Editoriale

Il fallimento di Monti: finisce miserevolmente il progetto di un grande centro

Scelta civica implode per dissidi interni, litigi isterici, timori di complotti, mentre l'Udc balla da sola

Mario  Bozzi Sentieri

di Mario  Bozzi Sentieri

a partecipazione di Andrea Olivero, coordinatore di Scelta civica, al convegno organizzato venerdì scorso dall'Udc,   si è trasformata nella classica goccia in grado di fare “traboccare” i non facili rapporti tra Oliviero e Mario Monti, leader del movimento. Da qui  la convocazione dell'assemblea degli eletti con  un Ordine del giorno che non desta equivoci:  "Elezione del presidente e/o del coordinatore nazionale".

In realtà la “scappatella” di Olivero  è un pretesto, dietro cui si nascondono molte questioni irrisolte,  presenti,  già sul nascere, all’interno di Scelta Civica e  tra il movimento di Monti e l’Udc di Casini.

 In gioco  non ci  sono solo i difficili rapporti tra  i cattolici da una parte e l'ala che fa riferimento alla montezemoliana  Italia futura dall'altra, ma anche l'approdo europeo. La scelta è  tra il Ppe, il Partito popolare, e l'Alde, l'alleanza dei democratici e dei Liberali per l'Europa. Oltre al dibattito sui temi in discussione c'è anche una questione politica. Di fronte al tentativo di Casini di  affossare Scelta civica, la sola partecipazione ad un convegno dell’Udc viene vista come un  delitto di lesa maestà, premessa di più grandi tradimenti. Il fantasma di Badoglio sembra insomma aleggiare su quello che avrebbe dovuto essere il “Grande Centro”, con il risultato che il Professore pare tentato a lasciare il campo, mentre Casini occhieggia, nel nome del Ppe e delle prossime elezioni europee,  verso il centrodestra.

In poco più di sei mesi la grande illusione centrista si è dissolta. Da un lato certamente a causa  degli scarsi consensi elettorali, dall’altro per la propria intrinseca insipienza, segno tutt’altro che nobile  dell’antipolitica.

Anche questa è  un’esperienza che non va sottovalutata, soprattutto a destra.

Dato  per scontato il tramonto dei vecchi partiti, organizzati, strutturati e selettivi,  consegnato al secolo che ci è alle spalle la visione ideologica dei rapporti politici,  accantonata l’idea del partito-cerniera fra il popolo e il corpo legislativo, nel quale l’eletto ricopre il ruolo del mandatario del partito stesso, che cosa rimane a tenere unite le “nuove leve” della politica post ideologica di scuola montiana ? Quali idee comuni danno e daranno forma e forza alle loro azioni politico-parlamentari? Chi e che cosa orienta e orienterà le loro scelte ?

Se ciascuno degli eletti non risponde che a se stesso, se l’ “appartenenza” non viene  reputata un criterio importante di selezione-integrazione del ceto politico, se le distinzioni di destra e sinistra – come ebbe a dichiarare lo stesso Monti -  appaiono inutili e sfuocate, che cosa dovrebbe  tenere insieme le schiere montiane ?

Poco o niente evidentemente, al punto che anche la partecipazione ad un convegno dell’ex alleato può diventare un segno di lesa maestà.

Monti si sente “tradito”.  “Tradito” su che cosa ?  Fallita l’ipotesi di una tecnocrazia cristiana, in grado di coniugare  l’acqua santa dei principi non negoziabili  con  il rigorismo tecnocratico, che cosa si salva del progetto Monti-Casini?  Praticamente niente, ci confermano le tensioni interne e i recenti sondaggi, dove il consenso elettorale  del “Grande Centro” si è praticamente dimezzato rispetto ai risultati elettorali di febbraio.

 Come  l’attempato professore  Rath, invaghito di Lola, il Professore ha dovuto prendere atto della durezza della politica e del disamoramento degli italiani.  Auguriamogli maggiore fortuna del protagonista de “L’angelo azzurro” in un suo eventuale ritorno in cattedra.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da stefano o il 31/07/2013 14:36:49

    Monti in realtà non è di "alto livello" neanche come Prof. Come ha notato l'intelligente antropologa Ida Magli, non esistono pubblicazioni scientifiche di rilevo di Mario Monti, quest'ultimo non ha una minima caratura tecnico-scientifica, ed è sorprendente come tale personaggio sia stato presentato e propinato all'opinione pubblica, sia italiana che estera, evidentemente serviva un fantoccio agli ordini dell'Unione Europea. Comunque, venendo alle questioni di politica stretta, sembra che Monti se la sia presa perché queste mosse di Olivero e Casini (avvicinamento al PPE) sarebbero un preludio a un avvicinamento a Berlusconi. In questo Monti sbaglia: se Berlusconi è nel PPE, allora si è costretti ad andare in altri gruppi del Parlamento Europeo fuggendo dal PPE? Non credo proprio! Sapevamo inoltre che quelli di Italia Futura sono più vicini al gruppo europeo dei liberali, ma Monti credevamo fosse un conservatore, sia pure moderato, in ogni caso si pensava fosse più vicino ai Popolari che ad altri raggruppamenti. Più semplicemente può essere che Monti sia irritato per il tatticismo di Casini e consimili. Al di là di tutto, Casini e gli altri avevano la possibilità di costituire un gruppo liberal-conservatore non berlusconiano, diciamo un centro-destra diverso. Invece hanno sprecato questa possibilità: un po' per motivi ideologici (si sono rivelati troppo centristi per rappresentare il corpo sociale di centro-destra che c'è in Italia), e un po' per scelleratezza personale. Anche a prescindere dal Berlusca, si è ormai formato un corpo sociale-elettorale che si sente antitetico alla sinistra, milioni di persone che vogliono essere sicure di non allearsi con la sinistra, o comunque di non farne il gioco. Monti e Casini non hanno compreso questo.

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