Editoriale

Dalla Grecia un copione già visto

Chi gioca con gli opposti estremismi?

Mario  Bozzi Sentieri

di Mario  Bozzi Sentieri

’ una storia già vista, quella drammatica che insanguina il suolo greco. Storia di  golpe fasulli, di arresti “preventivi”, di giovani di opposte fazioni politiche “usati” quali agnelli sacrificali, nel segno di oscure strategie. Anche nell’Italia degli Anni Settanta c’era chi, con tutta tranquillità,  immaginava colpi di Stato imminenti e dettagliati piani d’ assalto  alla Capitale. Alla farsa stile “Vogliamo i colonnelli”, film d’epoca  con protagonista Ugo Tognazzi, nei panni del casereccio golpista, seguirono purtroppo gli ammazzamenti ed i pestaggi reali. Il bilancio è noto. I nomi anche.

Per un terribile destino, una delle prime vittime degli “anni di piombo”, fu, in Italia,  uno studente ellenico, Miki Mantakas, giovane militante del FUAN, l’organizzazione degli universitari di destra, ucciso, nel febbraio 1975,  da un colpo di pistola sparato davanti alla sede missina di Via Ottaviano da due estremisti di sinistra.

La Grecia è destinata ad imboccare questa terribile strada ?

Ai primi di  settembre i giornali ellenici hanno iniziato a ventilare l’ipotesi di golpe, con la regia di Alba Dorata, movimento di estrema destra in vetta ai consensi elettorali.  A realizzarlo ambienti della polizia, “infiltrati” dal movimento guidato da Nikolas Mikalioliakos. Immediato  il cambio  al vertice della polizia, con le dimissioni “consigliate” ai due numeri due della sicurezza nazionale, rispettivamente il coordinatore per il centro Grecia e per l’area meridionale.

A metà settembre, l’omicidio del cantante rapper Pavlov Fyssas, compiuto da un militante di Alba Dorata, diventa l’occasione per una retata in grande stile che azzera i vertici del movimento di estrema destra.  Il leader del movimento Michaloliakos, insieme al portavoce Ilias Kassidiaris, i deputati Ilias Panaglotaros, Ioannis Lagos e al responsabile della sezione di Nikea, (quartiere di Atene) Nikos Patells sono arrestati in una retata che ha visto 36 ordini di arresto. L’accusa è di aver messo in piedi un’ organizzazione criminale, finalizzata anche all’assassinio politico. C’è chi dice che, in realtà,  l’operazione sia legata alle dimissioni minacciate dai diciotto parlamentari di Alba Dorata per provocare le elezioni anticipate, non volute dagli altri partiti politici.

Nei giorni scorsi il parlamento ellenico ha comunque votato un testo che sospendeva il finanziamento pubblico ad Alba Dorata. Il testo è stato approvato dalla maggioranza dei deputati (235 su 300). La nuova misura è stata proposta di comune accordo tra i partiti al governo e le opposizioni di sinistra e porta la firma del ministro dell’Interno Yiannis Michelakis.

Ora, è di venerdì scorso, ecco la notizia  dell’uccisione di due militanti di Alba Dorata davanti alla sede ateniese del movimento, ad opera di sicari “professionisti”, che hanno colpito con chirurgica precisione alla testa e al volto. Come si dice in questi casi, nessuna pista viene esclusa. Si guarda a sinistra verso i gruppi anarchici. Si parla  della Setta dei Rivoluzionari, ritenuta responsabile, negli ultimi anni, dell’assassinio di un poliziotto e di un giornalista, e del gruppo Lotta Rivoluzionaria. Ma – giusto per confondere   le idee – c’è anche chi denuncia le possibili commistioni tra Alba Dorata e gruppi mafiosi.

Siamo al regolamento di conti tra fazioni interne al movimento ? Anche qui cose già viste e sentite in Italia, dove – giusto per fare un esempio tra i tanti – l’assassinio di due militanti del Msi, Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci, all’interno della sede del partito a Padova, nel giugno 1974, venne, agli inizi, attribuito ad una “faida interna” (salvo poi  vedere condannati, nel 1991, un gruppo di brigatisti rossi, responsabili dell’azione).

Tutti agnelli (gli altri) contro il lupo neonazista (Alba Dorata) ? Senza nulla condividere delle teorie xenofobe  del movimento greco, non possiamo non sottolineare certe inquietanti similitudini con il nostro passato,  insieme alla gravità di un contesto socio-economico segnato da una crisi gravissima e dall’oggettiva difficoltà delle forze politiche tradizionali a dare risposte adeguate.

Soprattutto da lì, dalla consapevolezza della crisi della politica, incapace  ad interpretare i bisogni della gente,  può passare la soluzione all’emergere di movimenti come Alba Dorata, da una parte, e di forme di terrorismo dall’altra. Al contrario, cercare di rappresentare copioni già visti, almeno nel nostro Paese, rischia di aprire, per la Grecia,  una stagione di lutti  da cui sarà difficile uscire.

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