Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Pensiamo per un momento al prototipo di hipster: un uomo di 30-35anni, ma anche meno, di Firenze o Roma o Milano, che porta la barba e poi se la fa smussare regolarmente in un vecchio negozio da barbiere, compra in piccoli negozi non famosi, a volte vintage, altre no; non lo vedrai mai calpestare le mattonelle di Gucci o Ralph Lauren né tantomeno quelle di una sartoria su misura. Va in bicicletta, perché dice non genera inquinamento; compra solo alimenti biologici altamente testati; legge libri; guarda film e poi li consiglia; presenzia ai concerti di musica classica; lavora nelle caffetterie e talvolta nelle biblioteche; ha un cane ridicolo che chiama Oliver ed una fidanzata che suona l'ukulele.
Perché mi è antipatico? Potremmo tranquillamente affermare
che è venuto al mondo a fare del bene.
Ed è proprio questo uno dei motivi per cui non mi piace per niente.
Un hipster ti fa uscire dalla tua goduriosa zona di comodità: ti fa vedere tutto quello che stai facendo male o quello che non stai facendo. Al suo fianco sei un omino vestito di grigio, mentre il barbone naviga in un mare di donne dai capelli tinti di rosa.
Non lo apprezzo perché di fronte ad altre tribù o gruppi sociali egli non nasce dalla controcultura. Non ha artigli. Non ha molta forza fisica. Non è un neo punk. Non è grunge né appartiene alla generazione beat. Non è assolutamente facile da identificare in un contesto sociale.
Un hipster è un bohémien borghese promotore di uno stile di vita che, ammettiamolo, non è a buon mercato. Vivono per guardare ed essere visti in una cultura 2.0.
E vanno sempre in posti migliori degli altri, fanno piani migliori e filtrano immagini i cui colori sono sempre più chiari. E’ il primo gruppo che sceglie di abbracciare il consumismo e, più ancora, di celebrarlo. Perché può e perché lo vuole.
Tutto ruota attorno al mantenimento di un aspetto estetico raffinato che prevale sul messaggio, perché non esiste alcun messaggio o ideologia, al di là della celebrazione della bellezza.
La sua casa è degna di Pinterest e la sua fidanzata esce da un catalogo di American Apparel.
L’hipster promuove uno stile di vita aspirazionale che, in un mondo come il mio, fatto di orari da rispettare e routine, egli non può assecondare facilmente.
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