Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La battuta, l’arguzia di spirito non furono mai ordinari stratagemmi letterari in Oscar Wilde, il dandy per antonomasia, essi diventarono un preciso e originale stile di vita, l'estrinsecazione di un talento che seppe svelarsi in giusta dose in ogni occorrenza propizia.
Wilde dimostrò, in più di un’occasione, il suo pensiero che descriveva il mondo come un palcoscenico e, gli esseri umani, gli attori che lo calpestano.
A parte abbiamo omaggiato lo scrittore poiché nel 1854, il 16 ottobre, egli nasceva, e abbiamo parlato anche del suo viaggio in Canada e negli Stati Uniti che intraprese nel 1882, ove tenne una serie di incontri con argomento l’estetismo e l’arte.
Già allora si dimostrò genio di eccentricità, messa in
evidenza dal suo personale modo di vestire; se ne andava in giro con giacche di
velluto sovrapposte a camicie di seta pura, amava portare i capelli lunghi con
boccoli appositamente perfezionati da un esperto coiffeur e ritenne oltremodo scandaloso
che un barbiere di New York non fosse provvisto del ferro per ondulare la sua capigliatura.
Ma, l’elegante stravaganza dell’uomo si noterà, nel suo massimo fulgore, quando
arrivato negli Stati Uniti, di fronte ad un esterrefatto dipendente doganale
che gli riserverà la solita domanda che si fa a tutti gli stranieri: - Niente da dichiarare? Lo scrittore con aria distaccata gli risponderà: - I have nothing to declare except my genius. (Non ho niente da dichiarare se non il mio genio).
Un ingresso, dunque, teatrale e scenografico allo stesso modo.
A Wilde, infatti, la battuta non mancherà mai neppure in circostanze che per altre persone sarebbero state fonte di grande imbarazzo.
Questo suo modo di vivere si rifletteva anche sull’abbigliamento; per lui, come amava dire, “ il nemico numero uno del vestiario è la moda, una cosa talmente brutta che si doveva cambiare ogni 6 mesi”.
Del suo abbigliamento, che certuni consideravano eccessivamente stravagante, lo scrittore invece ne apprezzava la totale praticità e vestibilità.
Proprio sul vestiario si prodigò a organizzare vari convegni senza, per altro, riscuotere successo, e molti di essi furono disapprovati persino dalla stampa.
Oscar Wilde era una mente libera e, molto, ironica, in ogni
circostanza, anche se la critica non lo vedeva di buon occhio.
Esemplificando, una volta, a una festa, annoiato dalle tante, troppe
chiacchiere, avrebbe dato un occhio della testa per fumarsi in santa pace una
sigaretta.
La padrona di casa, constatando che l’ abat-jour di una lampada emanava del fumo per autocombustione disse: - “Signor Wilde, per favore spegnetela, sta fumando.”
E lui:- Beata lei (che fuma).
Lo scrittore, come sappiamo, patì anche le pene della galera,
ma nonostante ciò, non perse mai la sua fine arguzia.
Quando fu scarcerato, decise di adottare uno pseudonimo, Sebastian Melmoth, ma appena approfondiva la conoscenza del suo
interlocutore, dopo un attimo voleva farsi chiamare con il suo vero nome.
Frank Harris, biografo
e amico di Wilde, racconta che il letterato durante una conversazione con una
persona conosciuta da poco che insisteva nell’appellarlo Mr Melmoth, lo sollecitò
a smetterla, in questa maniera: - Chiamatemi
Oscar Wilde, Mr Melmoth è uno sconosciuto.
L’altro, allora, cominciò a scusarsi più volte, affermando che credeva che
quella fosse la volontà di Wilde, il quale subito ebbe a spiegare:- O no, mio caro. Uso il nome Melmoth esclusivamente
per risparmiare al postino di arrossire, così da preservare la sua modestia.
Quest’ultima sua frase ci fa ben capire chi fosse Oscar Wilde: una sapiente miscela di genio, sregolatezza e profonda ironia.
E fu così fino alla fine dei suoi giorni, quando in quel di Parigi, quasi distrutto dalla malattia e ormai totalmente privo di mezzi per sostenersi, aiutato da alcuni amici, chiese loro una cassa di champagne, un lusso che certo non avrebbe potuto permettersi sia a livello fisico che economico.
Con arguta amarezza si rivolse ad uno di loro e gli sussurrò:-Ahimé, sto morendo al di sopra dei miei mezzi.
