I Libri di Totalità

Rassegna mensile di novità librarie. Settembre 2013

di Mario  Bozzi Sentieri

Rassegna mensile di novità librarie. Settembre 2013

POLITICA

Fabio Cesaro , Domenico Spina, Roger Locilento, Dialoghi sull’Italia della Seconda Repubblica (Albatros, pagg. 180, Euro 10,00)

Con la prefazione e la postfazione di due importanti ex ministri della difesa, Arturo Parisi e Antonio Martino, il libro è il ponderato ragionamento, l'attenta analisi storica e il viaggio dantesco nei gironi della politica, delle istituzioni e della "res publica" di tre giovani uomini alla ricerca del più vero e contemporaneo significato di liberà, democrazia e giustizia. Tutela delle libertà individuali e collettive, responsabilità individuale, uguaglianza delle opportunità, partecipazione dei cittadini alla "cosa pubblica", sistemi elettorali, giustizia e mala giustizia, sono le tematiche principali del volume su cui gli autori discutono. Dialoghi sull'Italia della seconda Repubblica non è un saggio ma un dibattito a più voci: non solo quelle dei tre autori, che pure si sono cimentati in contraddittori che si ispirano ai blog e ai social media (questa è la grande novità), ma anche di personaggi eccellenti - i politologi Giovanni Sartori e Giovanni Guzzetta, l'ex direttore del Corriere della Sera, Piero Ostellino, l'ex ministro della giustizia Claudio Martelli, i giornalisti Andrea Tornielli, Marco Politi e Sergio Criscuoli e il pronipote dell'eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi - che hanno offerto una visione dell'Italia come dovrebbe essere nella transizione verso una Repubblica moderna.

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Giuseppe Salvaggiulo, Il Peggiore – Ascesa e caduta di Massimo D’Alema e della sinistra italiana (Chiarelettere, pagg. 256, Euro  13,90)

La peculiare parabola di Massimo D’Alema -- biografica, psicologica, politica -- disvela il senso profondo della crisi che ha colpito la sinistra italiana. Ha teorizzato il primato della politica e l’ha ridotta a puro tatticismo; voleva sbaragliare Berlusconi e lo ha fatto arricchire; idolatrava il partito e lo ha distrutto; ha partorito l’Ulivo e l’ha ammazzato in culla (“Prodi non capisce un cazzo di politica”); si proclama erede di Berlinguer ma si circonda di affaristi, coltivando passioni non certo popolari (le scarpe fatte a mano, Sankt Moritz, la barca a vela, gli chef stellati, gli abiti firmati).
Ecco la storia di un uomo che spiega perché oggi la sinistra scambia la richiesta di politica per antipolitica, ritrovandosi senza più una storia e senza una nuova identità.

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Margherita Movarelli, Think tank all'italiana - Storia della Fondazione Magna Carta: dieci anni di attività tra ideali e politica (Rubbettino, pagg. 182, Euro 14,00)

Attraverso la ricostruzione della storia della Fondazione Magna Carta, il volume fornisce uno spaccato della politica italiana negli anni della Seconda Repubblica, analizzato dalla prospettiva di uno dei primi think tank di stampo liberal-conservatore sorti nel nostro Paese. Ideata nel 2002 e costituita nel 2003, Magna Carta si dà l’ambizioso obiettivo di diventare il centro di riferimento ed elaborazione culturale del centrodestra italiano. Dai suoi esordi ad oggi, ripercorre in maniera critica i principali temi al centro dell’agenda nazionale e internazionale: il trauma dell’11 settembre 2001 , la questione identitaria, il rapporto tra ragione e fede nel dialogo tra laici e cattolici, la riforma dello Stato e della Giustizia. La storia di Magna Carta è la storia di un think tank nato sul modello americano e cresciuto nella realtà italiana. Uno strano innesto che ha mostrato, in questi dieci anni, molti punti di forza ma anche di debolezza, che vengono indagati senza fare sconti



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Manuela Caiani e Linda Parenti, Web nero – Organizzazioni di estrema destra e Internet (il Mulino, pagg. 256, Euro 30,00)

In tutto il mondo l’uso di Internet da parte dei gruppi estremisti è in crescita, ma si sa ancora poco di come essi utilizzino la Rete per la loro attività politica e sociale: fare proseliti, diffondere la propria causa, costruire la propria identità, mobilitare aderenti e potenziali simpatizzanti. Sulla base di una dettagliata analisi di oltre 500 organizzazioni di estrema destra e dei loro siti web in sei paesi occidentali (Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Spagna e Stati Uniti), questo volume fornisce, coniugando dati statistici e narrazione illustrativa, una mappa dettagliata della presenza e dell’attività in Internet di movimenti, partiti e organizzazioni giovanili della destra radicale, fino ai gruppi neofascisti e neonazisti.

