Quando eravamo re

Balotelli invece di twittare delle apprezzate scuse ci fa capire che ci sta facendo un onore a essere italiano

La “Banda Prandelli” si è purtroppo dimostrata indegna della tradizione delle nazionali di Pozzo e Bearzot, quella di Lippi l'abbiamo tutti amata un po' meno...

di Riccardo Rosati

Balotelli invece di twittare delle apprezzate scuse ci fa capire che ci sta facendo un onore a essere italiano

Mario Barwuah twitta, invece che scuse, che ci ha fatto un onore a essere italiano e che loro, i negri, sono migliori di noi bianchi, poiché loro – scopriamo dunque con sorpresa che Balotelli, così afferma di chiamarsi, è il portavoce ufficiale di una fantomatica Unione Africana – “non abbandonano un fratello in difficoltà”. Scusate un secondo, ma Barwuah sta forse esprimendo un concetto razziale o forse persino razzista? Ma andiamo oltre.

L'Italia è stata davvero per secoli la Terra di Dio e non solo per la presenza, talvolta anche scomoda, della Chiesa, ma specialmente in virtù della grandezza della sua arte, storia e uomini. Son bastate solo tre  generazioni indegne, per ritrovarci a essere una copia degli USA, e del resto un fine esegeta della cultura gangsta come Barwuah è un epitome della moderna società statunitense: il nero pieno di donne, meglio se bianche, tatuato, con gli orecchini, tanti soldi e arroganza. Benvenuti nella Italia dei “nuovi italiani”, come gridava fieramente anni fa l'ora desaparecido Walter Veltroni.

In tutta onestà, non abbiamo creduto nemmeno per un istante che la Nazionale ce la facesse, con un nero in attacco, solo perché nero; d'altronde il suo mentore Prandelli si è apertamente schierato con il terzomondista Renzi, che rottama tutti, ma la Boldrini e Marino no, chissà perché? Forse ha intenzione di beneficiare dei voti proprio dei “nuovi italiani”, così da essere il Re Sole di questa triste Italia?

Siamo uomini di sport da sempre, praticato, ma anche studiato, amanti delle statistiche e della storia sportiva. In virtù di ciò, ci auguriamo che chiusa la umiliante, l'ennesima, pagina del calcio nazionale e prima di rituffarci nel campanilismo del campionato più brutto dell'Europa che conta, possiamo riflettere un attimo sul fatto che non si narrano mai le vere imprese dello sport italiano: dalla motonautica, alla danza sportiva. Eppure, sempre e solo pallone per noi. Tuttavia di italiani che hanno mietuto successi in tante discipline ce ne sono stati una infinità. 

Una chicca che pochissimi conoscono è, ad esempio, quella del mitico “Blue Team” del bridge: la favolosa e inarrivabile squadra italiana che si fregiò di 13 titoli mondiali (10 consecutivi!), 3 Olimpici e 12 Europei. Come nemmeno quasi nulla si sa del “karate eroico” degli anni ‘70 – ben diverso da quello coreografico-aerobico di oggi – una squadra, quella italiana, capace di tenere parzialmente testa, e a quel tempo ci si menava davvero sul tatami, ai maestri giapponesi in Giappone, ai mondiali di Tokyo (1973)!

Una cosa che lo sport insegna da sempre è che quando un paese è forte, esso trionfa anche nello sport e viceversa. A tal proposito, il tanto vituperato Ventennio di cose ne ha anticipate, come il mostrare la forza italiana attraverso i successi sportivi. Alle Olimpiadi del '32 a Los Angeles, l’Italia Fascista arrivò seconda nel medagliere, nemmeno a quelle di Roma del '60 facemmo meglio, giungendo terzi. La stessa “terribile” Italia Fascista che per la prima volta nella storia del nostro paese faceva fare sport anche alle donne, rammentiamo dunque come Trebisonda Valla, detta Ondina, fu la prima medaglia d'oro femminile italiana alla Olimpiadi, quelle di  Berlino (1936).

Come detto, lo sport è un termometro affidabile dello stato di un Popolo, e ora siamo diventati un mediocre paese anche in questo settore. E in passato? Fino a quindici anni fa, l'Italia era la maggiore potenza sportiva del pianeta. Stupore? Non parliamo solo dei successi olimpici, che ci sono stati, ma di tutto lo sport: dai World Games, dove siamo tuttora primi nel medagliere storico, alle discipline motoristiche, al paracadutismo, al biliardo, alla pesca sportiva, ecc. Malgrado la penuria di soldi e strutture, l'italiano ha sempre vinto, spesso in modo eroico, come nel caso delle Olimpiadi Invernali di Lillehammer (1994), dove una nazione famosa per il suo mare è riuscita nell'impossibile: battere la Norvegia nel suo sport nazionale e a casa sua, con la staffetta maschile dello sci di fondo. Questo eravamo e questo non siamo più.

