Editoriale

Bergoglio: sproloqui e silenzi di un pontefice. Speriamo che non sia la malattia del momento, il renzismo

Chiacchiera con Scalfari che regolarmente poi viene smentito, ma allora perché ci parla? Mostra atteggiamenti populistici che sarebbero anche apprezzabili se...

Domenico Del Nero

di Domenico Del Nero

n papa liberale non è possibile” avrebbe esclamato il principe di Metternich davanti ai primi atti di Pio IX, fraintendendone però  di gran lunga il significato e la portata. E  cosa avrebbe mai detto il grande cancelliere davanti a papa Francesco?

Il XX secolo ha provocato sicuramente una profonda spaccatura in seno alla Chiesa, tra chi pensa che essa debba adeguarsi alla modernità e alle tendenze dominanti nel mondo e chi invece ritiene che essa debba rimanere un baluardo di valori eterni. Spartiacque è sicuramente il  Concilio Vaticano II, che per molti dei  primi  ha quasi più importanza della nascita di Cristo, mentre tra i secondi c’è chi lo vede come  una mossa dell’anticristo; e chi invece, ricordando saggiamente che si tratta di un concilio pastorale e non “dogmatico”, ne critica alcune formulazioni non del tutto chiare e soprattutto il “postconcilio”, ovvero la sua applicazione e assolutizzazione in senso radical-progressista.

In effetti, in questi ultimi decenni se ne sono viste di tutti i colori: preti operai, suore beat e ballerine (ultimamente il fenomeno sembra in pericolosa ripresa) preti sbracati  e frati brindelloni, messe sempre più simili a serate in discoteca, teologi della liberazione e correttori del Vangelo: tutti considerati con occhio benevolo, quasi intenerito, da parte della stamparadical chic e politically correct, e quel che è più curioso – e inquietante –  da alcuni esponenti della gerarchia  ecclesiastica, che forse confondono il rosso porpora col rosso Marx, peraltro ormai un po’ demodé

Fin qui, il clero, ma i papi? Tutti i pontefici conciliari e post conciliari, a onta delle recenti e quasi “telegrafiche” santificazioni sono stati sicuramente molto discussi , chi più, chi meno. Lo stesso Giovanni Paolo II, grande comunicatore e figura di notevole carisma, è stato però coinvolto in  episodi controversi, come le vicende legate allo Ior e la tragedia ancora aperta della scomparsa di Emanuela Orlandi (ed è angoscioso e sconcertante il “muro di gomma” che c’è su questa vicenda, in cui la Chiesa non fa davvero una bella figura); e se sono indubitabili i suoi meriti nella caduta del muro di Berlino e nella fine di quelle tirannidi ignobili (anche se osannate dai compagni nostrani, compreso almeno fino a un certo periodo l’attuale inquilino del Quirinale)  che erano i regimi comunisti, per la “santificazione” non sarebbe stata inopportuna un po’ più di cautela. Tra l’altro – e giustamente – il mondo tradizionalista non gli perdona la scomunica di Monsignor Lefebvre,  reo di aver voluto continuare “l’esperienza della tradizione” ; atto peraltro molto dubbio e sanato dal suo successore Benedetto XVI, papa tanto “odiato” dai media  quanto amato – e per molti aspetti rimpianto – da moltissimi fedeli.  

Ma tutto questo scompare davanti a certi atteggiamenti, a certe esternazioni e dichiarazioni del papa attuale, che sembra per certi aspetti voler incarnare un tipo decisamente nuovo: il papa fricchettone. Se si pensa a papa Woityla, le sue eccezionali doti mediatiche,  il suo voler essere “in mezzo alla gente” non erano mai a prezzo della maestà del papato. Anzi, comunque la si pensi sul suo conto, bisogna dargli atto che sapeva conciliare la dignità della sua figura e posizione con una grande popolarità e disponibilità.

A nessuno sarebbe infatti venuto in mente di scrivere striscioni con “viva Carletto” o simili, mentre con l’attuale ne abbiamo viste di tutte, da “W papa Ciccio” alle pacche sulle spalle, ai tarallucci e vino, anzi tarallucci e mate.   Insieme – questo va detto – a gesti di grande sensibilità umana, anche se  spesso  prontamente amplificati in modo caramelloso dal fotografo di turno: sembra che oltre alla famosa borsa nera, Bergoglio abbia sempre un paparazzo a portata di tonaca, da quando si soffia il naso a quando entra in confessionale con l’atteggiamento più di una star di Hollywood che di un pastore; gesto peraltro compiuto anche dai suoi recenti predecessori, ma senza enfasi “pubblicitaria”.

