Editoriale

La Mussolini dipinge. Lo faccia pure, ma non esponga per favore

Ha dichiarato che per lei l'arte è un hobby, e va bene si diverta pure ma non ci infligga le sue tele

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

scanso di equivoci lo ammetto subito: a me Alessandra Mussolini è simpatica, perché ha quella solarità tipicamente napoletana, perché “fa casino”, perché non è una paurosa, al contrario di tanti altri. Mi divertono le sue baruffe, le sue magliette “politically uncorrect”, i suoi fischi “alla pecorara”. Mi ha fatto togliere la soddisfazione di scrivere “Mussolini” sulla scheda elettorale alle ultime votazioni, quindi nessuno può pensare che ce l’abbia con lei, anzi…

Però approfitto del suo ultimo “exploit” per trarne alcune considerazioni sull’Arte e sulla Cultura nel nostro paese.

È infatti notizia di qualche giorno fa, il fatto che la nipote di Benito si sia improvvisamente scoperta “pittrice” e, con la spontaneità che la contraddistingue, non ha subito mancato di informare l’Orbe della sua nuovissima “vena artistica” che si manifesterà nella sua prima personale, tra qualche giorno, nell’Urbe.

Ho avuto la fortuna di vedere i suoi quadri soltanto in rete, e sottolineo fortuna, perché devo confessare di non averli trovati propriamente dei capolavori. Ma perché, mi chiedo? Alessandra Mussolini è certamente un’eccellente cuoca, “tanto nomini”, ha forza e passione politica come pochi, allora perché voler “far arte”? Perché poi quel tipo di “arte” che invece nulla ha a che vedere con la nostra tradizione artistica? Non dico di dipingere come Reni ma almeno come Crali. Almeno come suo padre Romano.

Il nostro Eurodeputato partenopeo doc ( per caso non vorrete che scriva Eurodeputatessa come piacerebbe di certo alla Presidentessa della Camera? ) dice che il suo è un “hobby, uno sfogo, un modo per tirare fuori le emozioni”. Ora non ce ne voglia  la simpatica ed estroversa Alessandra, ma qua trattasi di “dilettantismo” culturale. Nulla di male in sé e per sè, se non fosse che va altresì detto che “dilettante”, originariamente, è “colui che crea un diletto”, che crea dunque qualcosa di bello e piacevole. E il Bello è un valore oggettivo, non soggettivo.

Soltanto nel XX secolo il vocabolo “dilettante” assume un significato diverso dal suo primordiale e diventa invece passivamente: “colui che si diletta”, colui che prova a fare qualcosa che differisce dalla propria natura oppure ancora che lascia la propria natura relegata in una dimensione secondaria. A questo si ricollega il fatto che soltanto la nostra aberrante pseudociviltà postmoderna abbia partorito i concetti  di “hobby” e “tempo libero”.

Nessun artista del nostro grande passato ha mai pensato alla propria attività come formata da “tempo libero” e da “tempo lavorativo” o ancora dal più innaturale pensiero di avere un “hobby”.

Questo perché il poter produrre Arte e Bellezza era un tutt’uno con il piacere e il tempo stesso, impiegati entrambi nel creare, nel “fare un’opera d’arte”.

L’”hobby” è purtroppo la deviazione contemporanea di coloro che hanno pensato l’uomo come una macchina, adeguato ad altre macchine, che ha bisogno di una sorta di valvola di sfogo, onde evitare l’alienazione da un lavoro non suo, dove viene relegata la sfera individuale e creatrice. Ecco, allora, la nascita contemporanea di tutta la cosiddetta arte amatoriale, dilettantesca, che occupa appunto il “tempo libero”.

Così la neopittrice racconta all’Ansa: “dipingo per terra, in soggiorno, con la tela in orizzontale perché la devo strapazzare” e “con il grembiule indosso, perché può capitare che una volta faccio il ragù, una volta dipingo”.

Lo faceva già Jackson Pollock in America qualche decennio fa, era “arte” tanto cara ad una certa “sinistra americana”. Non credo che Pollock facesse però il ragù e senz’altro non lo avrebbe saputo fare altrettanto bene quale la figlia della Signora Scicolone. L’idea del “fare arte alla pummarola” la trovo simpatica, divertente, ma non è Arte. La nostra Alessandra avrebbe invece potuto mettere la propria forza, anche espressiva, nel combattere affinché nelle fila del suo partito la Cultura non fosse soltanto un baluginio momentaneo in campagna elettorale, un riflesso vacuo da acchiappacitrulli per votanti. Questo sarebbe stato un bel “fare Arte”!

Continuo a leggere quanto riporta Il Corriere della Sera:

“Io, invece delle sedute analitiche o di farmi venire l’herpes, ho scelto le tele” e su questo non posso che darle ragione da nemico giurato sia dell’herpes sia della “strizzacervellologia”, però – mi domando - è poi necessario, indispensabile, fare una mostra? Quanti bravi artisti, capaci, che hanno magari sacrificato anni a studiare la pittura, riescono ad ottenere uno spazio espositivo per le loro opere non soltanto perché c’è un cognome più che noto, ma perché sanno dipingere?

Anche qui però qualcosa ci sentiamo in dovere di dire: L’Arte guarisce perché è “psicotropa” ovvero muove l’anima, ma sempre secondo la sua giusta realizzazione. Dunque va sfatato quel falso mito del tutto contemporaneo, dell’artista spinto a realizzare un’opera seguendo soltanto il proprio “impulso creativo”. Infatti è certo a questo che la nipote di Sofia Loren fa riferimento quando dice: “Evidentemente avevo un bisogno di esprimermi che è venuto fuori. È qualcosa che parte da dentro, anche violento, che non puoi fermare. Tutto è accaduto per caso. Mai preso un pennello in mano - racconta - A scuola, a educazione artistica, non ero brava, non sono un’appassionata d’arte e l’idea della tela bianca da riempire mi ha sempre turbato. (…) Ho scelto l’acrilico, bello veloce come me, e ho cominciato a stenderlo con spatole, pettini e coltelli. Man mano che dipingevo, attraverso il colore che prendeva forma, ho visto quello che volevo realizzare. È sempre così, non penso mai prima a cosa farò.”

“Ars sine scientia, nihil” insegnavano i Maestri nelle Botteghe rinascimentali - quelle che la nostra Alessandra non conosce perché “non appassionata d’arte” - ovvero: qualunque arte senza le adeguate conoscenze tecniche è meno che nulla.

Allora, personalmente sono lieto che esprimersi in tal maniera faccia “stare meglio” la nostra rappresentante in Europa, nuovamente però la invitiamo a voler agire con la passione che mette nelle sue tele – e nel suo ragù – più che a “dipingere” ed esporre le proprie opere, invece ad intraprendere la ben più ardua impresa affinché quell’Arte ineguagliabile e quell’immenso patrimonio culturale che è dell’Italia, innanzitutto non vada obliato, negletto, disperso e dimenticato, proprio a cominciare, da coloro che stanno nel Centrodestra. O dovremo aspettare le prossime elezioni per vedere nuovamente ergersi, fieri e repentini, i difensori del tesoro d’arte e bellezza italiano contro lo scempio perpetuato dalla Sinistra? Sappiamo già la risposta, purtroppo.

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