ECONOMIA

Nicolas Moinet, Intelligence Economica – Saggio sulle moderne tecniche di strategia d’impresa  (Fuoco Edizioni, pagg. 205, Euro 13,00)

Il presente volume offre uno studio di insieme riguardante i più importanti aspetti dell'intelligence economica. Le origini di questo settore risalgono alla Seconda guerra mondiale che oggi tocca in profondità vari aspetti dello sviluppo delle nostre società. Acquisizione di informazioni strategiche, sostegno dei contratti, capacità delle imprese di imporre norme internazionali, immagini e valori, attività di informazione e la protezione dei dati riservati. Arte della gestione delle informazioni come arte della guerra, intelligence economica è prima di tutto comprendere in generale un ambiente complesso per poi prendere la decisione giusta. Nicolas Moinet ci ricorda però che essa obbedisce solo a fonti e strumenti giuridici e si distingue così dallo spionaggio industriale. Oggi la nozione di "capitalismo cognitivo" è al centro della trasformazione della bilancia del potere economico. Una panoramica completa insomma e una guida didattica per la comprensione di una sfida fondamentale della globalizzazione.

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Andrea Bizzochi, Pecore da tosare - La sopravvivenza tra banche, crisi e truffe  (Il punto d'incontro,  pagg. 142, Euro 7,90)

Che razza di crisi è se non mancano materie prime, mezzi di produzione e forza lavoro, nonostante l'alto tasso di disoccupazione? Eppure qualcosa manca. Cosa? Il denaro, la liquidità. Quando la gente dice: "I soldi sono finiti", coglie esattamente nel segno. Però non si chiede: "Perché mancano i soldi? Cosa significa che mancano i soldi? Chi li fa mancare?" La crisi e i disastri socio-economici che stiamo vivendo non cadono dal cielo, ma nascono dalla natura stessa della moneta e in essa proliferano. Una moneta accettata come debito non potrà mai estinguere l'interesse che deve. Il denaro circolante infatti sarà sempre inferiore alla somma del capitale e dell'interesse da restituire. E l'aumento esponenziale del debito fa sì che contestualmente aumenti anche la quota di ricchezza (pubblica e privata) da destinare al sistema bancario, che continua a creare denaro a costo zero, senza alcuna copertura né convertibilità della moneta emessa. Un meccanismo spietato e subdolo che sta riducendo i popoli in schiavitù. Ma così come non è schiavo colui che ha le catene ai piedi, bensì chi non è in grado di immaginarsi la libertà, così noi, per ridare dignità alle nostre vite, possiamo lottare per riconquistare questa libertà perduta.

STORIA

Lucetta Scaraffia (a cura di), La grande meretrice. Un decalogo di luoghi comuni sulla storia della Chiesa (Lindau, pagg. 120, Euro  18,00)

Questo libro scritto da sette donne, tutte storiche ma non tutte cattoliche, vuole chiarire dal punto di vista storico alcuni stereotipi molto diffusi nella storia della Chiesa: non con intento apologetico, quindi, ma con intento storico di rettifica di luoghi comuni che ormai sembrano avere sostituito la realtà per quanto riguarda la storia della Chiesa, e che quindi hanno anche contribuito a deformarne l'identità pubblica. Stereotipi che spesso hanno fatto propria l'immagine della Grande meretrice descritta nel diciassettesimo capitolo dell'Apocalisse per designare l'istituzione ecclesiastica. Sette  saggi informati e scientificamente documentati, ma divulgativi, con una bibliografia minima, proprio per raggiungere i non specialisti, quelli che sono le vittime del politicamente corretto sulla Chiesa.

