Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Josè Mourinho
Quando gioca una squadra allenata da Mourinho te ne accorgi anche se non sei un grande appassionato di calcio.
Poeti e narratori nel corso degli anni hanno descritto e illustrato questo sport nei rispettivi linguaggi, coltivando diverse concezioni del gioco del calcio, descrivendo tecniche, strategie e modellando imprese e miti autentici di campioni o creando dal nulla eroi del tutto immaginari, come Vampeta o Quaresma, conosciuto come la trivela, esplorando aspetti positivi e negativi di questa profonda passione.
La letteratura del calcio sopporta nei vari anni una costante trasformazione, seguendo i cambiamenti che investono varie attività atletiche, di marketing e tecniche, risentendo inevitabilmente delle variazioni dei sistemi di gioco e dei modi di mettere in campo una squadra a seconda delle metodologie, vedi l’Ajax di Cruijff, e del progredire delle tattiche (vedi le compagini allenate da Mourinho).
Con quest’ultimo ci troviamo immediatamente di fronte, come nella partita di ieri sera tra Atletico Madrid e Chelsea, a un diverso modo d'intendere l'esercizio fisico e la combattività, ove affiora in maniera coesa, organizzata e programmata l'opera di uno scienziato, con una sua lingua e cultura che si elaborano nel processo di sviluppo della complessa e predisposta sistematicità, che diviene parte fondamentale delle diverse sfere della tattica, sia pure con regole non omogenee nelle sue diverse interpretazioni.
Insomma, l’Atletico ha avuto il pallino del gioco per quasi tutta la partita, ma l’allenatore del Chelsea aveva già programmato che la sua squadra uscisse dallo scontro con un nulla di fatto; e così è stato, uno 0 a 0 che non sancisce il sicuro passaggio alla finale, ma lo favorisce non poco.
Se lo s’inquadra con il teleobiettivo lo si può definire allenatore o mister che dir si voglia?
No di certo! Egli, infatti, mostra l' aplomb di un banchiere, l’altezzosità di un intellettuale, il carisma di un ricco playboy e il cipiglio misterioso di un divo di Hollywood.
Ma, è proprio questo che lo differenzia dal resto del circo Barnum del calcio; che lo contraddistingue da un Capello, sempre mortalmente ripetitivo, da un Guardiola, sempre mortalmente monotono, da un Conte, sempre mortalmente arrogante, da un Ancelotti, sempre mortalmente pacioccone…
Preceduto da caterve di dicerie prima di vincere tutto con l' Inter e invidiato dalla categoria alla quale appartiene, riesce a smuovere plotoni di giornalisti e di telecamere ogni volta che apre bocca. Quando giocano le sue squadre milioni di taccuini sono in agguato, i fotoreporter si presentano a grappoli: viene da pensare perché tutto questo movimento; poi lo guardi e capisci tutto!
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