Non parliamo poi della vera e propria “papolatria” che si è scatenata; non solo con magliette, gadget e ammennicoli di ogni genere , ma anche con un ipse dixit e ipse fecit che in confronto il tanto deprecato (e soprattutto assai mal conosciuto) “dogmatismo medievale” diventa una barzelletta. Nuove beghine d’assalto e begardi da battaglia sono pronti a innalzare roghi e gogne (per ora solo mediatici e metaforici) per chi osi  mettere in discussione l’assoluta santità, infallibilità e intangibilità  dell’attuale pontefice, anche quando racconta barzellette

Ovviamente c’è chi obietta che tutto questo va visto nell’ottica di una “strategia”, di un rilancio della Chiesa e della sua immagine, di un maggiore avvicinamento alla gente. Dato – ma tutt’altro che concesso – che una motivazione del genere giustifichi la riduzione del pontificato a una burletta, ci sono da fare alcune piccole considerazioni al riguardo.

Anche su un piano puramente pragmatico, lo sbracamento non  ha mai giovato alla Chiesa. E’ proprio la storia del postconcilio a dimostrarlo: né il cattocomunismo, né il cattoconsumismo hanno  fato lievitare le vocazioni,  ma hanno se mai desertificato i ranghi del clero e ordini un tempo fiorenti. Dovrebbe far riflettere il fatto che le vocazioni sono ben più numerose laddove si conserva un maggior rispetto e un maggior attaccamento alla sostanza autentica del cattolicesimo, che non è sbracarsi al mondo, ma cercare di dargli una guida,che si può benissimo accettare o rifiutare, ma non “addomesticare”. Eppure, proprio di recente, uno di questi ordini, quello dei Francescani dell’Immacolata, è stato commissariato  senza che se ne comprendessero  né le necessità né le ragioni e molti dei loro membri sembrano essere stati colpiti da una vera e propria persecuzione.   Del resto, oggi nella chiesa sembra esserci un unico nemico: il “tradizionalista” o anche solo presunto tale.

Ma non è soltanto una questione di clero. La crisi investe anche e soprattutto i fedeli. Quanti sedicenti “cattolici”hanno almeno un’idea di quello che dovrebbe essere la loro identità di fede?  E soprattutto, per quanti la fede non è più una mera convenzione?

Il sospetto dunque è che, ancora una volta, il successo di questo pontefice sia molto più di immagine che di sostanza. E’ già molto discutibile, discutibilissimo aver completamente abbandonato qualsiasi residuo di decoro, quel senso della bellezza e del mistero del culto che il pontificato precedente aveva in qualche modo cercato di riportare in auge. In un’epoca in cui lo stile cafonal detta legge,  con  ragazzotti premier che non si sanno neppure abbottonare decentemente un cappotto, almeno la Chiesa una piccola lezione di stile avrebbe potuto  continuare a darla. Ma fosse solo una questione estetica! Il  vero problema di questo pontificato è la mancanza di chiarezza, a volte persino una certa ambiguità, che sconcertano – e non poco – chi vorrebbe mantenersi fedele ai principi cristiani.

Gli esempi sono molteplici e alcuni anche assai noti, a partire dalla prima intervista a Scalfari. Si disse che il pontefice era stato frainteso e si dette la colpa allo scaltro guru del giornalismo italiano. Non è male riportare uno dei passaggi più scottanti: “ Ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene … Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire  il Bene e combattere il Male come lui li concepisce”-  dichiara Francesco nel testo dell’intervista.