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Lucio Militano, Le ferrovie delle Due Sicilie  (Editoriale il Giglio, pagg. 60, Euro 10,00)

Nei libri di storia si ricorda che la prima ferrovia italiana fu la Napoli-Portici, del 1839. Ciò nonostante, questo non viene considerato un vanto del Regno napoletano, segno di sviluppo tecnico e culturale nonché di lungimiranza politica, poiché si conclude sempre che quei primi binari furono solo l’eccentrico e costoso trastullo del Re Ferdinando di Borbone e della sua Corte. Infatti, si aggiunge, all’unificazione d’Italia il Sud era arretrato e negletto nelle ferrovie come nel resto. Per avvalorare la tesi, si omette di far cenno, ovviamente, ai progetti in via di realizzazione o a quelli già finanziati che furono bruscamente interrotti dai fatti del 1860.  Come si tace delle enormi difficoltà tecniche che un’orografia ben diversa da quella della pianura Padana comportava e che richiesero capacità di innovazione ingegneristica che ancora oggi gli esperti del settore considerano all’avanguardia per l’epoca.  Né si dice che le ferrovie delle Due Sicilie dopo il 1860 furono smembrate e svendute ad amici e sodali dei rivoluzionari, o che tutto rimase paralizzato fino alla morte, come avvenne per quel gioiello dell’impresa meccanica che fu Pietrarsa.

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Mario Arturo Iannaccone, Cristiada. L’epopea dei Cristeros in Messico (Lindau, pagg. 368, Euro 26,00)

Tra il 1925 e il 1929, nell’indifferenza del mondo cosiddetto civile, il Messico visse una tragedia senza precedenti. Il governo della Repubblica – nelle mani di un piccolo gruppo di potere, gli «uomini di Sonora» – inasprì a tal punto la legislazione antireligiosa che già aveva colpito la comunità cattolica, da rendere impossibile qualsiasi manifestazione della fede. A quel punto accadde però qualcosa che nessuno aveva previsto: centinaia di migliaia di messicani, appartenenti a tutti gli strati della popolazione, insorsero dandosi alla macchia. L’insurrezione di Cristo Re, la «Cristiada», coinvolse presto milioni di cittadini e interi Stati della Federazione caddero sotto il controllo di un esercito «cristero» sempre più potente e benvoluto. La reazione del Governo non si fece attendere e fu di straordinaria durezza: massacri indiscriminati, campi di concentramento, impiccagioni di massa. Ma i «Cristeros» moltiplicavano le forze a ogni sconfitta, mostrandosi pronti al martirio. E infatti non furono le armi a sconfiggerli, ma la diplomazia internazionale con gli Accordi del 1929. La Cristiada fu un’epopea grandiosa e tragica, per decenni ostinatamente ignorata dalla storiografia o tutt’al più considerata un episodio minore della Rivoluzione messicana. In questo libro viene raccontata per la prima volta senza censure sulla base della migliore bibliografia internazionale.

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Stefano Fabei, Fascismo d’acciaio – Maceo Carloni e il sindacalismo a Terni (1920-1944) (Mursia, pagg. 366, Euro 22,00)

Con le vicende politico-sindacali di  Maceo Carloni è ricostruita la storia del fascismo a Terni, dove lo Stato fu istituzione politica e imprenditore, dalle origini al 1945. Messa l'industria sotto la tutela del capitalismo statale, il regime offrì ai lavoratori occupazione e assistenza attraverso l'inquadramento nell'organizzazione sindacale-corporativa e facendo ruotare tutto attorno alla "fabbrica totale". La "Manchester d'Italia" fu un microcosmo in cui si rifletté la politica sociale del fascismo che durante la RSI riuscì a garantire l'amministrazione ordinaria, a contenere l'arroganza tedesca e a bloccare la guerra civile, relegando le attività della Resistenza nei territori periferici. Dalle discussioni su sindacalismo e corporativismo all'elezione nella RSI delle commissioni di fabbrica, che videro eletti accanto ai fascisti anche socialisti e comunisti, e da cui nel periodo postbellico sarebbero sorti i consigli di gestione, presi a modello dal sindacato più rappresentativo, emerge un'immagine diversa del lavoratore nel regime: quella di un uomo che dall'esperienza della Grande Guerra imparò a progettare la vita secondo un'ottica nazionale, attribuendo alla sua attività un senso etico e pedagogico.

