Provincialismo a go-go

La buzzurra ossessione per l'estero

Una specie di mero complesso di dipendenza da tutto quanto è oltre confine

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La buzzurra ossessione per l'estero

La più grande, buzzurra, grezza, dozzinale manifestazione di provincialismo, tipicamente all’italiana, è il presunto amore verso tutto ciò che è straniero, forestiero, esterno alle italiche sponde.

Quel tipico atteggiamento ove tutto ciò che accade oltre frontiera, fosse anche due metri oltre il confine, è sempre preferibile, migliore di tutto quanto esiste dalla nostra parte.

Praticamente, l’elevazione all’ennesima potenza del detto “ L’erba del vicino è sempre più verde”…

Ormai da anni parliamo e pensiamo in questi termini.

Una specie di mero complesso di dipendenza da tutto quanto è oltre confine, per cui giornalmente sentiamo le solite, melense frasi tipo “eh amico caro noi siamo fatti così, non siamo come i francesi o gli inglesi”.

E’ inutile ogni compromesso, siamo e resteremo gli eterni bamboccioni, ciabattoni e inaffidabili, estremamente furbi, ma solo nell’accezione malevola della parola.

Noi siamo quelli che non rispettiamo le code al supermercato, né tantomeno quelle imposte dal semaforo; corrotti per natura, maleducati e via dicendo.

Che, fra l’altro, sono tutte possibili scuse per non cambiare, per restare immutabili, totalmente abbandonati all’idea che dall’altra parte siano e stiano molto meglio di noi, che vivano tutti beatamente in un regno simile al Paradiso.

E, in questa precisa occasione, mi viene spontaneo urlare a tali lagnosi seriali di andarsene via, di espatriare, sparire dall’Italia.

Che si auto esilino tutti questi “provincialotti” di mezza tacca, che disprezzano -e si vergognano arrossendo- della propria terra, e pensano che tutti quelli con una lingua diversa dalla nostra possano insegnarci come vivere.

Però, rimangono! Sputtanano il proprio Paese evidenziando i pregi delle altre Nazioni, ma la sera ritornano alle loro casette, dopo aver passato la giornata a denigrare, con quell’arte sottile che solo il sempliciotto italico sa adoperare per autodistruggersi.

E pensare che ora come ora, in Italia, più che distruggere occorre costruire.

Ma vallo a dire a ‘sti provinciali…

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