Basta leggere il Mein Kampf di Hitler  o il Che fare di Lenin per capire che anche questi signori pensavano di agire per il bene dell’umanità. Replicava giustamente Antonio Socci:  “Queste parole, che contraddicono duemila anni di Magistero della Chiesa e la Sacra Scrittura (basti pensare al Decalogo consegnato da Dio a Mosè), di per sé potrebbero essere usate arbitrariamente da chiunque per giustificare i propri atti, anche da Stalin o da Hitler. Anche loro – con i loro crimini – perseguivano la loro (perversa) idea di bene e di male.” [1]

 Evidentemente però al santo padre tutto questo deve piacere, perché di recente ha concesso una nuova intervista al barbuto “collega” del peggior laicismo imperante,  dicendo ancora una volta – o facendosi attribuire  - un’enormità:  in una più che giustificata e legittima sfuriata contro la piaga della pedofilia nella Chiesa (altro argomento che, senza volerne sminuire la gravità e l’importanza, viene comunque sistematicamente gonfiato dai media ed è stato usato come arma contro Benedetto) Francesco dichiara di voler usare la frusta: e sin qui benissimo, anzi la frusta è pure troppo poco. Ma quello che lascia basiti è quando afferma che tale piaga colpisce anche vescovi e addirittura cardinali. Come se un capo di governo dicesse che nel suo ministero siedono ladri e assassini e in parlamento pezzi di mascalzoni.  Forse direbbe almeno in parte la verità, ma in questo caso più che di “sparate” a vuoto ci sarebbe bisogno di una bella azione di pulizia. Anche perché comunque un “minimo” di responsabilità è anche sua ….

Ancora una volta, su questa come su altre affermazioni, balletto di rettifiche e precisazioni, ma nessuna recisa smentita.  Non c’è che dire, altro che “sia il tuo parlare sia si no no” come afferma il Vangelo!

E infine, la recentissima polemica della visita a Caserta , dove il papa si voleva recare in forma privata per incontrate il pastore di una denominazione protestante, suo amico, lasciando vescovo e fedeli  (che poveracci, si ostinano a rimanere cattolici) con un palmo di naso.  Sembra che non sia stato semplice convincere il Santo Padre a occuparsi un minimo  anche del suo gregge (che poi la forma privataper il successore di Pietro è un’altra cosa quantomeno discutibile, ma  insomma …) ma in compenso Bergoglio non si è poi trattenuto  dal domandare perdonoagli evangelici  in termini sconcertanti, facendo un gran “papocchio” (è proprio il caso di dirlo!) tra leggi razziali, Fascismo, cattolicesimo e chi più ne ha più ne metta, che li avrebbero perseguitati e repressi!

Il punto più grave è però un altro: in un periodo in cui in varie parti del mondo i cattolici sono duramente perseguitati e bevono l’amaro calice del martirio, il loro pastore sembra vergognarsi in alcuni momenti di quella  fede che essi testimoniano a prezzo della vita.  A Pio XII è stato duramente e ingiustamente rimproverato il  presunto “silenzio” e una presunta inerzia durante la shoah, nonostante molti ebrei abbiano esplicitamente affermato e testimoniato il contrario.  Ora non sembra certo che papa Bergoglio si scomodi più di tanto per quanto sta accadendo oggi ai Cristiani in molte parti del mondo, impegnandosi molto di più per riempire l’Italia di immigrati tutti o quasi islamici, ovviamente a spese nostre. Ma anche su questo, ben pochi hanno da ridire …



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    7 commenti per questo articolo

  • Inserito da Domenico del Nero il 04/08/2014 14:48:25

    Della figura di Benedetto io ho parlato più volte e non solo qui. Se vuole sapere perchè non ho mai svolto una approfondita e puntuale analisi del suo "gran rifiuto" la risposta è semplice: ancora non me lo spiego ed è una cosa che mi ha profondamente colpito. Non lo giudico, non ne ho il diritto e non saprei neppure farlo. Lei ha perfettamente ragione, è una figura scomoda a 360° gradi, che aveva perfettamente compreso quello che il suo gaio successore sembra aver del tutto obliato: che il relativismo è il male del nostro tempo, il "nemico principale". E certo anche la sua lotta per la tradizione, per la pienna cittadinanza del Rito Romano Antico non era una questione puramente "estetica" ma perchè da finissimo teologo sapeva sin troppo bene che forma e sostanza non possono essere arbitrariamente separate. Spero, un giorno, di essere capace di condurre una approfondita analisi sulla sua figura, che come le ho detto ho ammirato e tutt'ora ammiro moltissimo. Ma ancora non mi sento pronto, perchè quando lo farò voglio che veramente non ci sia - nel limite della fallibilità umana, ovviamente -la minima imprecisione.