http://giotto.ibs.it/cop/copj170.asp?f=9788842552550 Fascismo d'acciaio. Maceo Carloni e il sindalismo a Terni (1920-1944) Con le vicende politico-sindacali di Carloni è ricostruita la storia del fascismo a Terni, dove lo Stato fu istituzione politica e imprenditore, dalle origini alla Liberazione. Messa l'industria sotto la tutela del capitalismo statale, il regime offrì ai lavoratori occupazione e assistenza attraverso l'inquadramento nell'organizzazione sindacale-corporativa e facendo ruotare tutto attorno alla "fabbrica totale". La "Manchester d'Italia" fu un microcosmo in cui si rifletté la politica sociale del fascismo che durante la RSI riuscì a garantire l'amministrazione ordinaria, a contenere l'arroganza tedesca e a bloccare la guerra civile, relegando le attività della Resistenza nei territori periferici. Dalle discussioni su sindacalismo e corporativismo all'elezione nella RSI delle commissioni di fabbrica, che videro eletti accanto ai fascisti anche socialisti e comunisti, e da cui nel periodo postbellico sarebbero sorti i consigli di gestione, presi a modello dal sindacato più rappresentativo, emerge un'immagine diversa del lavoratore nel regime: quella di un uomo che dall'esperienza della Grande Guerra imparò a progettare la vita secondo un'ottica nazionale, attribuendo alla sua attività un senso etico e pedagogico. 18,70 new EUR in_stock

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Eugenio Di Rienzo  e Emilio Gin, Le potenze dell'asse e l'Unione Sovietica 1939-1945 (Rubbettino, pagg. 414,   Euro 19,00)

Secondo una consolidata tradizione storiografica, il Trattato Molotov-Ribbentrop dell'agosto 1939 fu un provvisorio accomodamento attraverso il quale il Cremlino guadagnò il tempo sufficiente per prepararsi a sconfiggere il Moloch nazista. Gli autori di questo volume presentano un'interpretazione alternativa a questa vulgata. Fino all'autunno 1940, il vero Patto d'Acciaio non fu, infatti, quello tra Roma e Berlino ma quello tra Berlino e Mosca che avrebbe dovuto trasformarsi in una "Coalizione planetaria" destinata a comprendere anche Italia e Giappone e a distruggere il predominio mondiale anglosassone. Anche quando nel giugno a1941 le colonne corazzate tedesche irruppero in territorio sovietico, il filo nero dei rapporti tra Urss e Asse non s'interruppe. Contatti sotterranei e clandestini proseguirono fino alla fine del 1944 grazie alla mediazione del Giappone per arrivare a una pace di compromesso tra il colosso comunista e l'Europa sottomessa al nuovo ordine nazista.

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Luciano Garibaldi, Gli eroi di Montecassino – Storia dei polacchi che liberarono l’Italia (Mondadori, pagg. 175, Euro 11,00)

Quando, il 1° settembre 1939, la Polonia fu invasa da Hitler e in seguito smembrata tra tedeschi e russi, molti giovani polacchi furono deportati in Unione Sovietica. Ma lo scenario del conflitto cambiò nell'estate 1941 quando, con l'Operazione Barbarossa, Hitler attaccò la Russia. Su pressione degli Alleati, e in particolare dei britannici, i prigionieri polacchi vennero liberati e andarono a costituire il 2° corpo d'armata, guidato dal generale Wladyslaw Anders e destinato ad avere un ruolo fondamentale nella liberazione dell'Italia dai nazisti. Combatterono infatti nella celebre battaglia di Montecassino (dove a testimonianza del loro sforzo esiste un cimitero militare polacco) e in quella di Ancona, e furono i primi a entrare nella città di Bologna. La loro vicenda, di grande importanza per l'andamento della guerra e per il destino del nostro Paese, è ricostruita da Luciano Garibaldi con attenzione e precisione in questo libro che, per la prima volta, svela un tassello poco conosciuto ma decisivo della storia d'Italia e dell'Europa intera.

