Editoriale

Le troppe semplificazioni di Papa Francesco e la fine del sacro

Denaro sterco del diavolo? una verità che oggi deve essere detta diversamente, pena la perdita di senso

Giovanni F.  Accolla

di Giovanni F.  Accolla

apa Francesco qualche giorno fa ha accolto i  soci della Confcooperative nell'Aula Nervi e citando Basilio di Cesarea, Padre della Chiesa del IV secolo (già ripreso da san Francesco d'Assisi), ha tuonato: "il denaro è lo sterco del diavolo!" Ci risiamo, questo Papa ha nuovamente ribadito un’evidenza già ampiamente palesata: egli è più grande, più autorevole e rappresentativo campione delle semplificazione, fenomeno culturale ed esistenziale oramai dominante in buona parte dell’Occidente. 

Non so se il discorso del Papa volesse essere una critica al capitalismo, ma con tali argomentazioni al massimo, è riuscito in un sol colpo a ridurre il marxismo in catechismo da scuola elementare, a far diventare San Tommaso d’Aquino un turbo liberale e a riportare il pensiero cristiano in quella iconografia medievale in cui il senso del denaro è rappresentato in una borsa che, appesa al collo di un ricco, lo trascina all'Inferno.  

Ma non è tanto alla questione relativa al senso “economico” dell’asserzione di Francesco che mi interessa soffermarmi, tanto ora appare evidente a tutti che - come già avvertì Norberto Bobbio -  la democrazia non ha mantenuto le sue promesse e che, per dirla con Nietzsche, oramai di tutto conosciamo il prezzo, di niente il valore; il fatto è che il denaro, oggi, nel nostro mondo occidentale e globalizzato, di ogni cosa è sia prezzo che valore. Sta all'interpretazione individuale, al singolo, trovare i limiti dell’uno e dell’altro e farne buon uso all'interno di un’esistenza che abbia senso. E mi spingerei a dire senso morale.

Con Papa Francesco siamo, ora, tutti invogliati a credere alla storiella che in Cielo c’è un buon Dio e tutto, qui sulla Terra, va per il meglio, basta essere obbedienti e buoni. Mente sappiamo bene che nulla è semplice, le cose reali non lo sono mai. Nei discorsi di Gesù, del resto, non c’è proprio nulla di idilliaco e di idealistico. Tutto è tremendamente grave e assoluto. Bianco o nero. Giusto o sbagliato.

 L’idea di una religione prevalentemente consolatoria e tutta “giocata” sul versante mondano non mi pare neanche corretta non solo dal punto di vista dottrinale, ma neanche utile su quello dell’esistenza. Personalmente mi fa sentire un lottatore morente per mancanza di lotta, uno stilita senza colonna, come diceva Cioran. La grandezza spirituale del Cristianesimo, a mio avviso, risiede anche nel superamento della dimostrazione: il Dio ebraico che è più nella domanda che nella risposta, persiste nel nuovo Testamento e ne è la prova. Così, con il nostro “Papa pop”, tutto concentrato nell'essenzialità, che invece di spiegare semplifica e consola, il senso del sacro sembra essere andato in soffitta in attesa di tempi migliori. 

Eccoci, dunque, passare dal sacro alla simbologia; dal simbolo rapidamente alla parodia e così dall'antica, ieratica autorevolezza dell’erede di Pietro all'ammiccamento compiaciuto del capo di una grande famiglia o setta.Oggi la passione con cui si persegue il relativo - Francesco non può non essersene accorto e non può non preoccuparsene - è addirittura più forte ed esclusiva di quella con cui tradizionalmente, per secoli, s’è cercato l’assoluto. E il santo Padre non può tifare per la vittoria della modernità sull'eterno, visto che si tratta, in tutta evidenza, di una vittoria effimera: lo dimostra il fatto che a furia di fuggire il mistero, la sofferenza e la morte, messo alle spalle con il Novecento il nichilismo, di fronte abbiamo poco meno che nulla. Dio non è decifrabile per deduzione o per evidenze e, poi, proprio perché la sofferenza è sempre più grande della colpa, non da pacche sulle spalle. Egli chiede che la sofferenza al suo culmine sfoci nel pentimento, che è faticosa negazione di sé e delle proprie mondane ragioni. 

 

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    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da Dalmazio il 11/03/2015 18:12:56

    Io continuo a considerare Alessandro VI il più grande Papa di tutti e comunque dopo Sisto V siamo in "sede vacante".

  • Inserito da radagast il 11/03/2015 15:12:59

    Vi consiglio di consultare il sito della Santa Sede e di leggere con attenzione i testi delle udienze e delle omelie del Santo padre al fine di evitare la pubblicazione di informazioni in palese contraddizione con la realtà. Consiglio anche una lettura attenta dei Vangeli e delle fonti francescane, per avere maggior chiarezza sull' essenza del cristianesimo. Il sacro non è "finito"; perché le uniche cose sacre sono Dio e l' essere umano, la creatura a Sua immagine e somiglianza.Il rapporto diretto tra Cristo e le persone, soprattutto quelle che venivano da Lui guarite, è parecchio blontano da quello che si vorrebbe presentare nell' articolo.

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