Noi sudditi tartassati

A Pistoia il pagamento della Tares viene rinviato di un mese, ma nessuno lo sa

File interminabili in banca e alle poste, i moduli sono stati spediti in ritardo si è previsto un rinvio ma nessuno ha avvertito la cittadinanza, neppure un cartello fuori dagli uffici dove si può pagare

di Simonetta  Bartolini

A Pistoia il pagamento della Tares viene rinviato di un mese, ma nessuno lo sa

Non c’è pace per i sudditi italiani tartassati. Ora tocca alla Tares.  Quel che sto per raccontarvi avviene a Pistoia, ridente cittadina toscana guidata dal un giovane bravo sindaco del Pd. Da qualche giorno, pochi, le famiglie si sono viste recapitare, per posta ordinaria, una busta bianca da Publiambiente che contiene i moduli dell’Agenzia delle entrate per pagare la tassa sui rifiuti.

Primo acconto, pari al 40% del dovuto, richiesto entro il 31 di luglio.

Ma come –si chiede il cittadino– neppure una settimana di preavviso? E se un poveretto è fuori dal proprio domicilio? Magari a luglio è anche più probabile, alla fine del mese chi può farlo si è preso quella settimana di ferie, che le scarse finanze ancora gli permettono, in un periodo meno gettonato rispetto all’agosto in cui chiudono le fabbriche e i prezzi aumentano. Poi deve pagare la mora?

Imprecando fra me e me mi sono recata in banca per adempiere all’ennesimo odioso obbligo fiscale che riguarda mia madre, residente appunto a Pistoia.

Fila lunghissima allo sportello perché tutti i contribuenti si sono concentrati negli stessi giorni avendo appena ricevuto la richiesta.

Naturalmente ho protestato con l’incolpevole impiegata, terminale innocente delle frustrazioni di noi poveri contribuenti.

Ma come solo una settimana di tempo per pagare? E se fossi stata fuori?

La gentile signora mi ha risposto che poiché c’erano stati ritardi nell’invio dei moduli di pagamento il termine era stato rinviato di un mese. Lo hanno scritto anche i giornali,  mi ha detto.

Ho pagato e me ne sono andata infuriata.

Lo hanno scritto i giornali? Dove? mostratemi un bel titolo almeno a 4 colonne in proposito! E poi perché devo sapere  dai giornali che è stato rinviato il termine di pagamento? io cittadino stremato dalle tasse ho rinunciato da un pezzo comprare il quotidiano, non sarà un gran risparmio, ma ormai le famiglie tagliano su tutto, come ben sanno gli editori. Ammesso poi che continui a spendere quell’euro e 20 per il quotidiano, magari compro quello nazionale e non quello con le notizie locali, inoltre ci sta anche che il giorno in cui è stata pubblicata la notizia magari non l‘abbia acquistato. Non è mica un obbligo. Il giornale, poi, non è la gazzetta ufficiale!

Rimuginando fra me e me su questo ennesimo sfregio inflittomi dall’amministrazione, mi reco all’ufficio postale per fare una raccomandata.

La situazione è peggiore di quella trovata in banca, una folla in attesa di pagare la Tares che ovviamente rallenta anche chi deve fare altre operazioni, essendo il sistema degli scontrini numerati demenziale come abbiamo detto qualche tempo fa.

Ho deciso di bere l’amaro calice fino in fondo, non mi sottraggo, anche se la voglia di andarmene, mandando al diavolo la raccomandata che devo fare, è fortissima.

L’ufficio è pieno di donne che aspettano infuriate. Già perché le mansioni noiose tradizionalmente sono affidate a loro in famiglia, gli uomini, quando non prendono una pistola per sparare, devono lavorare! Quindi qualche ora di permesso per fare la fila alla posta lo prendono le donne. Poi si dice che le lavoratrici sono meno affidabili dei lavoratori maschi, prendono più permessi ecc.

Aspetto in piedi una buona mezz’ora, poi si libera un posto e mi siedo. Intorno a me sento la gente che protesta, ormai si è fatta l’ora di pranzo, i numeri scorrono lentamente. Due signore che mi stanno accanto con i loro moduli, che non sanno se devono riempire in qualche modo (un’impiegata ha detto loro di sì, ma non sanno come devono farlo, in realtà non c’è niente da riempire solo pagare), si sfogano sull’ingiustizia che stanno subendo.

Comunico alle due signore che il termine di pagamento è stato rinviato.

–Ma è sicura?– mi rispondono. Replico che così mi hanno detto in banca dove ho appena pagato. A proposito chi aveva la domiciliazione bancaria della precedente imposta non può avvalersi del servizio di pagamento automatico via banca. Sta scritto alla fine della comunicazione di Publiambiente, quindi tutti devono recarsi personalmente a saldare.

La notizia che ho appena comunicato alle mie vicine si sparge nell’ufficio. Sarà vero? Si chiedono dubbiosi gli astanti, e se poi non lo fosse? Bisognerebbe pagare una mora, e con i tempi che corrono…

Perché fuori dalle banche e dagli uffici postali nessuno ha affisso un cartello che annunciasse il rinvio? In compenso ne vedo uno che annuncia, che almeno quell’ufficio il giorno dopo, 31 luglio non garantirà il servizio per un’assemblea sindacale! Evviva!

Ecco, questo è il paese nel quale viviamo. Nella civile Toscana di Rossi e Renzi funziona così, non so altrove.

Perché è stato diffuso l’annuncio del rinvio in maniera così poco significativa? perché  non un  cartello che avvertisse i cittadini, risparmiando loro i disagi di interminabili attese?

Semplice, cari lettori, l’amministrazione ha un disperato bisogno di ogni centesimo e subito, così la cosa migliore è prevedere un rinvio (dovuto per legge), ma non farlo sapere, tanto siamo sudditi, non cittadini! Al solito.

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