Furto nella zona archeologica più nota

Pompei non è un passato remoto

Il mandante potrebbe essere uno straniero semplicemente perchè in genere, da sempre, gli italiani facoltosi hanno dimostrato di impipparsene bellamente delle opere d’Arte

di Dalmazio Frau

Pompei non è un passato remoto

Pompei, lo dico a beneficio dei nostri politici che si occupano di Beni Culturali, non è una parolaccia. Però lo diventerà.

È di poche ore fa la notizia relativa all’ennesimo furto avvenuto nella zona archeologica più nota e nel contempo trascurata d’Italia. Raccontavo oggi a mia moglie – archeologa – di quando la madre di un mio compagno di classe, al liceo, si portò via indisturbata una parte di affresco proprio da Pompei, e quando lo vidi io si era nel 1979! Altri tempi. Be’ sì, anche perché la signora in questione, di buoni gusti in fatto di Arte, le deve essere riconosciuto, si era anche precedentemente portata in casa, a mo’ di souvenir, un candelabro medievale da una chiesa toscana inopinatamente incustodita, un capitello romano utilizzato come base per un tavolo da salotto e alcune anfore romane, queste ultime di nessun valore va anche detto. Insomma non prendiamocela con il povero Scajola che sarà pure distratto sulle sue questioni immobiliari, ma non ha fatto diversamente da una marea di turisti balneari dotati di gommone. In breve, tutto questo per dire che i furti a Pompei, e non soltanto, sono all’ordine del giorno, avvengono da decenni per non dire da secoli, basti ricordare - come mi suggerisce saggiamente mia moglie - che le tombe etrusche venivano “tombaroleggiate” già dai romani e gli stessi egizi non scherzavano in merito, e non vi è alcun modo serio ed efficace – almeno finchè non si adotteranno misure drastiche, pesanti e definitive – per impedirlo. Ancora questo evento ha dimostrato l’inutilità delle telecamere e di altri sistemi di sorveglianza. Mi auguro piuttosto che il reparto specializzato in furti di opere d’arte, invece, riesca ancora una volta a operare al meglio come suo solito e recuperare la refurtiva.

Voglio però fare uso ancora una volta dell’”arma del paradosso” e “difendere” il ladro. Innanzitutto questo ultimo furto – in ordine di tempo perché domani o dopo ne seguiranno certamente altri – deve essere stato eseguito su commissione, al contrario dell’estemporaneità nell’agire della madre del mio ex compagno di scuola.

Dicevo che, paradossalmente, è pensabile ritenere che adesso la parte di affresco sia almeno egregiamente custodito in casa di qualcuno che lo sappia apprezzare e conservare meglio di quanto sarebbe avvenuto se lasciato all’incuria di coloro che sono stati incaricati della sua conservazione.

Magari è un collezionista texano che se ne pavoneggia usandolo al posto delle troppo stantie “collezioni di farfalle” con le sue Conigliette, o qualche Lord con castello sulle Highlands che lo mette in una teca a fianco dell’Arca Perduta e del Sacro Graal.

Ritengo il mandante sia uno straniero semplicemente perchè in genere, da sempre, gli italiani facoltosi hanno dimostrato di impipparsene bellamente delle opere d’Arte. Non mi risulta che nessun politico di centrodestra, centrosinistra sinistr’, abbia mai visitato gli Uffizi, il Poldi Pezzoli o il Museo Pigorini. Sbaglio?

Certo, questo genere di “esproprio estetico” non deve diventare una giustificazione né una prassi, altrimenti se ogni turista si portasse via un pezzo di mosaico, un lacerto d’affresco, una scultura o altro, in breve avremmo soltanto il ricordo del nostro patrimonio artistico.

Il furto di opere d’arte come qualsiasi altro, resta un’esecrabile azione, ingiustificabile sicuramente, ma in un’ottica paradossale e intellettualmente provocatoria, questa operazione ha posto in salvo qualcosa che probabilmente avremmo potuto perdere. La realtà del furto è che nel contempo priva la società a vantaggio di un singolo del godimento di un bene estetico. Insomma, il dilemma è: meglio salvato ed in mano ad un misterioso compratore che ne gioisce egoisticamente, ma non lo fa deperire, o meglio sarebbe lasciarlo alla vista di tutti ma destinato a una brutta fine per disattenzione ed incuria?

Non saprei dare una risposta. So però che il piccolo pezzo di affresco che campeggiava in bella mostra nella sala della villa appartenente alla famiglia del mio vecchio compagno di classe, era tenuto benissimo, in grande cura, rispetto ed ammirazione, pur non essendo costato praticamente nulla.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da piccolo da Chioggia il 19/03/2014 10:07:07

    come le lettrici e i lettori possono notare sono in prima linea a leggere Dalmatius. ieri ho addirittura imparato un poco chi era Silvano Panunzio di cui avevo udito forse il nome ma se non v'era la recensione del Nostro campa cavallo che me ne interessavo. la madre del suo compagno di classe vorrei conoscere. il candelabro lo adatterei o con una lampada o con una bella lucerna ad olio o alcool, alludo a quelle dell'esercito germanico che facevano l'ufficio e di scaldino e di lucerna per i poveri soldati nell'inverno russo. andrebbe bene per quando decido di staccarmi dalla corrente elettrica in grazia d'una batteria solare sul tetto. un quadratino di affresco romano: per chi conosca il piccolo magnifico museo della civiltà di Este a pochi chilometri da Chioggia, è superfluo dire della bellezza delle pitture parietali o dei mosaici romani. che belle scene arcadiche! giardini con i meli il fiore, motivi avicoli di decorazione dappertutto, un monte irto in lontananza che alberga un tempio a mezza costa e una fonte. e che bella doveva essere il paesaggio boscosa di quel lontano millennio! oggi solo grattacieli e asfalti. e anche le anfore: ne avessi una io di quelle senza valore! appesa fuori dalla finestra e variegata di fiori...fra due dì è primavera, rammento. qui tempo di nuovo nuvoloso ma nell'aria fredda vedo i gabbiani agitare le ali. sono incuranti delle nostre miserie e mi sembra che vogliano muovere l'aria con i loro candidi remi per preparare le traiettori gioiose delle rondini. forse già in viaggio. mi improvviso filosofo: esiste anche una vita esterna a noi. e questo lo sa anche La Palisse. ma questa vita è indipendente e ordinata dai suoi Dei. da Numi che non volgon la protezione e lo sguardo a noi ma ad altre entità. ora vegetali, ora della fauna. non si curano di noi. hanno altri uffici. serve saperlo.

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