Editoriale

Pietre che restano e pietre che rotolano

Il problema della Roma non sono i Rolling Stones al Circo Massimo, ma l'incuria costante e il bus che non passa mai

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

uesto paese, realmente, ha come impegno costante e primario l’occuparsi di questioni del tutto secondarie, quando non insignificanti, come ha mostrato il “caso ArmaLite”.

Soprattutto ciò avviene nel campo della Cultura. Per decenni si dimenticano alcuni tra i più importanti resti archeologici e artistici lasciandoli decadere e poi, all’improvviso, ci si riscopre depositari di immensi valori storico-artistici da difendere.

È adesso il momento dei “Rolling Stones al Circo Massimo”. È notoria la mia disistima dell’attuale sindaco della Città Eterna, che essendo tale resta, mentre lui, prima o poi, più prima che poi, passa; ma questa volta, anche se con il consueto tono un po’ “isteroide”, Marino non ha commesso danno.

Poche settimane fa, ricordo che proprio in quel sito, un “artista contemporaneo” si è dimostrato un “geniale umorista” collocando, senza alcun permesso, un’”installazione” di parecchie tonnellate e svariati metri quadri che è stata “notata” dai Beni Culturali e dalla Soprintendenza soltanto molto tempo dopo e allora rimossa.

Probabilmente dagli stessi che adesso sollevano una diga di scudi a mo’ di Falange Macedone per difendere il “sacro suolo” del Circo Massimo dalla furia barbarica dei Rolling Stones e dei loro seguaci devastatori.

Innanzitutto continuo ad invitare chi di dovere a passare più sovente in prossimità del sito così forse si potrebbe rendere conto di come sia attualmente “il fossato”. Poi si ricordino, tutti gli improvvisati difensori delle nostre eredità artistiche e storico-museali, che quell’arena era appunto utilizzata alcune decine di secoli or sono proprio per gli spettacoli, e non sarà certo l’ennesimo di adesso – perché ricordiamo che Jagger, Richard & C. non sono né i primi né gli unici a calcare quel terreno – che metterà in pericolo le antiche pietre. Se i Pink Floyd hanno suonato a Pompei lasciando invece che a distruggerla ci pensasse l’incuria dello Stato Italiano ed il disinteresse di alcuni suoi amministratori, i Rolling Stones possono benissimo tenere il loro palco nell’area del Circo dove sono per altro già passate le orde dei tifosi calcistici e quelle ancora più pericolose dei fan politici e sindacali.

Insomma, vogliamo utilizzare il tempo - lo dico sempre a chi di dovere – per occuparci di cose importanti soprattutto inerenti alla valorizzazione e alla salvezza di ciò che abbiamo in larga copia, di bello e prezioso?  È un lavoro improbo e faticoso, mi rendo ben conto, comporta dedizione, studio, presenza ed “assenza” nel medesimo tempo, non è roba per tutti, non sono sufficienti le lauree perché si necessita di un dono che a pochi è dato, si chiama “buon senso”.

Non saranno le folle plaudenti degli Stones a distruggere i beni archeologici di Roma, mi atterriscono di più l’insipienza e l’ignavia culturale dei suoi amministratori, passati e presenti. La maleducazione congenita relativa al Bello, che alberga ormai liberamente nelle nostre scuole di ogni ordine e grado, dovuta ad insegnanti “impiegati” e “passacarte” però rigorosamente “non revisionisti”. È l’”abitudine”, la superficialità, il “disinteresse”, che devastano il nostro patrimonio, se poi gli uniamo spesso un’incompetenza ed una miopia di proporzioni inusitate abbiamo il perfetto quadro della situazione. Ci si preoccupa dei danni che potrebbero portare alcune decine di migliaia di spettatori ad un concerto rock mentre ogni  giorno scompare qualcosa dall’Appia Antica, mentre i visitatori stranieri alle Catacombe di San Sebastiano vengono abbandonati per ore in attesa che passi un bus, anzi IL bus che collega il centro con l’importante sito archeologico.

Non sono le folle che ascolteranno “Simpaty for the Devil” a gettare una cattiva immagine sulla città, lo sono invece le fila di abusivi extracomunitari che fanno i finti Guru o le Statue Viventi a pochi passi dai Fori Imperiali.

Comunque passerà anche questa. Passerà Obama, la canonizzazione di due papi, passeranno anche i Rolling Stones, passerà Ignazio Marino ma ciò che non passa sarà sempre il bus per i poveri turisti stranieri diretti alle Catacombe di San Callisto.

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    4 commenti per questo articolo

  • Inserito da Roberto il 18/03/2014 13:41:06

    Arguto ed incisivo, come al solito.

  • Inserito da Dalmazio il 18/03/2014 12:57:43

    Ringrazio l'amico Chiozzotto che non baruffa ma ragiona argutamente per tanta cortesia e comunque gli auguro che gli Dei Capitolini lo grazino in sua vita di poter vedere l'inclita Urbe con le sue macerie.

  • Inserito da piccolo da Chioggia il 18/03/2014 11:04:16

    leggendo Totalità ci si attende in effetti anche la cura particolare dello stile e della lingua. il nostro magnifico latino in veste di Dio fanciullo viene già percosso da tanti e piange lacrime silenziose. poi anche i professori ci si mettono e qualificano Soffici, Papini, Guareschi nella sostanza di irrilevanti e sconsigliano di curar nuove edizioni o raccolte di lettere degli stessi alla Simonetta Maria Luisa. si chiude il cerchio e la Dea Minerva della favella si ritira, lei così bella, in uno scantinato. in una catacomba senza rito. nuda e sola.

  • Inserito da piccolo da Chioggia il 18/03/2014 10:53:24

    non sono mai stato a Roma. da Chioggia mi pare lontanissima. già andare a Padova o Udine mi pare un gran viaggio da programmare con cautela: clima, sbalzi di temperatura, dove si sbocconcellerà qualcosa, tutto ciò mi affanna. non devo per fortuna andare a Roma per motivi di devozione: Augusto imperatore dorme da più di mille anni e l'avo suo, Cesare armato cogli occhi grifagni medita insieme agli spiriti magni. per motivi spirituali andrei alla Verna. mi accompagnerebbe il burbero spirito di Papini. in compagnia di quello salvatico di Giuliotti mi farebbero passare delle belle avventure. sorseggiare ad una fonte di acqua mistica, farmi dare un pane da una pia e caritatevole donna della valle sperduta, osservare due anziani agricoltori che aggiogano i buoi all'aratro per dissodare un lieve nascosto declivio della collina. a Roma pei Rolling Stons non ci vo. li ascolto quasi mai ovvero mai. faccio finta di dire che li conosco per non far figure antidiluviane. Richards comunque ha scritto un'autobiografia non banale. Dalmazio scrive benissimo e mi fa veder Roma anche se non ci vado. se scrivesse più spesso le sue cronache sarebbe bello.

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