Addii

È morto Fausto Gianfranceschi

Il mondo della cultura perde uno scrittore di parole e di idee

di Simonetta  Bartolini

È morto Fausto Gianfranceschi

Aveva 84 anni Fausto Gianfranceschi. È morto questa mattina, 19 febbraio, all’alba, a Roma, consumato da una malattia che da anni lo perseguitava dicono i bollettini medici, in realtà consumato dalla vita.

La vita gli aveva fatto dono del talento della scrittura, dell’acutezza dello sguardo, dell’intelligenza dell’analisi, della felicità narrativa. Ma aveva aggiunto – come spesso è accaduto agli uomini una certa generazione – la condanna all’onestà intellettuale, alla coerenza, alla fedeltà. Cioè, in questo mondo e in questi tempi, la condanna all’emarginazione dai circuiti della cultura allineata, degli scrittori del successo patinato, degli intellettuali organici al potere qualunque esso sia politico, televisivo, o semplicemente del mercato.

Ma non bastava, a Fausto la vita aveva imposto il dolore più grande la perdita di due figli, Gianni, in un incidente di auto e poi, pochi anni fa, Federica splendida quarantenne alla quale il padre aveva dedicato il suo canto del cigno di scrittore, Federica. Morte di una figlia (2008).

Dopo quest’ultimo vigliacco sgarbo che la vita gli aveva fatto, Fausto aveva scelto il silenzio. Aveva rinunciato ad ogni presenza diretta o indiretta, via dal Premio Strega, via dal Premio Scanno, via dalla scrittura.

L’ultimo suo testo inedito forse lo abbiamo pubblicato, pochi giorni fa, proprio qui su Totalità.it, dedicato all’amico Sigfrido Bartolini, sodale d’idee, sentimenti, valori e battaglie combattute lungo l’arco dell’intera vita per non sottomettersi all’assedio di una modernità disumanizzante, priva di trascendenza, povera di spirito, e morta alla bellezza.

Con Fausto Gianfranceschi si spenge una voce che, per quanto da tempo silente, rappresentava un magistero che ci faceva sentire un po’ meno soli.

Un uomo, un intellettuale, un artista può tacere, ma non è mai muto; può negarsi alla militanza ma rimane un condottiero, può allontanarsi da tutto e da tutti, ma resta un punto di riferimento.

Ho visto Fausto piegato, straziato dal dolore, ma non domato, disperatamente avvinto alla fede cristiana che aveva avuto in dono e che aveva coltivato attraverso gli uragani della vita.

Voglio ricordare così Fausto, seduto nella poltrona del suo studio circondato di libri, sua moglie Rosetta sempre accanto, i figli di Federica che ogni tanto facevano capolino, la foto di Federica sorridente dalla scrivania, e Michela, la figlia più piccola alla cui nascita fu dedicato il libro L’amore paterno (1982), che condivide con noi l’avventura di questo giornale on line.

Addio caro Fausto.

http://it.wikipedia.org/wiki/Fausto_Gianfranceschi

http://www.aforismario.it/fausto-gianfranceschi.htm

http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=516&categoria=1&sezione=11&rubrica=

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