Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Mark Holgate, di Vogue USA, E Suzy Menkes, dI Condé Nast International.
Molto prima degli smartphone, di Google, dei social network, dei bloggers che riproducono le sfilate più importanti al mondo, esistevano i cronisti di moda.
Occhio, non sono spariti, benché i loro block notes, o i pc portatili a piè di passarella, si siano diluiti col resto degli assistenti che commentano, quantunque difficilmente analizzino, la sfilata in diretta. La premura delle reti sociali, attraverso le quali si riceve qualunque impatto, di un'occhiata di millesimo di secondo, ha fatto si che oggi ci comportiamo nella stessa forma del mondo1.0, della vita reale. Essere il primo è ciò che conta soprattutto grazie ad Internet, il resto è storia, perché l'ha già raccontato prima qualcun altro.
Dal secolo XIX è apparsa la nobile arte del taccuino mondano, cronache nelle quali si mescolavano i festeggiamenti della più alta ostentazione con bizzarrie proprie dell'umanità più mondana, passando per le creazioni, in modo che poi venissero presentate nei saloni di moda.
Questioni che sono andate diversificandosi fino a dare luogo attualmente ai cosiddetti generi indipendenti.
Nascosti tra il resto della fauna digitale, in questi giorni troviamo nelle prime file delle principali sfilate apprezzati critici di moda; Suzy Menkes per Condé Nast International, Tim Blanks per Style.com o Vanessa Friedman per New York Times, tra gli altri, e possiamo tranquillamente definirli autentici avi della critica modaiola che sopravvivono ancora in questo universo dell'istantaneità vuota.
Ma, cosa raccontano di tanto speciale queste persone che non racconti chi, comunque, è del settore?
In primis, la fuga dall’ovvietà.
Nel secolo XIX non esistevano grandi gallerie con tutte le immagini della sfilata e nemmeno le ri-trasmissioni in streaming o in differita, così da spiegare ogni dettaglio, dal colore dei capi d'abbigliamento fino alle loro svariate combinazioni.
Una sfilata implica una riflessione su quello che lo stilista vuole comunicare, nel caso in cui il designer ci dia gli ingredienti sufficienti per farlo, e pertanto l'istantaneità non sarà il solo mezzo efficiente per effettuare una cronaca completa di moda.
Una foto o un commento sulle reti sociali in merito, per esempio, alle sfilate di Londra e Milano, non crea danno alcuno, ma si tratterà sempre di una semplice copertura di qualcosa che sta succedendo.
Questo non vuole dire che la cronaca debba pubblicarsi dopo mesi, essa è attualità allo stato puro e, come per le altre notizie, ha un tempo perituro d’interesse da parte del ricevente, ma proprio per siffatta costatazione non dovrà trattenersi troppo nel tempo.
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