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Alberto Anile e Maria Gabriella Giannice, Operazione Gattopardo – Come Visconti trasformò un romanzo di “destra” in un successo di “sinistra”  (Le Mani, pagg. 404, Euro 20,00)

27 marzo 1963: al cinema Barberini di Roma si proietta in anteprima mondiale “ Il Gattopardo” di Luchino Visconti. Il trionfo della serata corona un lungo lavoro di scrittura e le tante vicissitudini produttive affrontate per tradurre in pellicola il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. In quegli anni il libro, pubblicato dall'eretico Feltrinelli e attaccato dai critici di sinistra, era diventato un grande  successo editoriale. Tra dubbi e dissidi, gli esponenti culturali del PCI si risolsero a cambiare strategia appoggiando in pieno il progetto di Visconti: il "conte rosso" era pronto a trasformare il romanzo della sconfitta storica ed esistenziale di un aristocratico nel racconto del tradimento degli ideali risorgimentali e del soffocamento cruento delle prime lotte di classe. L'impresa fu titanica per i mezzi economici impiegati e per la battaglia di idee che accompagnò prima l'uscita del romanzo e poi la lavorazione del film. "Operazione Gattopardo" ricostruisce il dibattito critico-ideologico che si agitò dietro i riflettori e che infiammò l'ambiente cinematografico, quello letterario e quello politico, fra liti epocali, premi letterari combattuti fino all'ultimo voto, "contrordini" di partito, contratti stracciati, scene tagliate e dimenticate.

                                                                         

FILOSOFIA

Maurice Merleau-Ponty, Elogio della filosofia  (Edizioni Solfanelli, pagg. 96, Euro 9,00)


L’"Elogio della filosofia" è il testo della lezione inaugurale che Merleau-Ponty pronunciò il 15 gennaio del 1953 al Collège de France, di fronte a un pubblico di colleghi e uditori non appartenenti al mondo accademico. Esso si configura come uno scritto d’occasione ma è anche una rievocazione dei tratti essenziali della filosofia oltre che una resa dei conti con il pensiero di Bergson.
Lo scritto, che rappresenta un classico della fenomenologia, s’inserisce nella linea delle tradizionali esortazioni alla filosofia che, specialmente nell’Antichità, avevano il compito di avvicinare i giovani a questa peculiare forma di conoscenza. Il sapere filosofico trae origine dal non-sapere, sul modello di quell’esperienza socratica che da sempre accompagna e motiva la filosofia.
Il filosofo neo-eletto intende collocare nel solco della «buona ambiguità» socratica la propria attività di insegnamento al Collège, istituzione riconosciuta per aver sempre promosso il libero pensiero e la ricerca multidisciplinare.
Questa edizione dell’"Elogio", curata da Carlo Sini, è arricchita da una postfazione di Gianluca Valle che s’interroga, a sessant’anni dalla pubblicazione, sul testo del pensatore francese alla luce del più recente dibattito critico. Ne scaturisce una nuova immagine della filosofia, intesa non solo come esercizio epistemologico ma come attività estetica di espressione dell’esperienza.


PEDAGOGIA

Christopher Dawson,  La crisi dell'istruzione occidentale  (D’Ettoris, pagg. 218, Euro 19,90)

The Crisis of Western Education(1961) è frutto della riflessione di Christopher Dawson, sviluppata dal 1953 al 1958 in numerose conferenze sulla necessità d'introdurre lo studio della cultura cristiana nell'istruzione superiore dei paesi anglosassoni. Il contatto con la gioventù universitaria statunitense, sia cattolica che protestante, conferma la sua convinzione che l'ignoranza dei cristiani nei confronti della loro stessa cultura sia non solo uno dei principali ostacoli sulla strada di un serio ecumenismo, ma anche causa non secondaria del fallimento dell'intero sistema d'istruzione occidentale, nonostante i pretesi progressi nei metodi educativi. Secondo lo storico britannico, è necessario che l'uomo occidentale inverta la tendenza che ha dominato la nostra civiltà durante gli ultimi tre secoli e ricuperi l'uso delle sue facoltà spirituali superiori, atrofizzate nella ricerca del potere politico, economico e tecnologico.

