Giuseppe Pambieri nei non facili panni di Zeno Cosini

L’inetto dal romanzo alla scena: La Coscienza di Zeno al teatro della Pergola

Il canovaccio riprende gli elementi di novità che lo distinguevano dalle rappresentazioni ottocentesche

di Laerte Failli

L’inetto dal romanzo alla scena: La Coscienza di Zeno al teatro della Pergola

Il celebre attore e regista Giuseppe Pambieri (nel 2010 Pegaso d’oro - Premio internazionale Flaiano)  veste i non facili panni di Zeno Cosini , rivestendo   il ruolo del  personaggio protagonista con un velo ironico e allo stesso tempo meditativo. Il regista Maurizio Scaparro si propone di portare in scena l’opera sveviana come opera d’iniziazione e di scavo psicologico, rispettando così le caratteristiche proprie del romanzo. Sceglie allo scopo  lo storico adattamento che Tullio Kezich, che ne fu primo interprete,  realizzò per il teatro nel 1964.

Lo spettacolo  ha già riscosso successo al debutto nazionale al Teatro Carcano (MI) agli inizi dello scorso anno ed è stata seguita da una tournée di successi.  Adesso è il turno della Pergola e dei palati fini di Firenze, con esordio martedì 14 gennaio alle 20,45.

Oggi è necessario tornare a Svevo perché “sapeva guardare avanti” afferma Scaparro: “Non mi riferisco solo alla famosa immagine con cui chiude La coscienza di Zeno, quella profetica idea di un' esplosione nucleare. Dico che se si rilegge il romanzo attentamente, il profilo di quell'ornino di fumo, Zeno Cosini, prende forma dentro l'immagine di una città dominata dal commercio e dalla Borsa: le azioni salgono e scendono, la speculazione e i profitti segnano le vite e le vicende. A tutto ciò la letteratura era disabituata. La dimensione economica che cambiò la vita di Zeno Cosini, e dello stesso Svevo, è quella che sta cambiando adesso le nostre vite”

La vicenda è ambientata in una Trieste cosmopolita e mercantile ma anche crogiolo culturale della Mitteleuropa tra la fine della Belle Epoque e la prima guerra mondiale. La città rivive nei salotti, saloni, studi, luoghi d’affari dove di trovano poltrone, divani, tappeti, vetrate, doppi ingressi, sedie, tavolini, lavagne, pianoforte e violino nella scena ideata da Lorenzo Cutùli;  tra i bei vestiti delle signore e giacche e panciotti disegnati da Carla Ricotti e le note originali composte da Giancarlo Chiaramello.

Muovendo naturalmente da una seduta psicanalitica.  Zeno Cosini evoca i momenti salienti della sua vita (la morte del padre, l’amore non ricambiato per una fanciulla, il matrimonio di ripiego con una brutta ma “materna” sorella di lei, la rivalità con il cognato Guido - che muore suicida - la relazione extraconiugale con Carla). Fragile e inadeguato di fronte ai cambiamenti della società, pieno di tic e di nevrosi, si dichiara “malato”, ma la sua malattia è tutta di origine psicologica. Di fronte alla vita Zeno riesce però sempre a mantenere un atteggiamento ironico e distaccato (“La vita non è né brutta né bella, ma è originale”) che gli permetterà di capirla meglio e , quindi, di crescere; uomo nuovo in cerca di un modo di essere plausibile in un mondo che sembra sfuggirgli.

Pambieri dà al personaggio una dimenione più normale; i suoi difetti e le sue timidezze li ritroviamo in noi stessi e scopriamo anche, tutto sommato, che le nostre debolezze possono essere un elemento di vittoria.

Zeno riuscirà a vincere sulla vita e l’opera si conclude con un monologo molto bello e allo stesso tempo inquietante sulla brutalità e inquietudine che li a poco sarebbe scoppiata e avrebbe cambiato tutto: lo scoppio della prima guerra Mondiale, di cui quest’anno ricorre il primo centenario: un evento da ricordare ma non certo da festeggiare!

Il canovaccio riprende gli elementi di novità che lo distinguevano dalle rappresentazioni ottocentesche: il narratore esterno, voce anonima ed estranea al piano della vicenda si trasforma  in una “prima persona” che non presenta gli avvenimenti nella loro successione cronologica lineare, ma inseriti in un tempo tutto soggettivo che mescola piani e distanze. Nella sua opera più conosciuta Svevo affronta un viaggio nella mente umana, un percorso nella malattia e nella cura; ci parla dell’insoddisfazione e dell’inquietudine dell’uomo (il famoso “inetto”)  che si percepisce come corpo estraneo della società, fornendo il ritratto di un’epoca e, insieme, quello di un’umanità senza tempo.

Orario spettacoli: dal martedì al sabato: ore 20.45, domenica: ore 15.45. Lunedì riposo.

Prezzi biglietti interi: Platea: € 30, Posto Palco: € 22, Galleria: € 15

Personaggi e interpreti

            Zeno Cosini                                                               Giuseppe Pambieri

            Il dott. S./Giovanni Malfenti                                             Nino Bignamini

Il dott. Coprosich/Enrico Copler                           Giancarlo Condé

            Guido Speier                                                                         Francesco Wolf

            Luciano                                                                      Raffaele Sincovich

            La signora Malfenti                                                             Anna Paola Vellaccio

            Augusta Malfenti                                                     Antonia Renzella

 Ada Malfenti                                                                        Guenda Goria

            Alberta Malfenti                                                       Margherita Mannino

            Anna Malfenti                                                                      Silvia Altrui

Carla Gerco                                                               Marta Ossoli

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