Altro che bamboccioni

Se l'affitto costa quanto lo stipendio e la vita è fra le più care d'Europa, i giovani rimangono a casa

La giornata tipo in Italia costa il 6% in più rispetto alla media europea, ma gli stipendi sono mediamente più bassi. Per ora le famiglie fanno da welfare ma fra poco anche loro non avranno più soldi

di Laerte Failli

Se l'affitto costa quanto lo stipendio e la vita è fra le più care d'Europa, i giovani rimangono a casa

È il 1997, Lucia e Andrea hanno appena trovato il loro primo lavoro e hanno deciso di andare a vivere insieme. Come tutti i giovani adulti, ancora non possono permettersi di comprare una casa, ma hanno trovato un appartamento carino da affittare per un milione di lire al mese. Certo, quasi la metà delle loro entrate mensili dovrà essere spesa per l’affitto, ma la libertà non ha prezzo. Dieci anni dopo, Anna e Lucio, nella stessa condizione di Lucia e Andrea ma di dieci anni più giovani, sono invece arrivati troppo tardi. Nel 2007 lo stesso appartamento costa mille euro al mese, che corrisponde circa al totale delle loro entrate mensili. Inoltre, quelle entrate dipendono da contratti precari che potrebbero finire tra pochi mesi: il desiderio di convivenza va rimandato.[1]

I dati istat infatti dichiarano uno stipendio medio di 1.070 euro per il cosidetto “lavoratore atipico”, ovvero colui che stipula contratti a termine o di collaborazione; stipendio più basso del 25% (355 euro in “soldoni”) rispetto alla media di un dipendente assunto a tempo indeterminato.

A più di 10 anni di distanza dal passaggio dalla Lira all’Euro l’Italia fa registrare uno tra i redditi più bassi d’Europa e con i prezzi tra i più alti.

I punti di forza del bel paese sono i costi della colazione, del canone, del trasporto pubblico di linea (buono solo nel prezzo ma non certo per efficienza e qualità !), del cinema e delle chiamate da rete mobile:  prezzi che stanno al di sotto delle media europea.  La nota dolente arriva in quei settori relativi a beni primari ed indispensabili, nei quali per altro si sono registrati ulteriori recenti rincari: si fa riferimento al campo delle utenze domestiche (luce, acqua, gas e rifiuti), del trasporto privato, della ristorazione e della spesa alimentare.

Con  l’ aumento dei prezzi e il congelamento e l’ inadeguatezza degli stipendi è matematico che la crisi si faccia sentire maggiormente.

A tal proposito l’Adoc (Associazione per la difesa e l'orientamento dei consumatori) ha stilato un interessante confronto tra la giornata tipo del cittadino italiano a confronto con gli altri cittadini europei.

Gli italiani spenderebbero in media 37,40 euro, cioè il 79,5% del proprio reddito quotidiano al netto delle tasse: 2€ per la colazione, oltre 11 € per il pranzo fuori casa, la cena a casa altri 11,60 euro, il trasporto privato (5,40 €) o quello pubblico (2€) il cellulare (1,50€ per 10 minuti di chiamate), le spese per la casa (5€ in media), la Tv pubblica (0,30€) o il cinema (7,50€).

Utilizzare i mezzi pubblici porterebbe un discreto risparmio secondo le statistiche, peccato che a volte siano così inefficienti da far rischiare il lavoro! …  Nonostante esistano vie per ridurre i costi, il caro vita italiano incide in un modo molto più pesante sul reddito rispetto agli altri cittadini europei :

una” giornata tipo” in Italia costa il  6% in più rispetto alla media europea; infatti un tedesco spende 35,10€  e un ceco 25,40€.  In Inghilterra, Francia e Svezia si spende di più; rispettivamente 45,65€ , 41€ e 39,40 € ma i cittadini inglesi, francesi e svedesi guadagnano molto di più  (2.570€ in Inghilterra, 2180€ in Francia, 1.930 € in Svezia).l’ unica eccezione consiste nella repubblica ceca dove la spesa giornaliera incide per il 94% !

