupazione accresciuto e la pressione fiscale ugualmente aumentata.

   La conclusione di De Vico  - va notato con amaro piacere – è in linea con quanto sostenuto da queste colonne: il governo sostiene che “gli 80 euro non vengono contabilizzati come taglio delle tasse, bensì come spesa sociale , ma la sensazione che resta è una: tutta quell’operazione ha sicuramente dato a Renzi un dividendo politico (alle Europee) ma non ha prodotto lo stesso esito in campo economico. E’ mancata la capacità di gestirla in maniera fruttuosa, si è pensato più a cavalcare l’elemento politico – propagandistico che a curare la trasmissione di quel taglio ai consumi e all’economia reale. Governare è più difficile che tener botta a un intervistatore”.

   Questa è la situazione, in cui una Destra riunita (è freschissima l’adesione di Luca Romagnoli a FdI) può trovare un terreno fertile, di denunzia e di proposta, sganciato dalla nefasta (e suicida) esperienza al traino e agli ordini di Berlusconi. E’ indispensabile però indispensabile e soprattutto indilazionabile “rimboccarsi le maniche”.

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