Un’offesa per la civiltà? Senza dubbio...

Strage di Parigi: coccodrilli, prefiche e sepolcri imbiancati

Quello che infatti si dovrebbe capire è che senz’altro oggi è in atto una guerra di religione: ma non solo tra Cristianesimo e Islam

di Domenico Del Nero

Strage di Parigi: coccodrilli, prefiche e sepolcri imbiancati

Soldati dello Stato Islamico

Un’offesa per la civiltà? Senza dubbio, e anche per l’umanità. L’attentato di Parigi che è costato la vita a dodici persone e ne ha ferite gravemente altre – per non parlare poi dei “colpi di coda” - è uno di quegli atti a cui non è lecito trovare scusanti o attenuanti. Qualsiasi fosse l’opinione che si poteva avere nei confronti della testata vittima della ferocia di brutali e barbari assassini, non si può che condannarlo con la massima fermezza e sperare che i responsabili e i loro mandanti, complici e sodali paghino senza il minimo sconto.

Altro discorso è invece quello che riguarda la responsabilità; perché certo non si tratta di un gesto isolato di un paio di folli invasati, ma di un vero e proprio atto di guerra. Ma contro chi e da parte di chi?

Va di moda, per manifestare la propria solidarietà con le vittime,  piazzare sui Social Network un’immagine in nero con sopra scritto :  “ Je suis Charlie Ebdo”.  Fa senso – per non dire ribrezzo – vedere che chi lo fa è spesso un esponente di quella cultura “politically correct” per cui è crimine di guerra qualsiasi parola  non solo e non tanto contro l’Islam, ma anche contro il fanatismo islamico. Magari non proprio  i terroristi,  che in fondo non sono poi facilmente difendibili, ma senz’altro coloro che hanno sempre considerato come primo e principale nemico  la religione e la cultura del paese ospitante, in primis – inutile dirlo – il cristianesimo. Sono le “anime belle”  per cui gli immigrati hanno sempre ragione, anche quando calpestano leggi e tradizioni del paese che li accoglie e  sono sempre e comunque una ricchezza ; vogliamo fare qualche nome? Le Boldrini di turno, i vecchi arnesi da centri sociali, le vestali del buonismo a senso unico che oggi si strappano le vesti quando dovrebbero se mai sedersi sul banco degli imputati; quel sangue, e non solo quello, dovrebbe ricadere anche (non solo) su di loro.  E il bello è che questa massa di mandanti morali scaricherà la propria responsabilità tirando in ballo i soliti “feticci” fascio leghisti, o farà proprie le posizioni di “personaggi” tipo l’ex Imam di Milano Abu Omar  per il quale la colpa in definitiva è del papa e di Benedetto XVI (guarda caso!) in particolare, non particolarmente solerte, a parere di tanta barbuta  vestale, a condannare le vignette satiriche del giornale francese contro l’Islam.  Un paese civile e con appena un residuato bellico di dignità nazionale avrebbe già da un pezzo fatta piazza pulita di cotanto ciarpame, rispedendolo senza troppi  riguardi a concimare cammelli.

Per la verità – e qui viene il secondo punto del discorso – ci sono buoni, anzi ottimi motivi per cui non si dovrebbe “sentire” Charlie Ebdo,  pur con la massima pietà e considerazione per vittime, proprio chi non è schierato con la melassa buonista, con il sinistrume  politicamente corretto che gronda odio  e fabbrica gogne contro chiunque non si adegui alla sua dittatura. Perché non si deve dimenticare che quella Francia che oggi innalza la bandiera della libertà e del diritto di satira è la stessa in cui si può essere arrestati per omofobia solo se si indossa una maglietta con uomo e una donna che tengono in mano dei bambini, simbolo della famiglia tradizionale. E se negare l’olocausto è reato penalmente perseguibile, è invece lecita la denigrazione sino alla parodia oscena di qualsiasi sensibilità religiosa: se il Vaticano avrebbe dovuto indignarsi profondamente di  qualcosa era per vignette, pubblicate proprio da Charlie Ebdo, ferocemente dissacratorie nei confronti del cattolicesimo, come quella – solo per citarne una – che raffigurava la Santissima Trinità versione gay e perdipiù in atti osceni: questa non è satira, è insulto alla sensibilità di milioni di credenti, per quanto tiepidi possano essere: in confronto, le vignette sull’Islam sono fatte col cappello in mano.  Proprio cose del genere  il Vaticano dovrebbe condannare, ma sembra che ultimamente papa Francesco le condanne le riservi solo ai “tradizionalisti”: per il resto anche  Pannella e Scalfari, esponenti tra i più determinanti di quella cultura libertaria e laicista che ha come principale obiettivo la “scristianizzazione” della società contemporanea, meritano se non gli altari quantomeno gli incensi.  E con l’Islam, un dialogo che sinceramente ha più il sapore di una resa che non il ristabilimento di punti fermi e inderogabili, primo fra tutti che la tanto sbandierata e idolatrata (da parte “occidentale”) tolleranza dovrebbe basarsi su almeno  un minimo di reciprocità.