Il vano ove Wilde stava morendo era completamente spoglio, senza
vasi né porcellane, nessun quadro o accessorio raffinato, lui che era stato
proclamato il vero maestro delle più squisite ricercatezze, lui, l’artista, che
passeggiava per Piccadilly stringendo un girasole tra le mani, lui, la persona
dal gusto ricercato per eccellenza, il predicatore dello stile e della forma,
stava abbandonando la sua vita in uno status per niente a lui compatibile.
Una ventina di giorni prima della sua dipartita, conversando con un amico, dal
suo capezzale di dolore ebbe ancora la forza di ironizzare, proferendo:- Sto combattendo un duello mortale con questa
tappezzeria. Uno di noi due dovrà sparire.
Che classe. Che eleganza. Che raffinatezza; sempre e dovunque!
Questo era O.W., “colui
per il quale la vita imita l’arte, più di quanto l’arte non imiti la vita”.
E fino all’ultimo suo respiro mantenne intatto e immacolato il suo credo, che
lo rese eterno ed incomparabile, attenendosi sempre alle sue regole, dettami
che sono giunti sino a noi grazie alle sue inimitabili opere e che possiamo reperire
nelle parole di Gwendolen Fairfax, la
protagonista della commedia in tre atti L’importanza
di chiamarsi Ernesto, che delicata, ma con assoluta sicurezza afferma:
- In matters of grave importance, style,
not sincerity, is the vital thing.
-Nelle questioni di grande importanza è lo stile, e non la sincerità, ad
essere vitale.
(The importance of being earnest).
Tanti auguri Oscar Wilde,
da parte di
Lord Brummell
Inserito da qzyfffff il 09/01/2019 09:45:54
Inserito da zhoyzhouyan88 il 12/11/2018 01:59:15
2018.11.12zhouyanhua
Inserito da yaoxuemei il 17/10/2018 07:24:13
yaoxuemei20181017
Inserito da chenjinyan il 27/09/2018 09:42:13
20189.27chenjinyan
Inserito da qqq il 16/05/2018 04:53:02
Inserito da Vanessa P. il 16/10/2013 17:31:11
Una personalità stravagante, elegante..un esteta della bellezza, dell'eleganza e dell'originalità!! Non amava molto le donne e riservava per loro pungenti considerazioni...però sapeva cosa una donna amava..desiderava e come doveva essere trattata. Si immedesimava troppo in una donna e desiderava ardentemente farlo!!
Inserito da vitto il 16/10/2013 16:55:07
Caro LB, hai eleborato un articolo di una raffinatezza unica, sei per caso una donna? Tanta sensibilità è propria del sesso femminile. Non ti urtare se sei maschio, prendilo come complimento. Vittoriano
Inserito da bea il 16/10/2013 15:52:55
Devo ammettere che non ho mai letto un tale articolo con queste parole adeguate al personaggio ed allo stile di Oscar Wilde, un mio preferito già da giovane. Espresso con sensibilità, eleganza... non posso aggiungere di più. Un grande complimento, è una delizia leggerti, Lord Brummel! Aggiungo solo un aforisma: "Il pubblico ha un'insaziabile curiosità di conoscere ogni cosa eccetto quelle che meritano di essere conosciute."
Inserito da luciano il 16/10/2013 15:48:51
DICO.....CHE è UNA RIVISITAZIONE ONESTA .....BUONA DEL PERSONAGGIO.......E CHE NELLE AULE SCOLASTICHE......SAREBBE BUONA COSA CHE I RAGAZZI LO LEGGESSERO ...E IMPARASSERO AD AMARE LA VITA...COME LA EBBE AD AMARE WILDE....!!!!!!!!!!!!!
Inserito da angelica il 16/10/2013 15:04:23
BELLISSIMO TOCCO DI RAFFINATEZZA. UN PEZZO VERAMENTE IDILLIACO, UN MODO NUOVO DI PARLARE DI WILDE. OTTIMO LB
Inserito da sabyda il 16/10/2013 14:57:48
Lord Brummell nn ti smentisci mai mai: Esilarante articolo nn solo di parole molto estetiche ma che sfiorano l'arte del parlare in un certo modo e che rispecchiamo un modus vivendi che solo solo alcuni possono permettersi. Credo che ci sia un'assonanza completamente al cento per cento con Wild e tu caro Lord Brummell, il tuo stile inconfondibile degli anni duemila risuona come un eco di raffinatezza ed eleganza, bellissimo facci rivivere come al tempo che fu come il grande Oscar Wilde. Per fortuna ci sono persone come te.... altrimenti l'omologazione dei nostri anni ucciderebbe l'animo di chi ti legge.... sublime ed esilarante, direi.