Editoriale

Un Paese sempre in emergenza, ma le stagioni non hanno il dovere di essere "sobrie"

Se in inverno fa freddo e in estate fa caldo i media lanciano l'allarme

Steve Remington

di Steve Remington

l Fatto Quotidiano, pagina 14 di mercoledì 1 febbraio: “Strano, a Torino d’inverno fa freddo Chiusi alcuni reparti delle Molinette”.

Stesso giorno, ma altro giornale: prima pagina de La Stampa di Torino: “Il grande freddo, paralizza le Molinette. Stop ai ricoveri di nuovi pazienti. Il riscaldamento non basta per tutti: ridotti interventi e ambulatori”.

Su altri giornali la notizia viene declinata in vari modi, con sapiente ricorso a dettagli o sfumature.

Bene, arrivati a questo punto vi starete – giustamente – chiedendo quale nesso, quale connessione, via sia fra i due titoli sopra riportati, considerato che il minimo comune denominatore, ovvero l’ospedale di Torino, rappresenta un elemento a margine, un dettaglio collaterale. Perché in entrambi i casi il vero soggetto è il freddo, questo sconosciuto. 

Un signore, il generale inverno, che secondo i giornali italiani è una sorta di evento eccezionale, un disturbatore arrivato a far saltare il fine settimana degli evasori guardati a vista dai controllori di Attilio “Attila” Befera, sguinzagliati per la penisola per dar vita ad una moderna interpretazione di guardie e ladri (voi da che parte state? Fatecelo sapere, per favore), e non la normalità delle stagioni che si rincorrono l’una appresso all’altra come i vagoni di un treno. No, ormai è tutto eccezionale, è tutto grande. Il freddo, il caldo, il vento, il gelo, la pioggia e, ovviamente la neve. 

Già, quest’ultima, ormai, rappresenta un qualcosa di metafisico, al punto da scatenare le penne appuntite degli editorialisti dei giornali, le bic d’oro dei commentatori pagati un tanto al chilo. E non la regola dell’inverno. Eccezionale, semmai, era quando non cadeva. Invece, nella povertà assoluta di idee dei giornali italiani, ormai a corto di tutto, si rincorre il meteorologo per fargli dire che “così non va, non è possibile tutto questo freddo”. Il canale 501 di Sky, per dire, interamente dedicato alle previsioni del tempo, ha più spettatori del fratello gemello Sky  tg24: “Azzo stasera niente partita, maledetta neve”. Ormai siamo un Paese imbiancato dentro, non fuori. 

E questo sbiancamento delle idee si riverbera nell’informazione, che diventata lo specchio  deformante di un Paese deformato. E se iniziassimo  a dire a nostro figlio, al nostro nipote, al nostro vicino di casa che quanto sta avvenendo è assolutamente normale, maledettamente normale? E provassimo con il passa parola? Fatevi un giro fra i social network, provate a fare “due vasche” nella rete, scoprirete che questo gioco al massacro sul freddo e sul gelo non riscuote lo stesso successo attribuito loro dai giornali. 

E non va affatto meglio con la televisione, dove le immagini del gelo in città sono di un catastrofismo tale da farti pensare  che l’Italia sia in ginocchio, l’Europa sdraiata sul letto di un ospedale e il resto del mondo  in coma, Invece, almeno, per ora le procedure previste in caso di neve hanno funzionato, forse non al meglio, ma non è avvenuto il disastro dell’anno scorso – già dimenticato tutto? Firenze paralizzata per l’incapacità di chi l’amministra era solo un film in bianco e nero o una drammatica realtà? E  l’Italia spezzata in due un gioco di società? – anche se il peggio può sempre arrivare. Intanto le tv di casa nostra dovrebbero far tesoro dei dati pubblicati dal quotidiano economico Italia Oggi: pagina 18, “Più gente in rete che davanti alla tv”. 

Evidentemente le gente si è stancata di star strapagate solo per dire cazzate (come Cementano) o di ballare maldestramente il sabato sera. 

Ecco, il vero gelo di questi giorni non è quello meteorologico, ma quello dei mezzi d’informazione (tv e giornali) dove le idee sono  diventate stalattiti appese ai soffitti e le notizie sono soltanto un fastidioso accessorio con il quale giocare a risiko. Senza vincere mai, però.

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