TRADIZIONI

Paolo Casolari, Roma dentro – Le sorprendenti relazioni tra antica Romanità e l’agire quotidiano dell’Italia contemporanea (con il contributo di Giandomenico Casalino (MMC Edizioni, pagg. 320, Euro 22,00)

Roma dentro  evita di ripercorrere le eredità della Città Eterna già super-esplorate, quali l’architettura, le istituzioni e il diritto, la lingua. L’attenzione è qui rivolta all’analisi dei costumi come strumento di ricerca per la ricostruzione del passato e soprattutto per la comprensione del nostro presente. Se oggi dividiamo il tempo in un certo modo, festeggiamo certe ricorrenze, abbiamo la fissazione dell’acqua, mangiamo bene come nessun altro al mondo, adoriamo passeggiare “in centro”, apriamo la porta di casa verso l’interno, facciamo il presepio e l’albero a Natale, regaliamo i fiori in numero dispari, abbiamo la bandiera di certi colori e le regioni con dati confini, lo dobbiamo tutto agli antenati romani che ci hanno lasciato segni che ci siamo dimenticati o che non riusciamo più a riconoscere.

Utilizzando chiavi di lettura non convenzionali, attraverso un percorso coerente e al tempo stesso innovativo,  Paolo Casolari analizza tempi, spazi, usi, costumi e simboli della Roma antica per ricomporre un quadro, finora rimasto frammentario e privo d’insieme, dei suoi riverberi nell’Italia di oggi. Il libro è completato da una serie di almanacchi fra i quali anche un inedito calendario parallelo della Romanità, della Cattolicità e dell’Italia unita.

TESTIMONI

Emil Cioran, Lettere al culmine della disperazione (1930-1934)  (Mimesis, pagg. 98, Euro 10,00)

Il  volume costituisce un’antologia delle missive inviate da Emil Cioran, nel periodo 1930-1934, agli amici romeni Bucur Ţincu, Petre Comarnescu, Arşavir Acterian, Mircea Eliade, Nicolae Tatu. Ciò che maggiormente colpisce in queste prime lettere è la soggettività del giovane Cioran che si mostra e si ritrae misteriosamente nella lingua. In queste lettere è infatti ancora possibile osservare il processo di verità esposta sulla scena epistolare, e cogliere sul vivo l’attività performativa della parola. Le missive di Cioran, redatte al tempo della composizione e della pubblicazione del suo primo libro in Romania non hanno solamente una valenza storica e documentaria, ma sono lettere appassionate, aggressive oppure tenere, in cui il discorso privato e lo scritto di circostanza si accompagnano a un percorso di elaborazione filosofica e retorica, oltre che una ricerca di stile poetico. La posta in gioco per il Cioran di quegli anni è quella di scrivere al culmine della disperazione.

NARRATIVA

Gabriele Marconi, Fino alla tua bellezza (Castelvecchi, pagg. 192, Euro 17,50)

Spagna, 1937. Nel Paese sconvolto dalla Guerra civile Giulio Jentile e Marco Paganoni, dopo aver condiviso il fermento rivoluzionario dell'impresa fiumana di Gabriele d'Annunzio, si ritrovano sul fronte franchista a combattere fianco a fianco una loro guerra diversa e privata. All'indomani della battaglia di Guadalajara, si avventurano dietro le linee nemiche per salvare l'anarchico Dado, loro compagno a Fiume ora condannato a morte dagli stalinisti. Inizia così questo romanzo sull'amicizia e sul coraggio, dove la Storia non è che il tragico sfondo contro il quale gli uomini lottano per restare fedeli ai propri ideali e ai propri affetti. È in nome di questa fedeltà che si rischia la vita, e sarà l'amore per una donna a portare Giulio fino in Eritrea, per un'ultima solitaria avventura. Gabriele Marconi ricostruisce con vivezza di particolari la Spagna e l'Africa degli anni Trenta, mescola i suoi eroi con i protagonisti della Storia, alterna riflessioni malinconiche e colpi di scena per dare vita a un'epica esemplare e sincera.