La “Banda Prandelli” si è purtroppo dimostrata indegna della tradizione delle nazionali di Pozzo e Bearzot, quella di Lippi l'abbiamo tutti amata un po' meno; nonché del Grande Torino, dopo la cui tournée in Sudamerica vennero fondati molti dei principali club di questo continente.

Esiste un bel documentario sportivo a firma dell'americano Leon Gast e intitolato Quando eravamo re (1996). Racconta di un evento da vera letteratura sportiva: l'incontro di pugilato tra Muhammad Ali e George Foreman a Kinshasa (Zaire) nel 1974, dunque in Africa. Chissà se Barwuah lo ha visto, da portavoce del pensiero nero dovrebbe documentarsi su persone che hanno veramente mischiato in modo intelligente politica e sport, come il mitico Ali.

Temiamo che moriremo di bugie e non riusciamo mai ad avere il coraggio di gridare che: “il Re è nudo”. Barwuah andava osannato, poiché è uno dei tanti simboli della nuova società globale, ma chi sa di sport, e di calcio in particolare, non aveva dubbi sulla sua mediocrità tecnica. A noi non sarà purtroppo concessa la trincea della guerra, per lavare via le menzogne nel senso caro ai Futuristi. Quello che potevamo fare lo abbiamo fatto, ricordare che l'Italia pre-tutto: Europa, Renzi e Barwuah è stata per tantissimo tempo la regina dello sport mondiale, se visto nella sua globalità.



Il Tweet di SuperMariso

mb459

19 ore fa
Sono Mario Balotelli ho 23 anni e non ho scelto di essere italiano . L ho voluto fortemente perché sono nato in ITALIA e ho sempre vissuto in ITALIA. Ci tenevo fortemente a questo mondiale e sono triste arrabbiato deluso con me stesso . Si magari potevo fare gol con la costa rica avete ragione ma poi? Poi qual'è il problema? Forse quello che vorreste dire tutti è questo? La colpa non la faccio scaricare a me solo questa volta perché Mario Balotelli ha dato tutto per la nazionale e non ha sbagliato niente.( a livello caratteriale) quindi cercate un'altra scusa perché Mario Balotelli ha la coscienza a posto ed è pronto ad andare avanti più forte di prima e con la testa alta. Fiero di aver dato tutto per il Suo paese. O forse, come dite voi, non sono Italiano. Gli africani non scaricherebbero mai un loro " fratello" . MAI. In questo noi negri, come ci chiamate voi, siamo anni luce avanti. VERGOGNA non è chi può sbagliare un gol o correre di meno o di più. VERGOGNOSE SONO QUESTE COSE. Italiani veri! Vero?

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 26/06/2014 12:36:10

    Riccardo Rosati fa un excursus interessante sulle vicende italiche calcistiche legate alla Coppa del Mondo. Condivido tante considerazioni ma se vogliamo misurare dallo sport la forza di una nazione dobbiamo cambiare radicalmente e magari fare come gli australiani che a due anni buttano nelle piscine i neonati e proseguono. Mentre in Italia lo sport, a parte il calcio pallonaro, è una specie di elite e per proseguire bisogna arruolarsi nei vari rami delle forze dell'ordine o quasi. Quanto a Balotelli, non ho molta simpatia per il soggetto per il suo modo di giocare e di atteggiarsi, ma le responsabilità per la creazione del "personaggio" sono della stampa italica, quasi tutta, che si esalta per la sua muscolatura al momento del goal, con la solita maglietta che viene tolta. E' un esempio ma potrei continuare. Un'altra cosa: quando la smetteremo di collegare il calcio alle sorti e all'orgoglio di una nazione, che noi , purtroppo chiamiamo Paese?. Il Tricolore si sventola per altre cose e per altre imprese, non certo per l'Italia che gioca con il Costarica o con l'Uruguay. Nazioni queste con numero di abitanti inferiori al nostro e dove magari non esistono tre quotidiani sportivi e pagine e pagine e pagine degli altri giornali di informazioni , dedicate allo sport.

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