L'altra metà del genio

Giulia la figlia intellettuale, elegante e raffinata di Cesare Augusto che si oppose al padre e finì al confino

Ebbe tre mariti e diversi amanti, amava il lusso ed era amata dal popolo ma il padre non le perdonò la fronda contro di lui

di Francesca Allegri

Giulia la figlia intellettuale, elegante e raffinata di Cesare Augusto che si oppose al padre e finì al confino

Giulia, figlia di Augusto

È quasi uno stereotipo la figura  della dama dei bei salotti romani; elegante, raffinata, splendidamente abbigliata, con una famiglia allargata e spesso con un padre molto altolocato alle spalle. Queste signore ricevono con leggiadria, si occupano d’arte e graziosamente si interessano di politica, ovviamente  sempre e solamente ostentando distacco e  disprezzo per chi detiene il potere, del quale potere però largamente fruiscono.

Così era Giulia; bella, corteggiata, ricchissima, con albagie letterarie, colta, amatissima finì col perdersi forse proprio per queste sue qualità. Giulia, che sembra essere un personaggio eterno, degno di film recenti da premio Oscar e che, invece, era la figlia di Cesare Ottaviano Augusto.  

Nacque nel 39 a.C. nel giorno stesso in cui suo padre Augusto divorziava dalla madre Scribonia per sposare  quella che sarà la sua consorte fino alla morte: Livia,  e sembrava fin dalla prima giovinezza destinata a una vita luminosa. Alcuni storici ipotizzano addirittura che ancor prima della sua nascita le fosse destinato un canto augurale: la quarta Ecloga delle Bucoliche di Virgilio.

In quel carme si parla di un puer che deve nascere e che porterà l’età dell’oro sulla terra. Varie  e spesso fantasiose sono state da parte degli studiosi le ipotesi su chi mai potesse essere quel puer, ed alcuni recentemente hanno ipotizzato potesse essere proprio la stessa Giulia. Ma a parte questo, Giulia venne cresciuta ed educata nella casa paterna, ottimi maestri e grande istruzione, una ragazza nella Roma dell’epoca non si sposava bene se non aveva anche una buona cultura.

La casa era ampia e confortevole, con molti suoi coetanei: il figlio della seconda moglie del padre, Livia, i figli della sorella del padre, Ottavia, sia quelli che aveva avuto con il primo marito sia quelli avuti dal secondo marito cioè Marco Antonio, ma la zia Ottavia si era presa cura anche dei figli dei precedenti matrimoni di Antonio. Non certamente un’esistenza solitaria né trascurata e del resto le famiglie così allargate erano cosa comune nella buona società dell’epoca.

Ma Giulia probabilmente detestava quella casa. In primo luogo Livia, non tanto perché aveva spodestato la sua vera madre, che ampiamente se ne era consolata, ma per un atteggiamento  puritano che Giulia doveva giudicare ipocrita, ma che invece rispondeva pienamente  alla nuova temperie politico-morale che Augusto intendeva istaurare. La casa di Augusto doveva essere un esempio di ritorno al mos maiorum, ai buoni vecchi costumi del passato. Comodità, ma non lusso, le donne di casa colte, ma dedite alla filatura ed al cucito,  il cibo più che sufficiente, ma frugale, niente vino.

Questa era l’immagine che Augusto voleva trasmettere di sé e della sua famiglia e a questa linea Livia si atteneva, la assecondava, forse lei stessa l’aveva suggerita, da quell’ottimo politico che era. L’immenso potere doveva essere controbilanciato e addolcito da grande modestia e frugalità di costumi. Ma non era questo che Giulia vedeva nelle altre case bene di Roma, non era questo che voleva per sé, tuttavia finché fu sotto la tutela del padre dovette accettare questo treno di vita. Ma non appena si sposò e divenne padrona in casa sua le cose cambiarono radicalmente.

È ovvio che non si aspettava di potersi sposare per amore o almeno per affetto, i matrimoni, tutti ne erano consapevoli, servivano per alleanze patrimoniali e politiche, nessuno se ne adontava e le donne riequilibravano questa imposizione con la notevole autonomia che acquisivano dopo le nozze. Ecco allora un primo matrimonio con Marcello, cugino, figlio di primo letto della zia Ottavia;  sono giovani, lei ha quattordici anni e lui sedici, e con uno splendido avvenire. Marcello è l’erede designato di Augusto, che non ha figli maschi, questo è forse l’unico marito che Giulia avrebbe potuto, se non amare, almeno decentemente sopportare, sono cresciuti insieme nella stessa casa e si conoscono bene, può essere una buona base di partenza.

Ma Marcello muore  pochi anni dopo a soli diciannove anni. Ed ecco il secondo matrimonio, questo assai meno gradito; questa volta si tratta di Marco Vipsanio Agrippa, grande generale, amico fraterno di Augusto, il vincitore di Azio, anche uomo colto ed amante dell’architettura, a lui per esempio si deve il Pantheon romano. Ma Giulia? Era impensabile che non si sottomettesse, ma certo la scelta non era di suo gusto. A lei, così snob, non piaceva che  il marito fosse un homo novus, un self made man, direbbero gli inglesi, uno che si era fatto da sé; di questa condizione la ragazza viziata non vedeva le doti di carattere, di volontà, di intraprendenza che comporta, per lei il marito era solo un oscuro parvenu, e poi venticinque anni di differenza erano veramente molti. Incominciano adesso le voci sui suoi molti amanti, che indubbiamente c’erano, ma non in misura maggiore di quanti ne avessero le altre matrone di buona famiglia, in particolare le viene attribuito un amore che durerà per tutta la sua vita, quello con Iullo Antonio, anche questi cresciuto dalla zia Ottavia e figlio, però, di primo letto di  Antonio, quindi in nessun modo imparentato con la sua famiglia.

