Editoriale

Una nuova speranza per la cultura

Edoardo Sylos Labini ha finalmente detto che sulla cultura si deve investire e che a destra è mancata una politica culturale, speriamo lo ascoltino

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

ono convinto che dalla cultura possa partire il rilancio del nostro paese. Bisogna superare ogni pregiudizio verso gli attori di centrodestra. Finora - ammette - la destra non si è distinta per l'attenzione alla cultura, ma solo perché è mancato un referente politico". 

Sono parole che ci sono piaciute e ci piacciono. Sono parole di coraggio nelle quali vogliamo rispecchiarci, con la speranza che, come è successo purtroppo sempre, le cabale interne del partito, le consorterie politicanti dedite soltanto al mantenimento del proprio potere, non si mettano, ancora una volta, a remare contro.

Sono le parole che ha detto qualche giorno fa Edoardo Sylos Labini.

È nota la mia continua e persistente critica all’operato culturale del centrodestra, sia su queste pagine elettroniche sia altrove – lasciamo stare la destra che non è cosa – negli ultimi  decenni. Il nulla, il vuoto pneumatico e siderale, il gelo quasi assoluto. Il centrodestra è, culturalmente, il peggior nemico di sé stesso, favorendo, da sempre la gestione onnipervasiva culturale italiana da parte della Sinistra, con il suo sistematico disinteresse, non soltanto nei confronti di tutto ciò che riguarda la Cultura ma neanche sapendo utilizzare al meglio le proprie intelligenze, più o meno organiche. Ecco che, l’ho detto e scritto più volte, si è voluto lasciare che la sinistra spadroneggiasse e devastasse un paese, senza mai intervenire, anzi impedendo a chi sarebbe stato in grado di “ben fare” essendo dotato di capacità di pensiero. Invece niente. Niente per decenni.

Ed ecco ignorare i Cardini, i Guerri, gli Zecchi, gli Sgarbi, i Daverio, i de Turris, i Buttafuoco, i Veneziani e tanti, tanti altri. Troppo “liberi”, troppo “ingestibili”, troppo “anarcoidi”. Forse sì, in quanto dotati di capacità, autonomia intellettuale, competenza e una sana dose di coraggio nell’andare “contro corrente”. Forse è anche per questo che noi in televisione vediamo solo gli Augias, i Cacciari e l’informazione culturale la fa Fabio Fazio.

Un centrodestra che si è distinto per la sua pressochè assoluta disattenzione ai nostri Beni Artistici, alle Arti, a tutte le arti. Che non ha mai voluto comprendere che la “ricchezza” del paese sono le sue bellezze e ciò che secoli di civilità e d’ingegno ci hanno lasciato in eredità creando anche un vero e proprio “fondo” che se fosse stato fatto fruttare economicamente avrebbe, da solo, risanato la quasi totalità del bilancio dello Stato. La Cultura, lo imparino una volta per tutte nel centrodestra, non è secondaria né subordinata alla Politica, semmai è vero l’opposto. Cultura non utilizzata affatto come veicolo e strumento “politico”, non usata se non in orari vampireschi sui canali televisivi o relegata a trasmissioni radiofoniche “di nicchia” come riempitivi di palinsesto. Non è vero che la Cultura non paga, lasciamo che sciocchezze simili le dica Obama, invitando i giovani a intraprendere carriere alternative piuttosto che “studiare Storia dell’Arte”. Infatti in Italia lo hanno preceduto e ne hanno tolto l’insegnamento scolastico. La Musica per noi è soltanto “X Factor” e lasciamo perdere quello scempio che viene perpetrato da decenni nel teatro e nel cinema, tanto da noi contano esclusivamente i Benigni ed i Sorrentino.

Dal momento però che, sono un inguaribile romantico, e continuo a voler credere che esista ancora una possibilità catartica per questo paese devastato dall’incompetenza, dall’ignoranza e dall’arroganza – e purtroppo non soltanto quella sinistrorsa – adesso voglio aver fede che qualcosa si possa fare, che venga lasciato fare chi sa fare. Insomma voglio – un’ultima volta ancora - credere in una “nuova speranza”.

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    3 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 29/03/2014 18:00:09

    Anche se non sono militante di destra o, meglio, centrodestra, da ragazzo mi sono formato sui giornali e riviste di quell'area e quindi mi sento particolarmente legato. Condivido le considerazioni di Piccolo da Chioggia, esperto e, per quanto mi riguarda, critico letterario di vaglia. Quanto alla speranza espressa da Dalmazio Frau, sulla base della dichiarazione di Edoardo Sylos Labini, mi associo. Quello che è certo è che i cosiddetti intellettuali di centrodestra sono dei solitari e tutti pronti a ritirarsi sotto le tende. Basta guardare quello che scrivono i giornali dell'area che spesso si dimenticano gli anniversari di scrittori e grandi giornalisti. Addirittura abbiamo letto di proposte di nominare senatore a vita Eugenio Scalfari. La decadenza per il vero è arrivata, in particolare, negli ultimi 15 anni, dopo la chiusura di'Italia Settimanale", diretta da Veneziani, poi "Lo Stato" e la fusione con "Il Borghese" diretto da Feltri, poi fallita non si sa perché. Non ho mai compreso, per esempio, perché i giornali di area non abbiano valorizzato Claudio Quarantotto, critico cinematografico di vaglia e fine letterato. Tra l'altro direttore del mensile "La Destra", nato dalla costola de "IL Borghese, vicino al grande Prezzolini,etc.". Se Quarantotto fosse di sinistra avrebbe trovato spazi immensi, mentre vedo che la sua firma, non se per sua scelta, non appare più da nessuna parte. Potrei continuare con altri nomi ma nell'area di centrodestra manca la valorizzazione di firme illustri, cosa invece che viene fatta a sinistra, dove si applica l'unione delle "confraternite" con l'obiettivo di far credere che la vera cultura sia in quell'area. Si cambia: ben venga questo cambiamento e la speranza è grande, da parte di una vasta area.

