La giornata politica vista da Vincenzo Pacifici

Berlusconi e la lettera per riunire il centrodestra

di Vincenzo Pacifici

Berlusconi e la lettera per riunire il centrodestra

Silvio Berlusconi

Francesco Storace, nel riferire di colloqui avuti con Berlusconi, ritiene di poter concludere che “per ora [sono] poche le prospettive di progetto politico”. Ed in effetti la stessa impressione si ricava dalla “lettera per riunire il centrodestra” pubblicata sul foglio di famiglia. Le idee sono solite, il tono è come di consueto bonario ma generico, regna l’astrattezza e soprattutto domina la nebulosità delle prospettive.

Berlusconi apre rivendicando la competitività tra centrodestra e centrosinistra, da cui fa discendere la necessità di realizzare “un bipolarismo maturo, di tipo europeo, solo se il centrodestra è capace di darsi un assetto unitario” sui “valori che ci accomunano”.  Ben lontano dall’indicare le nazioni del nostro continente, che vivono sotto un sistema bipolare, invenzione tutta nostrana, addebita alle sommatorie numeriche la mancata realizzazione del “processo riformatore che il Paese si aspettava da anni”, non preoccupandosi neppure in questo caso di ricordare il taumaturgico “processo” prospettato ma non realizzato.

Nella seconda parte Berlusconi, si fa per dire, offre il meglio di sé, spiegando le tendenze centrifughe verificatesi all’interno della coalizione (quelle di Fini e di Alfano?) con “ragioni di metodo più che di merito”, senza che sia “venuta meno la condivisione di valori fondanti”. Non una parola poi di correzione e di spiegazione sulla collusione attuale con Renzi su una riforma marginale rispetto alle esigenze del Paese (ultimi dati spaventosi quelli sulla crisi del Sud con 14mila imprese scomparse nell’ultimo anno). Arriva a lodare la caratterizzazione "più moderna e dinamica nello stile e nel linguaggio" del bullo toscano, sorvolando sulla loro vuotaggine.

Individua “le ragioni della disaffezione di una parte [sempre più] significativa del centrodestra” nelle divisioni, nell’esasperazione dei particolarismi e nelle scelte di convenienza, senza ammettere gli errori compiuti nella selezione degli uomini e delle donne nominati, grazie ad una legge impopolare, alle Camere o designati alla guida degli enti locali. Prospetta quindi “non un cartello elettorale” “ma una piattaforma politica in vista delle prossime scadenze elettorali”.

Naturale e forte è stata la curiosità nel leggere i dettagli programmatici, indicati nella “centralità della persona, dell’uomo, del cittadino rispetto allo Stato, la richiesta pressante di uno Stato più leggero e quindi anche più efficiente, che imponga meno tasse e meno burocrazia e garantisca più libertà”.

Per una volta indubbiamente anche la Meloni darebbe ragione a Storace.

Intanto il giornale diretto da Sallusti continua lo sbeffeggiamento delle opposizioni con “la bufala colossale degli 8mila emendamenti” presentati alla riforma del Senato mentre nessuna critica al persistente metodo adottato dall’esecutivo di soffocare qualsiasi dibattito parlamentare con l’imposizione del voto di fiducia. E si continua a non poter parlare di “colpo di Stato” liberticida. 

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