Quello che infatti si dovrebbe capire  è che senz’altro oggi è in atto una “guerra di religione": ma non solo tra Cristianesimo e Islam.  Prima infatti di criminalizzare il mondo islamico nel suo complesso non sarebbe affatto male chiedersi a chi giovano l’integralismo e  il terrorismo islamico. Se persino ambienti ufficiali del governo americano, ovvero l’ex segretario di Stato Hillary Clinton, hanno ammesso pesanti responsabilità  USA nella sinistra ascesa dell’ Isis, sembra un po’ difficile liquidare queste idee come “fantapolitiche”.

Questo ovviamente nulla toglie al fatto che l’integralismo islamico sia del tutto incompatibile con la nostra civiltà e vada dunque eliminato alla radice, data la sua assoluta impossibilità di convivenza con chiunque non sia disponibile alla sottomissione più totale. Bisognerebbe però anche avere il coraggio di ammettere e ricordare che esso è solo uno degli attori in gioco e neppure forse  il più pericoloso. I francesi, oltre a piangere più che legittimamente i loro morti, dovrebbero  però rammentare chi fu ad opporsi strenuamente a qualsiasi allusione alle “radici cristiane” nella costituzione europea:  il loro ex presidente Valery Giscard d’Estaing, già amico dell’imperatore – cannibale in salsa napoleonica Bokassa I  del Centrafrica, fu infatti uno dei più strenui oppositori a qualsiasi menzione delle radici cristiane nella carta costituzionale europea.  Paradossalmente, il laicismo e il libertarismo più sfrenato, con il loro obiettivo di un”villaggio globale” che cancelli qualsiasi residuo identitario, hanno partorito un mostro che, novello Frankenstein, si ribella e minaccia il suo creatore; e soprattutto, dopo che questi hanno  fortemente indebolito gli anticorpi che potrebbero contrastarlo.  Sempre poi che la realtà non sia ancora più inquietante di quello che possiamo scorgere …

La cristianità ovvero l’Europa, scrisse all’alba dell’Ottocento Novalis, dopo le ubriacature illuministe e gli “uccidete l’infame” del “tollerante” Voltaire.  Oggi invece l’Europa – e naturalmente  la sua “controparte” d’Oltreoceano –  appare schierata in pieno contro la Cristianità, i cui nemici sono ormai ovunque e soprattutto nelle stanze del potere, nazionale e ancor di più di quella Comunità che di europeo ha soltanto il nome, ma non certo la storia e la tradizione.   Le ghigliottine hanno da  molto tempo ripreso a funzionare,  di solito  solo virtuali e sempre con i cori di vecchie megere bavose e starnazzanti,che oggi ipocritamente piangono i morti di Parigi ma forse in segreto con un ghigno di soddisfazione.

Auguriamoci solo che Parigi non sia, per certi aspetti, la nuova Saraievo.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da daniele il 10/01/2015 10:55:18

    "E se negare l’olocausto è reato penalmente perseguibile, è invece lecita la denigrazione sino alla parodia oscena di qualsiasi sensibilità religiosa: ...".Qui spunta il solito errore (dal quale, mi pare, nascano gli altri) : mettere tutte le religioni sullo stesso piano; tutte false?Tutte vere ? Vado a memoria: Cristo, quando fu arrestato, fece rinfoderare la spada a chi voleva difenderlo; che senso ha invocare censura e gendarmi contro chi lo denigra? Chi si limita a denigra il cristianesimo merita commiserazione.

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