Fu probabilmente questo amore a perderla, come vedremo. Iullo doveva covare sordi rancori contro Augusto, e naturalmente con Agrippa marito di Giulia, era, sì, stato accolto nella casa del Princeps, ma questi era stato la causa della rovina della sua famiglia e della morte di suo padre. Era giovane, era un poeta e, lo sappiamo, il mix gioventù poesia è letale per molte donne e lo fu anche per Giulia. Comunque per tornare al matrimonio con Agrippa, da questi ebbe tre figli maschi: Gaio, Lucio e Agrippa poi detto Postumo, certamente tutti del marito; Giulia stessa, infatti, con una delle battute fulminanti, che secondo i contemporanei la caratterizzavano, diceva che: non faceva mai salire a bordo nessuno finché la nave non era carica. Fuori di metafora: non prendeva mai amanti finché non era incinta, e sulla moralità dell’idea si possono nutrire certamente fondate riserve, ma non sull’efficacia anticoncezionale della pratica.

 Comunque almeno un lato positivo c’era: Agrippa era famoso, adorato dalle folle, viaggiando con lui in Palestina, Grecia e altri luoghi, le erano riservati onori da regina, onori che di cui godeva e molto. Ma anche Agrippa muore, si deve cercare un terzo appropriato marito e la scelta cade su Tiberio. Anche con questo era cresciuta nella casa paterna perché era figlio di primo letto dell’ambiziosissima matrigna Livia, ma a differenza di Marcello si erano sempre detestati, per di più Tiberio è costretto a divorziare da Vipsania che invece adorava, ma la ragion di stato è dura  e Livia, per avvicinare Tiberio al trono, è disposta a tutto, così i due si sottomettono, anche se cercano di frequentarsi il meno possibile e Tiberio si ritira lontano da Roma.

 E, a questo punto, la storia si fa complicata, oscura e tremendamente feroce. Giulia, lasciata sola a Roma, si sente potente: è adorata dal popolino, come sempre accade alle principesse più o meno tristi, i suoi due figli maggiori sono stati adottati da Augusto e ne diverranno gli eredi, tutto le sembra possibile. Si avvicina così sempre più ai circoli intellettuali frequentati dalla madre, si fa altri amanti, oltre a Iullo, quasi sicuramente Sempronio Gracco, anche lui poeta e di grande nobile famiglia, e forse anche il notissimo poeta Ovidio, che pagherà cara questa amicizia. Poi la caduta fulminea e tragica, nel 2 a. C. con una lettera al Senato, senza presentarsi di persona  Giulia viene denunciata dal padre come adultera e confinata nell’isola di Ventotene, che inaugura così la sua carriera di carcere. 

Le vengono confiscati i beni, deve vivere senza alcuno dei lussi ai quali è abituata, in sola compagnia della madre Scribonia che la segue, forse non di sua volontà, le viene vietato il vino e qualunque compagnia maschile se non approvata dal padre. Un trattamento durissimo per una condotta che se pure le leggi disapprovavano, era tuttavia assai comune. Che cosa nasconde questa condanna? Gli storici ipotizzano che Giulia sia andata ben più in là di una semplice  elegante fronda al potere, ma abbia finito, insieme ai suoi amanti, per attentare alla stessa vita di Augusto  e abbia ambìto alla presa di potere in Egitto insieme a Iullo, come abbiamo ricordato figlio di Antonio.

 Tiberio, ancora una volta, viene fatto divorziare a forza, non perché nutra per lei una qualche forma di affetto, ma perché in questo modo vede allontanarsi sempre di più  la possibilità di una successione al trono. Intanto i figli di Giulia rimangono a corte con tutti gli onori e della madre non si occuperanno più, forse fu proprio il figlio maggiore, Gaio, a denunciarla al nonno. Il popolo continuerà ancora ad adorarla finché il padre, qualche anno più tardi, renderà meno duro il suo esilio facendola trasferire a Reggio e offrendole qualche maggiore confort. Quando poi Augusto morirà, dopo che tutti i figli maschi di Giulia sono, a loro volta, morti, due  in circostanze misteriose, Tiberio diverrà imperatore e la lascerà morire, probabilmente di fame. Aveva la memoria lunga e, ancora dopo anni, non aveva dimenticato il suo disprezzo. Sentiamo Tacito (Ann.1-53, 1-2): In quello stesso anno [14 d.C.]  morì Giulia, relegata a causa delle sue sfrenatezze dal padre Augusto nell’isola di Pandataria e poi nella città di Reggio sullo stretto di Sicilia. Aveva sposato Tiberio quando erano ancora vivi Gaio e Lucio Cesari e lo aveva disprezzato come indegno di lei…Salito Tiberio al potere la lasciò perire di miseria e di lenta consunzione, disonorata e priva di ogni speranza…

E gli altri protagonisti? Iullo e Sempronio Gracco moriranno di morte violenta, il poeta Ovidio verrà mandato in esilio sul lontano Mar Nero, Augusto non avrà successori della sua stessa stirpe, Livia vivrà ancora diversi anni, ma lei, che aveva tanto brigato e forse ucciso per far salire al trono suo figlio, sarà da questi completamente esautorata, Scribonia vivrà ancora fino a quasi ottanta anni. L’ultima sopravvissuta di tutta la famiglia sarà una figlia di Giulia: Agrippina che diverrà madre di un imperatore: Caligola! Come sembra vicina, per tante sue caratteristiche, questa storia così antica, ancora una volta nella loro infinita saggezza i nostri maggiori avevano ragione: Nihil sub sole novum.

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