Editoriale

Finita la vecchia politica, cominciamo a cercare qualcosa di nuovo, e allora per esempio...

Si potrebbe iniziare dalla Rai e dalle donne, un nuovo contratto di servizio nel quale la professionalità valga più della bellezza

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

l nostro paese è ad un momento di svolta, finito il vecchio, scrivevamo qualche giorno fa, dobbiamo immaginarci un nuovo di cui ancora mancano coordinate precise. Il nuovo non sarà Alfano, e non sarà Bersani, e neppure Renzi e compagnia giovane, il nuovo non sarà Di Pietro, e neppure Vendola, al massimo questi ultimi tre potranno essere delle alternative di disperazione se non si concretizzerà qualcosa di veramente diverso che renda superflua l'antipolitica travolgente di questi ultimi mesi.

Il nuovo non sarà e non è neppure il governo Monti, che ha messo in campo quella nomenclatura frollata dal potere, il cui solo il pregio era di essere poco nota al grande pubblico e quindi si poteva spacciar per “nuova” e “tecnica” anche se si trattava dell'espressione dei poteri da troppo tempo ai vertici malati della nostra amministrazione.

E allora dov'è il nuovo? Dove cercarlo e dove trovarlo? Sembra un quesito da sfinge: irrisolvibile, apparentemente. In realtà, proprio come vuole l'antica tradizione degli indovinelli dei saggi, la risposta è semplice, al limite del banale, e come tutte le cose semplici è difficilissima da praticare.

Il nuovo sta nel vecchio, è sempre stato lì, purtroppo confuso con una quantità incredibile di spazzatura che ne ottunde la vista e ne rende difficile il riconoscimento. Tutto troppo teorico direte, ebbene ecco un esempio pratico.

La ministro Fornero, intervenendo ad un convegno di "Valore D", ha detto di sentirsi offesa per come viene trattata la donna in televisione, e ha invitato chi provi il suo stesso fastidio a spegnere il televisore o quanto meno a cambiare canale.

Ecco fatto: Elsa Fornero, nell'annosa questione delle pari opportunità, della questione femminile, ha detto l'unica cosa veramente "nuova" che poteva essere detta: l'ovvia, giusta, scontata, e antica indignazione, talmente vecchia da essere nuova.

Dopo l'ignobile spettacolo offerto da Celentano a San Remo, in sua assenza i titoli dei giornali si sono soffermati e hanno enfatizzato il concorso canoro? No. La qualità della conduzione di Morandi? No.

I titoli erano tutti per la bellezza di Belen, anzi per la sensualità dello spacco dei suoi abiti che mostravano molto, troppo, compreso un tatuaggio in pruriginosa prossimità di riservate intimità.

Non si tratta di tornare a fare le femministe anni '70 che bruciavano i reggiseni per protestare contro i simboli di una femminilità ghettizzante, si tratta di non accettare più che il modello dominante di donna sia quello di Belen che, oggi scende le scale di San Remo con magnifico incedere da Venere desnuda, ieri cinguettava felice accanto a quell'altro intellettuale raffinato e profondo che risponde al nome di Fabrizio Corona. E neppure ill modello della Canalis, o delle varie stele, stelline, stellette che fanno le letterine, le veline, le sorelline (non esistono ancora, ma per noi sono la parte femminile nel GF) . Il modello femminile non può più essere quello patinato, palestrato, botulinizzato/liftato, anoressizzato, e in definitiva omologato da un'estetica priva di anima.

Non si tratta di fare l'elogio della cozza, della donna trasandata, della bruttona o semplicemente della scialbina priva di fascino, si tratta di non accettare l'altro come modello unico, di rifiutare che le nuove generazioni di adolescenti continuino a vedersi proporre solo quel prototipo di donna come l'unico vincente e accettabile in una società che ormai non è più in grado di essere collante di niente.

E allora la ministro Elsa Fornero dice una cosa nuovissima esortando le donne a sentirsi offese dal modello imperante, e le prime che dovrebbero esserlo sono proprio le donne più belle e seducenti, nelle quali nessuno si preoccupa di guardare oltre l'aspetto.

Fra poco meno di un mese ci toccherà la solita inutile tiritera dell'8 marzo dove tutti, e le donne per prime, fingeranno di rendere omaggio al gentil sesso; a stretto giro di settimane si avvicina anche la scadenza del Cda della Rai e tutti si stanno affannando a ipotizzare i nuovi scenari della governance.

Per sottrarre la Rai all'influenza asfissiante dei politici, dicono. Balle, tutte balle per gettar fumo negli occhi al povero forzato del canone.

Cara ministro Fornero, sa quale sarebbe la vera rivoluzione per tornare a guardare la televisione, almeno quella di Stato sulla quale il governo ha qualche potere, senza sentirsi offese, e rendere vera giustizia alle donne? Contemplare un contratto di servizio Rai nel quale la scelta del personale da mandare in video (sia maschile che femminile) fosse rigidamente normata dal criterio della bravura secondo una scala di valori che veda al primo posto la professionalità, che sarebbe ovviamente diversa da programma a programma; quindi la buona preparazione culturale (necessaria per affrontare qualunque lavoro si voglia fare che non sia il semplice spogliarello); e solo infine la gradevolezza estetica. In questo modo anche i politici avrebbero qualche difficoltà ad imporre sciocchine raccomandate, e la loro influenza dovrebbe esercitarsi su un campionario di professionalità invece che di graziose amichette.

Ricordiamoci che siamo nel XXI secolo e che di ragazze e poi donne brutte praticamente non ce ne sono più, o quanto meno bisognerebbe fare una ricerca per trovare qualcuna che, dopo essere passata dalle abili mani di parrucchieri e truccatori, non diventi, se non bella, almeno  televisivamente gradevole.

Quindi non si tratta di dire largo alle brutte, e neppure escludiamo le belle, no no, si tratta solo di dire alla larga dalle stupide, incapaci, banali, finte, bambolone.

Cara Ministro Fornero, questo sarebbe il nuovo che anche noi sottoscriveremmo volentieri.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Marco il 18/02/2012 10:35:09

    e chi dovrebbe giudicare il livello professionale ? in base a quali criteri ? che facciamo un concorso pubblico per qualunque figura professionale ? In tutte le aziende si fanno le selezioni e le persone vengono scelte sulla base della valutazione di tanti aspetti ....quindi, è ovvio che dovrebbe essere così ...ma in pratica ......

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