  • Inserito da Carchia il 04/08/2014 14:32:47

    Dimenticavo una osservazione riguardo alla figura di Benedetto. Ora per non tediare, ora perché non siamo una rivista teologica, ora troppo presto, ora perché troppo tardi, ora perché non ci si intende di faccende teologiche, ora perché e' troppo lunga da trattare in un articolo, ora perché c'era Giovanni Paolo ii, ora perché c'è' Bergoglio ecc. ecc. di Benedetto allora quando arriverà il tempo di parlare senza doverlo mettere ad appendice postgiovannea o prefanceschiana? All'interno della Chiesa la sua figura infastidisce: in basso, perché non in linea con la "primavera" argentina; in alto, perché sollecitando cattive coscienze, scatenando una strisciante irritazione, si preferisce non sollevare la questione. Al di fuori della chiesa, la sua figura infastidisce a prescindere. Allora, signor del nero, che facciamo?! C'abbiamo una miniera d'oro e pietre preziose nel retrobottega vaticano, perché ci si dovrebbe accontentare di bigiotteria ? Perché l'unicum passa per appendice e l'appendice passa per unicum?? Ma perché, mi domando e dico??? Non era una domanda ma solo uno sfogo personale, signor del nero.

  • Inserito da stefano o il 04/08/2014 14:25:22

    La chiesa di Roma (mi rifiuto di definirla cattolica) attualmente rappresenta tutto quello che non mi piace: è conservatrice dove dovrebbe essere rivoluzionaria (la figura del sacerdote: Gesù si scagliò proprio contro la casta sacerdotale) e idealista dove invece dovrebbe essere realista mantenendo vivo il messaggio evangelico, senza compromessi con il mondo. Tra l'altro, a quest'ultimo riguardo, abbiamo già constatato nei decenni appena trascorsi che più la chiesa insegue il mondo, più le chiese paradossalmente si svuotano, proprio perché la gente non è stupida, e non si fa convincere da chi non è fermamente convinto neanche delle proprie idee, idee che dovrebbero essere perenni. Il Concilio Vaticano II (per quanto pastorale) e un *papa* del genere non sono altro che gli ultimi frutti di una tendenza che si era già manifestata negli ultimi secoli. È comunque un argomento troppo vasto per essere riassunto in questa sede, apprezzo tuttavia l'articolo e consiglio di leggere gli ultimi lavori dell'antropologa Ida Magli, in particolare i capitoli dedicati appunto alla chiesa. Dico solo un'ultima cosa: il moralismo di Bergoglio sugli esodi selvaggi di stranieri e il disprezzo ipocrita del denaro (tipico dei gesuiti) sono un dato inquietante, un dato che fa riflettere anche gli atei più attenti e che diventa intollerabile se pensiamo agli effetti ultimi che può provocare alla società odierna (italiana soprattutto), già ammalata di conformismo ed economicamente allo stremo.

  • Inserito da Carchia il 04/08/2014 14:08:12

    Grazie per la risposta signor del nero.

  • Inserito da domenico del nero il 04/08/2014 12:56:48

    Posso convenire con lei che la carne al fuoco era tanta, forse troppa e alcune questioni non sono state adeguatamente approfondite.D'altra parte questa non è una rivista teologica e non volevo correre il rischio di tediare il lettore. Mi consenta però di farle notare che: 1) Nella questione Emanuela Orlandi non c'è solo l'aspetto giuridico investigativo. I familiari stessi della ragazza hanno lamentato scarsa colleborazione della autorità vaticane e addirittura indifferenza nei loro confronti.La sensazione che nei sacri palazzi ci sia chi non ha detto tutto quel che sa è molto forte. Magari, per essere più preciso, avrei dovuto parlare di gerarchia. 2) Non ho mai detto che un papa- o chiunque altro - debba essere santificato per virtù politiche. Ho fatto solo un accenno veloce a un processo di santificazione insolitamente rapido, sopratutto se si considera l'esiguo numero di papi "santi.E ci sonostate anche perplessità di ordine teologico in materia. 3) la rinuncia di Benedetto; lei lamenta che ho messo troppa carne al fuoco; se avessi dovuto affrontare anche quel punto l'articolo sarebbe diventato un trattato. Dove poi lei legge il mio "disprezzo" per un pontefice che ammiro e ho amato molto e sul quale ho scritto più volte anche altrove e viceversa la mia "ammirazione" per uno che mi lascia perplesso ogni giorno di più .... mah, questo lo sa solo lei. Non è peraltro la prima volta che intervengo qui su queste questioni (anche se certo non tutti sono tenuti a sorbirsi tutti i miei articoli, ci mancherebbe!) ma se ha tempo, voglia e pazienza potrà rintracciare quelli pubblicati qui, che sono tutti facilmente reperibili. Cordiali saluti