Non sarà forse il caso di sostituire la risonante definizione di bamboccioni con prudenti o realisti ?

Per tirare qualsiasi conclusione è sempre più necessario confrontarsi con il resto dei paesi europei: i giovani tra i 20 e i 30 anni che decidono di restare in famiglia sono 70% in Italia, 72% Spagna, 61% Irlanda, 35% Francia, 28% Gran Bretagna, 18% Svezia.

La grossa differenza consiste nei sistemi welfare; dove non esiste sussidio statale per chi studia o cerca lavoro, restare a casa è un obbligo ! In Italia gran parte del welfare è affidato alle famiglie e gran parte di queste non è in grado di sostenere le spese di un figlio fuori casa.

Non si può certo escludere da questa considerazione il peso della cultura e tradizione. I dati istat rivelano che per gli italiani la prima ragione per andarsene di casa è il matrimonio (43,7 %). Invece le difficoltà economiche (47,8%) sono tra le buone ragioni per restare solidamente a casa con mamma e babbo, seguiti (col 44,8%) dal fatto che in casa si sta bene e si può godere comunque di una certa libertà. Preoccupante il 23%, riguardante la fascia 19-39 anni,  che non se ne va perché sta ancora studiando (dopo un esame di coscienza dello studente,  si può affermare che gli studi italiani sono tra i più lunghi di tutti !).  La paura di spiccare il volo riguarda il 7,1% che non se la sentono d andare a vivere da soli; più coraggioso il sesso “debole” in questa voce che annovera solo il 4,9% .

Mentre la cultura prevede una certa libertà di scelta e abbattimento di tabù, ostacoli o paure… i muri imposti dalle motivazioni economiche sono più difficilmente aggirabili. Nel Nord Europa le borse di studio vengono assegnate in modo più ampio e con criteri diversi e dove esiste un vero welfare per i giovani, è considerato anamalo che un ragazzo resti in famiglia. Diverso è anche il mercato immobiliare: dove gli affitti sono facili e accessibili, i giovani se ne vanno.

Sempre i dati istat ci rivelano che i giovani che guadagnano intraprendono la via dell’autonomia… infatti il tasso di chi resta a vivere con i genitori scende dal 70 al 60%.

Secondo una recente nota ansa,  Il reddito disponibile delle famiglie è sceso del 2%, ma il reale potere d'acquisto è diminuito del 4,7%, con una perdita che è la peggiore dal 1990, data di inizio delle serie storiche[2];  conferma che le possibilità sono quasi nulle anche per chi è intenzionato e soprattutto per chi necessita di una sistemazione autonoma.

A tal proposito è assolutamente apprezzabile anche se non risolutivo, il sovvenzionamento attuato in Toscana. La Regione ha messo a disposizione dei giovani toscani di età compresa tra i 18 e i 34 anni (con priorità alla fascia fra 30 e 34) che intendono scindersi dalla famiglia d’origine e costituire il loro nuovo ed autonomo nucleo familiare, un contributo della durata di tre anni per il pagamento del canone di locazione dell’alloggio.

Il bando, “ Misure a sostegno dell’autonomia abitativa dei giovani. Contributo al pagamento del canone di locazione “ riferito alla terza tranche di un pacchetto di interventi di complessivi 45 milioni di euro, da erogare nel triennio 2013-2015, è stato attivo dal 2 maggio al 10 Giugno 2013.[3]

In Olanda, contrariamente a quanto accade in Italia, il governo non dibatte su quanto i giovani siano «bamboccioni», «sfigati» o «choosy», ma bensì esistono veri sistemi improntati ad aiutare gli under 30 a emanciparsi dal nido:

Esiste un efficiente welfare, un principio di meritocrazia e sovvenzioni a lungo periodo, mirate e soggette a controlli ex post. Non si tratta di aiuti una tantum che sanno di assistenza e che solitamente risultano fallimentari.

Primo punto: la casa. In Olanda se un giovane va via di casa e la sua famiglia ha un reddito complessivo al di sotto dei 50mila euro lo Stato paga circa 300 euro al mese (se invece resti in famiglia, solo 80). Inoltre gli studenti hanno la possibilità di viaggiare gratis sui mezzi pubblici di tutto il paese. In Italia esiste al massimo uno sconto sul prezzo dell’abbonamento e fino ad un certo tetto di età.