MUSICA

Mario Dal Bello, Verdi – Il teatro del dolore (Edizioni Solfanelli, pagg. 136, Euro 12,00)

A duecento  anni dalla nascita, la musica di Giuseppe Verdi è più viva che mai. Le sue opere vengono rappresentate in tutto il mondo. Ma chi era in effetti l’uomo che Rossini definiva “il compositore col casco”, per via della irruenza delle sue melodie e altri l’“Orso di Busseto”, per il carattere difficile? Per molti Verdi è solo il compositore del Risorgimento nazionale, l’autore di “Va’ pensiero”. L’uomo, in realtà, ci sfugge. Riservato come pochi, Verdi ha avvolto spesso la sua vita privata di un alone di mistero. Per fortuna è rimasta la musica.
Mario Dal Bello, ne ripercorre le tappe, analizzando il suo “teatro del dolore”, dove le vicende dell’uomo vengono accostate e raccontate con un sentimento di profonda comprensione, di autentica pietas. Ne emerge — come scrive nell’introduzione il critico Enrico Girardi — alla fine la sensazione di “saperne di più anche sull’uomo Verdi” e non solo sulla sua straordinaria avventura artistica. La quale continua a commuoverci, perché — come ha scritto d’Annunzio — Verdi ha “pianto ed amato per tutti”.

PERSONAGGI

Nino Benvenuti e Mauro Grimaldi, L'Isola che non c’è. Il mio esodo dall'Istria, (Libreria Sportiva Eraclea, pagg. 111, Euro 12,00)

Il pugilato e non solo. Questa volta Nino Benvenuti va  oltre la sua mitica immagine di campione sportivo senza tempo. Parla  di pugilato, ma senza che il pugilato abbia nelle vicende raccontate nel suo ultimo libro un ruolo predominante. Benvenuti  va  all'origine: parla  della sua passione giovanile, ma solo quale momento di una vita trascorsa tra mille problemi e vicissitudine sue e della sua famiglia, papà e mamma, quattro fratelli ed una sorella. Poi i nonni. attaccati a quella terra che sentivano loro.  I primi anni della sua vita, segnati dal dramma della guerra e dal triste destino del suo paese, Isola d’Istria, da cui lui e la sua famiglia fuggirono, incalzati dalle truppe di Tito. “Molti sapevano - dice oggi Benvenuti - e non hanno fatto niente. Se non indignarsi quando ormai non serviva più”. Non è - o almeno non è soltanto - una splendida storia sportiva, è anche e soprattutto la storia di un ragazzo e della sua terra, l'Istria, è il romanzo di un'infanzia dura, sconvolta dalla furia della guerra - e dalle sparizioni e deportazioni che ne seguirono in quella parte d'Italia – ed  è il racconto della giovinezza di  Benvenuti, che riesce a superare i traumi del dopoguerra, a inventarsi una nuova vita ricca di soddisfazioni, senza mai dimenticare quello che aveva lasciato tanti anni fa.
Grazie  all'aiuto di Mauro Grimaldi, il coautore,   partecipiamo alle cene della famiglia Benvenuti a Isola d'Istria, tra le patate “in tecia” e il pane cotto sul “fogoler”, poi lo accompagniamo nelle sue esperienze da pugile fino ai primi successi internazionali e all'indimenticabile medaglia d'oro vinta alle Olimpiadi di Roma del 1960. Trionfi e insuccessi, ritratti e ricordi, sullo sfondo di una pagina della storia per certi versi ancora poco conosciuta.

IN MOSTRA

Tito Fiorani, Isole nell’Isola (Edizioni la Conchiglia, pagg. 462, Euro 68)

La mostra fotografica "Isole nell’Isola", che si è tenuta dal 6 luglio presso La Conchiglia Libri & Arte ,  a Capri, già nel titolo focalizza il concetto che è alla base anche del libro omonimo di Tito Fiorani e da cui la mostra trae origine. All’interno dell’isola di Capri si può individuare un vero e proprio arcipelago di altre “isole” formato dalle tante case che personaggi più o meno famosi hanno voluto, negli anni, realizzare e che hanno abitato per pochi mesi o per un’intera vita; ville sontuose, piccole abitazioni che custodiscono segreti, gioie, dolori e passioni di persone che cercarono di concretizzare a Capri, anche attraverso una dimora, la loro personale utopia. Dalla magnifica e misteriosa Villa Lysis del barone Fersen alla sobria Villa Monacone abitata da Monika Mann con il suo compagno caprese, dalla famosa Casa come me di Malaparte alla piccola Casarella che ospitò Marguerite Yourcenar, tutte queste abitazioni, testimoni di vite e sogni passati, dialogano, ancor oggi, con chi voglia “ascoltarle”.

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