  • Inserito da Carchia il 04/08/2014 12:18:31

    Errata corrige quando bacchetta BERGOGLIO apertamente per il suo stile "fricchettone", lasciando intuire sotto traccia però una inconsapevole ammirazione per il suo polso da generale d'armata;

  • Inserito da Carchia il 04/08/2014 12:15:02

    Signor del nero, seppure molti spunti del suo articolo siano condivisibili, lei tende a mettere troppa carne sul fuoco lasciando una parte bruciata e l'altra cruda. Alcuni esempi: 1) il caso di Emanuela orlandi non rappresenta una brutta figura per la Chiesa ma solo per la giustizia italiana. Di quella faccenda non e' stato fatto un mezzo centimetro di passo in avanti. Dapprima ci si e' affidati ad una pupa del gangster (l'amante del boss della magliana ritenuto da molti implicato nella vicenda) rintronata da troppi stupefacenti che ormai non distingue più la realtà dalle allucinazioni. E oggi si e' passati ad un individuo a metà strada tra uno dei personaggi del satiricon di Pasolini e l'ambiente di compagni di merende di pacciani: il leggendario telefonista ma forse no, pedofilo ma forse no, agente segreto ma forse no ecc ecc ma forse no. Una marea di libri, una marea di tesi, una marea di testimonianze. Risultati concreti: NULLA. Di tempo ormai ne e' passato tanto e le persone all'interno della Chiesa che avrebbero potuto sapere se ne stanno andando all'altro mondo per raggiunti limiti di età. In tutta questa storia dunque a perdere e' quella giustizia laica che avrebbe dovuto rendere testimonianza alle ragioni delle vittime. Quanto alla Chiesa: quella arcana e truffaldina in cui lei identifica il termine in questione ha fatto punteggio pieno perché e' riuscita astutamente nell'intento di farla franca; quella del corpo di Cristo che intendo io vede il caso di Emanuela orlandi come l'ennesimo mistero del male da issare sul groppone (uno in più in meno, non fa una gran differenza), ordinaria amministrazione. Nelle questioni di giustizia terrena, non esistono buoni e cattivi ma solo vincenti e perdenti. 2) La beatificazione di un servo di Cristo pontefice non viene fatta sulla base della sua efficienza storico-politica. Qui lei tende a sovrapporre il suo punto di vista politico (insofferente del liberalismo radical-chic social-democratico) con il punto di vista dell'azione pastorale della Chiesa. Una confusione che fa in quest'ambito ma anche in altri punti dell'articolo: quando parla del concilio vaticano ii; quando bacchetta apertamente per il suo stile "fricchettone", lasciando intuire sotto traccia però una inconsapevole ammirazione per il suo polso da generale d'armata; quando glissa su Benedetto liquidandolo, con du' frasette sparpagliate qui e li', come una sorta di vestale del buon gusto ecclesiastico (????) non pronunciandosi sul gesto della rinuncia, di fatto delineando sotto traccia un vivo disprezzo per una personalità che si lascia intendere inetta e insignificante perché razionalmente incomprensibile. 3) ad un certo punto lei fa un 'osservazione interessante: l'ambiguità delle parole e dell'azione pastorale del nuovo papa. Ma anche qui lei poi tende a farsi sopraffare dalle sue antipatie personali verso figure intellettuali appartenenti ad una determinata elite politico-culturale, e si perde per strada. Mi verrebbe da dire del suo articolo: le idee c'erano, le buone intenzioni pure ma si e' spesso uscito fuori dal seminato, perdendo di vista il succo della questione.

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