Impossibile fidarsi della giustizia

La Boccassini non poteva indagare sul caso Ruby, ma lo ha fatto!

Con troppa disinvoltura si distruggono personalità politiche e quel che è peggio vite di uomini qualunque e nessuno paga mai per gli errori, tranne quelli che non gli hanno fatti

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La Boccassini non poteva indagare sul caso Ruby, ma lo ha fatto!

Ilda Boccassini

Non c’è verso, prima o poi la verità viene lentamente a galla.

E ciò che sta emergendo dalle parole del Procuratore Generale di Milano avvalora ancora di più questo detto.

Nel caso Ruby sembrerebbe che la giustizia sia stata amministrata in maniera alquanto arbitraria e fuori dal rispetto dei codici e della giurisprudenza più spicciola, trasformando il tutto in una spietata caccia all’uomo, senza la minima esclusione di colpi mortali.

Pensate cosa può succedere a un cittadino senza il cognome Berlusconi… di tutto, proprio di tutto!

Può essere stritolato dalle spire letali della legge pur essendo totalmente innocente, ma non possedendo una struttura economica come quella del cavaliere, perirà ingiustamente di fronte alle false accuse di una Procura che non ti lascia difendere, che ti giudica già colpevole appena ricevuta la notifica della denuncia; che ti persegue per anni magari solo perché degli imprenditori disonesti hanno deciso di eliminarti.

Ma i magistrati non si pentiranno mai degli orrori perpetrati e, come nel caso di Berlusconi, mai parleranno per amor di verità, ma esclusivamente per evidenziare errori di colleghi dal momento che nella procura milanese si stanno azzannando come belve feroci.

Il CSM ha comunicato senza mezzi termini, per bocca del P.G. aggiunto che llda Boccassini " INDAGO' SU RUBY E BERLUSCONI, MA NON POTEVA FARLO".

E non poteva farlo solo perché non aveva incarichi per entrare in quel dibattimento e, pur sapendolo, si arrogò la pretesa di esserne la più alta propugnatrice.

Possibile che i colleghi della rossa paladina della legge non sapessero niente per tutto questo tempo? Ma sì che ne erano a conoscenza, sono venuti fuori adesso sol perché c’è in atto, presso la Procura di Milano, una vera e propria guerra tra magistrati e, quindi, vendette, ripicche e dispetti sono all’ordine del giorno.

Se quanto sopra non avesse fatto riemergere dalle putride sabbie mobili dell’omertà giudiziale simili verità, oggi continuerebbero a propinarci la fiaba del castello incantato della Procura Meneghina, stipata di emeriti gentiluomini e imparziali giudici.

Una volta di più una vicenda di malagiustizia che mostra senza ombra di dubbio che viviamo in un Paese ove le persone vengono giudicate non per il reato commesso, ma per le loro ideologie e appartenenza.

O semplicemente perchè non hanno i mezzi finanziari per difendersi.

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    3 commenti per questo articolo

  • Inserito da BEA il 08/05/2014 13:29:57

    Tutto questo processo è una farsa, un teatrino...

  • Inserito da ghorio il 08/05/2014 12:34:56

    Il problema è sempre quello: la riforma urgente della giustizia. Sulla magistratura, oltre ai privilegi, gravano anche gli atteggiamenti di "primedonne", in auge da Tangentopoli in poi, per colpa anche del mondo dell'informazione, che ha dato sempre grande risalto alle notizie giudiziarie. Vedo, ad esempio, le comunicazioni giudiziarie o l'iscrizione nel registro degli indagati. Personalmente rimango dell'opinione di un editoriale del bravo Salvatore Scarpino su "Il Giornale" sull'esigenza della " solitudine dei giudici", riferita ad agire, con approfondimento, senza la ricerca di mettersi in mostra.

  • Inserito da piccolo da Chioggia il 08/05/2014 12:11:34

    forse ilda la rossa (hennè)indagava così solo perchè nel collimatore c'era silvio il donnaiolo. non esagererei quindi sul fatto che i giudici se pigliano di mira un povero modesto cittadino lo squartano. loro squartano le bestie a pellaccia spessa. per fortuna diciamo poi noi. certo è possibile che squartino anche un povero cristo ma ciò credo sia improbabile. o non troppo probabile. non ho detto impossibile. ho detto improbabile che è altra cosa. però la garnero santanchè prese lei di mira ilda la rossa (in grazia dell'hennè)raccontando di certe sue storie boccaccesce e dicendo che ne aveva fatta una più di bertoldo. quindi direi che le due donne pacchiane hanno incrociato le lame. non di sciabole certo ma di coltellacci da osteria. summa summarum uno spettacolo non così esaltante ma di commediografi come Molière non è che ne nasca uno ogni decennio. ci si deve accontentare di quel che passa pel convento...

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