Per quanto riguarda l’università l’Olanda fonda il diritto allo studio su un lodevole principio di meritocrazia: lo stato si accolla una parte delle tasse, concedendo borse di studio a seconda del reddito, a condizione che lo studente completi gli studi entro dieci anni. In caso contrario dovrà restituire allo stato la parte che gli era stata anticipata, scoraggiando così i ragazzi a fare la muffa nei poli universitari e premiando i più volenterosi, consentendogli di frequentare uiversità che la propria famiglia non potrebbe permettersi.  Un meccanismo simile è in funzione anche per i master, dove le borse di studio, per chi dimostra di non poter far fronte alle spese da solo, arrivano fino a 900 euro al mese.

La crisi si è fatta sentire dappertutto, infatti anche il paese dei tulipani: da settembre 2014 gli studenti non potranno più contare sul finanziamento diretto da parte dello Stato per pagare la retta universitaria. Colpa, appunto, dei tagli che la crisi rende necessari. Dal prossimo anno accademico sarà possibile «solo» usufruire di prestiti con un tasso di interesse agevolato:  misura che comunque in Italia non esiste. Insomma, forse anche loro sono più in difficoltà di prima, ma invece di inveire… investono concretamente sui giovani !



[1] Storia estrapolata da: Marco SIMONI, il Paese dagli affitti impossibili, PER L’Unità, 19/03/2010

[2] http://www.tgcom24.mediaset.it/economia/2013/notizia/crisi-potere-d-acquisto-giu-del-4-7-istat-e-il-dato-peggiore-da-23-anni_2000882.shtml

[3] Contributo da 150 a 350 euro al mese per 3 anni: 
E’ previsto un contributo variabile da 1.800 a 4.200 euro all’anno per tre anni (da un minimo di 150 ad un massimo di 350 euro al mese) a seconda delle fasce di reddito e tenendo conto della presenza e del numero di figli.

Il contributo al pagamento dell’affitto verrà erogato in quote semestrali anticipate a seguito della presentazione di un regolare contratto di locazione.

L’immobile da affittare come prima casa, e per la durata minima di tre anni, deve essere situato in Toscana e deve presentare i requisiti di abitabilità.[3]

Per maggiori informazioni: http://casa.contributi.it/agevolazioni-famiglia-2/contributi-casa-per-giovani-che-vanno-a-vivere-da-soli.htm

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    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 07/10/2013 12:50:52

    L?articolo del bravo Laerte Failli dovrebbe essere recapitato ai quasi mille parlamentari italiani(uno scandalo che viene perpetuato), in modo che si rendano conto in quale nazione ci hanno ridotto a vivere, mentre loro si crogiolano sui loro privilegi( la regola vale anche per il premier Letta e i suoi ministri). Sono anni che si scrive delle retribuzioni italiane e c'è stato il momento che i giornali li giustificavano con il costo della vita più basso, rispetto alla Germania. Invece era ed è il contrario. Fatto è che poi non cambia niente. Anche all'indomani delle vicende del Pdl, gli argomenti sono sempre uguali. Adesso ci viene annunciato che la Legge di stabilità risolve tutto.

  • Inserito da sabyda il 07/10/2013 12:06:12

    Sfido chiunque oggi a nn avere il fido in banca e a nn sforare nemmeno di cento euro, ammesso che tu abbia casa e uno stipendio.... bellissimo articolo, ma chi legge e ha modo di conoscere altre persone europee, sa bene che un semplice operaio della wolkswagen prende quasi 3.000 euro al mese, quindi dove vogliamo andare noi ,.... da nessuna parte e nn solo l'affitto o i costi di gestione di una casa qua in italia nn sono rapportati agli stipendi base e quant'altro..... poveri noi , ci faremo la bava alla bocca a dire sempre le stesse cose, ci vogliamo chiedere perché noi siamo messi con un walfare state penosooooooooooooooooo?

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