Editoriale

Murales a Roma? No, Grazie!

Per fortuna il Mibac ha bloccato la dissennata proposta di fare imbrattare i muri degli argini del Tevere dall’artista sudafricano William Kentridge

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

e la siamo scampata bella!

Il Ministero dei Beni Culturali ha dato – fortunatamente per almeno una volta – parere contrario all’insensata operazione che si voleva fare sugli argini del Tevere in pieno centro storico.

Afflitta dallo sciagurato morbo dell’arte contemporanea e con la connivenza non particolarmente illuminata del Sindaco dell’Urbe – l’associazione che l’aveva proposta deve rassegnarsi a non far imbrattare i muraglioni dall’artista sudafricano William Kentridge con discutibili “murales” ad imitazione delle classiche immagini della Roma dei Cesari.

Sarebbe stato un ennesimo trionfo del brutto, del volgare e anche del pessimo gusto. Naturalmente il fatto che tutto ciò sia stato sponsorizzato dalla Sinistra è normale, meno lo dovrebbe essere il fatto che nessuno, almeno mi pare, a Destra si sia scagliato contro una simile ennesima nefandezza… ah già tutti troppo intenti a tenersi le poltrone sotto al culo - chi l’ha – oppure ad accapigliarsi per un simbolo che lascia il tempo che trova – oppure ancora, come il geniale ex ministro Giovanardi, a sostenere beatamente che il fatto che Pompei sia soggetta è crolli è cosa del tutto normale, vista l’eta più che millenaria del complesso. Ma sì dai! È roba vecchia, sono ruderi… una bella colata di cemento e via!

Quindi il fatto che da Sinistra sia stata proposta l’ennesima, risibile, operazione pseudoculturale in nome di una presunta “riqualificazione” di zona mediante l’arte contemporanea non mi stupisce più di tanto.

L’architetto Zevi dal canto suo lamenta così la perdita di un maestro del calibro di Kentridge… Io invece non mi lamento per nulla, anzi ne gioisco, preferendo invece avere una città con le opere di Raffaello e di Bernini. Mi stupisce che un uomo della “Cultura Visiva” quale l’eccellente Claudio Strinati abbia appaludito al progetto mentre, unico ad ergersi “tra le rovine”, non l’ha fatto Philippe Daverio che invece l’ha ritenuta operazione “kitch e priva di senso”.

Insomma, un’ennesima volta abbiamo assistito a quella volontà continua di imbruttire le nostre città con le presunte opere d’arte contemporanee invece che utilizzare fondi e risorse per restaurare e conservare ciò che vi è di bello e nobile.

Grazie a tutti, Sinistra e Destra comprese, me ne ricorderò alle prossime elezioni.

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