Editoriale

Tecniche di sopravvivenza al conferenziere noioso

Ricordate che è una guerra e soprattutto che l'ha cominciata lui e voi avete il diritto di difendervi

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

on dirò il nome dell’ennesimo peccatore, né il luogo dove si è svolto il “misfatto”, tanto nulla cambia visto che lo stesso “delitto” si ripete costantemente in molti luoghi diversi.

Il “crimine” è quello preferito da una particolare categoria di personaggi definiti per lo più “conferenzieri”. Costoro, sempre più spesso, appartengono alla nefasta categoria dei “docenti in pensione” che, dimentichi da ere immemori, di quando sedevano dall’altro lato della cattedra, ritengono di avere qualcosa da dire all’umanità di talmente fondamentale e necessario da dover ammorbare l’uditorio e la platea dei presenti con interminabili, noiose, monotone e monotonali, ripetitive dissertazioni sull’argomento della loro relazione. Sono coloro che parlano – per lo più ripetendosi – per quasi o oltre un’ora laddove un buon “divulgatore” farebbe lo stesso – con migliori risultati – in metà tempo.

In genere tali “conferenzieri” si beano, affetti da eccesso di autostima e considerazione smodata del proprio “io”, del suono, dell’eco delle proprie parole che riverberano quasi sempre in aule semivuote, ignari di provocare crisi di narcolessia e talvolta epidemie d’orchite ai presenti, con l’unico risultato di allontanare l’uditorio da ogni futuro evento ove compaia la parola “conferenza”. Quando poi l’esimio relatore non ha facilità d’eloquio ricorre al più diabolico degli strumenti in suo possesso: la lettura!

Ed ecco che quello che forse – ripeto forse – avreste potuto leggervi da soli, comodamente seduti in poltrona con un buon brandy, diviene una trenodia monocorde fatta di citazioni, date, parole greche, latine, sanscrite e anche cufiche che tanto piacciono al docente aureferente ma molto meno a chi è costretto ad ascoltarle.

Gli stessi astanti che dopo un po’, scivolanti sempre più sulla loro sedia, cominciano a parlare con il vicino di cosa mangeranno quella sera a cena, del cane del loro cugino o comunque del tempo che fa. Il passo successivo sarà l’estrazione del cellulare con il quale cominciare una fitta conversazione di sms con la badante ucraina della propria prozia, per poi passare direttamente a scorrere le più frequenti insulsaggini su FaceBook. Intanto, imperterrito, il dottissimo relatore va avanti come un carro armato sulle trincee nemiche. E il nemico siete voi.

Qualche avventuroso più tecnologicamete avanzato poi, ha di recente scoperto quello “strano programma” che si chiama Power Point, ovvero secondo lui, il moderno succedaneo delle più obsolete diapositive meccaniche di qualche anno fà. Naturalmente non riuscendo a comprenderne le possibilità d’uso per migliorare la propria esposizione e renderla più interessante anche per il pubblico, utilizza Power Point esattamente con la stessa dinamicità e duttilità con la quale per anni si è battuto contro un proiettore di diapositive dal sonnolento scatto nella penombra della sala.

Con gli anni ho conseguito una discreta abilità nell’individuare precocemente i “criminali” della comunicazione al pubblico, quindi riesco a dribblarli con relativa facilità, ma in qualche caso, anche il mio “sesto senso”  può essere tratto in inganno e preso alla sprovvista. In questi casi, mi permetto di suggerire alcune tecniche di vera e propria sopravvivenza che vi permetteranno di uscire feriti, contusi e laceri, ma non morti, dalla sala ove si tiene la conferenza.

Andate innanzitutto premuniti di caramelle, quelle con la carta “scrocchiante”, che comincerete a “ciucciare” con malcelata soddisfazione dopo averle rumorosamente scartatate ed offerte ai vicini. Anche i cioccolatini vanno bene. Procurate di avere sul cellulare un giochino idiota ma dotato di amplia sonorità, in caso attivatelo e cominciate una furibonda partita. L’importante è che non vi facciate distrarre da ciò che dice il “conferenziere”. Voi andate avanti imperterriti come Leonida alle Termopili! Un eccellente strumento di dissuasione è qualsiasi giornale o rivista – consiglio le Free Press o Cronaca Vera -  se estratto dalla tasca e letto con interesse proprio durante la relazione dell’inclito docente in pensione. Eccellente arma di contrattacco è l’Ipod. Con le cuffiette inserite potete cominciare ad ascoltare i vostri brani musicali preferiti badando però di tenere il ritmo in maniera evidente.

Insomma è una guerra, siete voi contro di lui, ma ricordate che è “lui” che ha cominciato! Voi avete tutto il diritto di difendervi, contrattaccare e colpire a vostra volta, dacché siete in posizione di svantaggio tattico.

L’ultima risorsa è la fuga. Sappiate che, in questo caso, la fuga è onorevole e vi permetterà di assestare un colpo esiziale al nemico, purchè fatta con le seguenti tecniche degne di un bushi dell’età Tokugawa.

Alzatevi con un solenne sbuffo, o stiracchiandiovi, mentre indossate il cappotto, impallando così il relatore e gli astanti. Se siete dei cuori impavidi, mentre vi rimettete il pastrano, potete sviluppare un sonoro sbadiglio senza mai distorgliere lo sguardo dal relatore parlante. Questo li innervosisce.

A quel punto con gesto sprezzante, quasi derviscico, ruotate su voi stessi e attraversate la sala semideserta di auditori sonnolenti e uscite rumorosamente sbattendo la porta.

Meglio se lo fate da un’uscita di emergenza che hanno il maniglione antipanico più rumoroso. Se poi ancora, una volta all’esterno, qualche finestra dell’aula è a portata di voce non esoneratevi dall’esclamare un sonoro “eccheppalle!!!” nella speranza che esso arrivi con forza all’inclito conferenziere che tanto, starà ancora parlando o leggendo, tronfio della propria esistenza ed ignaro di tutti gli altri.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Claudio lanzi il 14/04/2014 12:18:48

    perfetto, preciso, evidente. C'era una volta un orsetto-portachiavi, che si comprava dai cinesi. L'ho cercato tanto ma ora non si trova più. Simulava un "russamento" catastrofico, con apnee e gorgoglii: un capolavoro. Si può lasciare mimetizzato dietro una poltrona. E' realmente straordinario. Se poi si riesce a dislocarne due in punti diversi della sala l'effetto è sicuro e oltretutto rallegra l'atmosfera.

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