Porta a Porta

Belle parole, abiti sobri, fare rassicurante. In tv

Quando si spengono le luci e ti ricordi com'è stata gestita l'emergenza capisci che erano solo chiacchere

di Steve Remington

Belle parole, abiti sobri, fare rassicurante. In tv

Il sindaco Alemanno nella puntata di Porta a Porta

Porta a Porta, il programma di Rai Uno condotto da Bruno Vespa, che i politici amano definire (facendo un complimento a se stessi e non allo storico talk show della Rai) la  terza Camera dello Stato, non è, non lo è mai stato e, forse, mai lo sarà, lo specchio del Paese. Tutt’al più è il riflesso deformato, e deformante, del Palazzo, una sorta di amplificatore tanto dei vizi privati quanto delle pubbliche virtù, di governanti e governatori. E la puntata di lunedì sera, che Bruo Vespa ha pomposamente definito di servizio essendo stata dedicata ai guai provocati dal maltempo, non ha certo contribuito a farci capire se il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, avesse torto o ragione  nell’accusare il responsabile della Protezione civile Franco Gabrielli o viceversa, ma ci ha offerto una fotografia, un’istantanea di quale sia la classe dirigente che sta governando il Paese. In studio, oltre al primo cittadino della Capitale, c’erano gli amministratori delegati di Eni, Ferrovie dello Stato, Enel, Autostrade e Anas.  Insomma, oltre la metà del sistema infrastrutturale del Paese, spina dorsale sulla quale sono appese le nostra braccia e le nostre gambe. L’immagine che ne è venuta fuori, al di là dei ragionamenti fatti, è stata particolarmente edificante, visto che Scaroni, Moretti, Conti, Ciucci, sembravano tutti dei piccoli Mario Monti. Tutti in grisaglia, con cravatte sobrie, gesti morbidi, parole affettate e particolare attenzione alle maestranze, alle quali hanno più volte chiesto di tributare un applauso per l’impegno di questi giorni. Dedizione al lavoro, spirito di abnegazione, piani di emergenza, pianificazione, emergenza straordinaria, sono state le parole maggiormente usate, anche se dosate all’interno di ragionamenti tecnici, molto spesso criptici. Ma era necessario dimostrare all’Italia che un sistema Paese c’è e chi lo sta pilotando sa cosa fa.  Tanti professori per un solo fine: fare in modo che la macchina  funzioni. Ecco, a prima vista, ti viene anche la voglia di dargli ragione, di stare dalla loro parte, tanta è la sapienza nel dimostrare la bontà dei loro ragionamenti, simili  a lezioni accademiche, a lectio magistralis. Ma quando le luci della ribalta si spengono, gli amici se ne vanno, di quei professori, cloni di Monti in tutto e per tutto, resta solo il fumo, non l’arrosto. Di quelle belle parole senti l’eco lontano, il profumo speziato con il quale sono state incartate, ma non la sostanza. Di quella, invece, avremmo bisogno. Perché il Paese rimasto senza luce che la ritrova solo quando si accendono i fari della diretta, o gli spalatori dell’esercito all’opera a notte fonda per far vedere che ci sono anche loro, sono l’esatta rappresentazione di ciò che le parole dei piccoli Monti hanno sino ad allora negato: l’inefficienza di fronte all’emergenza. Ecco, con l’attuale premier, le cose stanno andando pressappoco così. Grandi ragionamenti,  grandi progetti, ma la sostanza tarda a farsi vedere e la crisi si fa sempre più critica. Forse avremmo bisogno di un po’ di quel colore portato nello studio di Porta a Porta da Alemanno, vestito molto casual contro l’omologazione della grisaglia. Chissà se per scelta voluta e medita rivoluzione cromatica. Di certo fuori dal coro. E di questa corale, troppo uniforme, troppo piatta, si comincia ad avvertire un certo fastidio.

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.