  • Inserito da piccolo da Chioggia il 29/03/2014 13:05:36

    Sgarbi. arrivo a lui che avevo tralasciato nel commentario sotto. abusa del turpiloquio. va benissimo in alcune occasioni ma deve anche rendersi conto che da lui qualcuno si aspetta la comprensione che non tutti quelli che ti appaiono nel greggie sono in realtà pecore zoppe. inutile allora criticare su questo punto Grillo e suoi allievi se poi si tace sul brillante Ferrarese. il turpiloquio in letteratura se lo può permettere solo un Céline perchè sa dosare le sua derive sboccate e in realtà controllatissime con tratti di intensa poesia oltre il tempo lo spazio e le contingenze. il grande Bretone-Normanno aveva poi a disposizione una cosa che Sgarbi non ha: aveva una lingua così fine e duttile da rendere eleganti e spogliati di qualsiasi immagine spiacevole tutte le dure necessità che seguono l'ingurgitare "vivande et aqua". è questo un indiscutibile primato francese linguistico. da noi il turpiloquio, a parte qualche felice allusione in Papini o Machiavelli o Dante scade subito nella più goffa volgarità. anche semplicemente musicale. un altro che ha usato il turpiloquio continuo era Charles "Hank" Bukowsky. ma anche qui son necessari degli altolà: l'inglese di Hank è letteratissimo e a volte pare calcato musicalmente sull'argot di Céline, del quale "Hank" era devoto ammiratore. quando Vittorio da Ferrara scriverà qualche bel racconto alla Bukowsky o alla Leon Bloy potrà permettersi ogni nturpiloquio televisivo e telefonico alla radio come vuole. ma per adesso l'impressione che lascia dopo certe sue conversazioni, che fanno subito ridere ma nemmeno troppo, è un po' penosa.

  • Inserito da piccolo da Chioggia il 29/03/2014 12:17:04

    è un panorama devastato senza nemmeno le belle rovine romane o elleniche, ombreggiate da qualche vetusto albero di bockliniana memoria. che un popolo abbia ormai in televisione come araldi della cultura i nomi di conduttori e opinionisti quali quelli qui elencati da Dalmazio Frau è indice che si avvia alla contemplazione d'un mondo di rovine. Augias che commenta? cosa? ci legge lo Sheakspeare? Fazio bela come la pecorina che pascola nei giardini ellenici vegliati dalle erme di Teognide e Saffo. Benigni è fantastico quando descrive i fagioli che bollono nel fiasco. questa forse la sua performance più riuscita. sull'altro versante mettere Buttafuoco a lato di Veneziani, Cardini e Zecchi è forse un po' eccessivo. è un bravo giornalista. a volte riesce ad essere pure poetico, ma per il resto disperde il suo talento in chiacchere estemporanee ed in polemiche da donnicciole nel cortile. se assumesse un po' di più la serietà del rango che crede di avere, ma che in realtà non ha, non farebbe male. Guerri è uno dei nostri Canaponi direttivi ma mi spiace dire che il suo libro sul D'Annunzio carnale poteva lasciarlo nel limbo delle sue individuali fantasie. è un libro ignobile semplicemente e senza appello. mi chiedo: ma chi lo voluto al posto che era stato della brava Anna Maria Andreoli la quale ha scritto una biografia del Pescarese di ben altro spessore e dignità? su Veneziani: devo pregarlo in ginocchio perchè ogni tanto scriva qualche linea anche per noi piccoli ovvero minimi Giangastoni di Totalità? dieci linee ma ogni tanto che incoraggino chi scrive e commenta dopo aver letto a fare bene. a dare alla nostra rivista un tono sempre più elevato e che ci renda consapevoli che stiamo svolgendo un duro ma necessario ufficio: quello di non far cadere nell'oblìo una letteratura indipendente alle facili sacrestìe che ha avuto Guareschi, Soffici, Prezzolini, e tanti altri nelle sue fila... Cardini: è affogato nella storia magistra vitae però quando ci racconta della sua fanciullezza nella campagna fiorentina e delle sèggiole impariamo sempre qualcosa che non sapevamo ed è bello sapere. se si facesse vivo con dieci linee ogni tanto non è che gli cadano anche i capelli della corona ippocratica... e il nostro bolscevista Sangiuliano che fa? medita la rivoluzione coi suoi fantasmi? gioca a scacchi con Gorkij? un salutone a tutti. e cucù ai buribunchi televisivi.

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