Editoriale

L'equivoco della cultura in televisione e i flop difesi a sproposito

Chi dirige la maggiore azienda culturale italiana non sa distinguere la divulgazione cultura e dal involgarimento della cultura

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

quanto pare il Direttore generale della Rai, Gubitosi, è orgoglioso del flop di TuttoDante affidato a Roberto Benigni. Nello stesso modo ha dichiarato –in un acceso scontro in Vigilanza con Augusto Minzolini che gli rimproverava l'esiguità degli ascolti di alcuni programmi oltretutto realizzati a prezzi non esattamente modici– di essere orgoglioso del programma La grande storia, anch'esso non esattamente campione di audience.

Lasciamo perdere la cronaca del confronto fra l'ex- direttore del Tg1 e il Dg della Rai , proseguito a colpi di recriminazioni al limite dell'insulto, per quanto non dichiarato, ma certo inteso fra le righe, e delle ripicche verbali.

Quel che preoccupa è la scarsa per non dire inesistente, consapevolezza culturale di Gubitosi. 

Perfettamente d'accordo con lui nel rivendicare il ruolo di servizio pubblico rivestito dalla Rai, che ovviamente può mettere in conto anche ascolti non eccellenti per programmi culturali di buon livello non competitivi rispetto al nazional-popolare trash. 

Ci mancherebbe altro! è naturale che La grande storia, non possa competere con le moine della Clerici, e neppure con la curiosità un po'morbosa di Chi l'ha visto. Senza entrare nel merito del programma di divulgazione storica al quale si potrà senz'altro rimproverare qualche pecca, spesso di natura ideologica, va detto che si tratta di una trasmissione di buon livello, ma necessariamente riservata ad un pubblico di nicchia, un pubblico che però pagando anch'esso il canone ha diritto ad essere soddisfatto.

Si deve inoltre aggiungere tanto sbandierata missione "culturale" della televisione di stato che viene definita (ormai a torto da tanto tempo) la maggiore azienda italiana del genere!

Quel che ci fa inorridire invece e ci fa dubitare della chiarezza di idee di Gubitosi per quanto riguarda la cultura, è la pari difesa del flop di Benigni con Dante.

Gentile direttore della Rai, per quanto grande, l'autore della Divina Commedia non basta a rappresentare l'offerta culturale della Rai destinata come si diceva ad un pubblico non oceanico. Dante ha diritto, e gli spettatori lo hanno capito e quindi punito con bassi ascolti il programma di Benigni, ad essere trattato con il rispetto dovutogli. L'esegesi dei suo maggior testo non può essere affidata in via esclusiva ad un comico. L'operazione funziona una volta, magari due soprattutto perché Benigni nelle performances sporadiche (come anche nel caso della decantata lettura della Costituzione) premette quei dieci minuti di satira politica alla quale il nostro disgraziato paese purtroppo si presta con dovizia, e che è quel che il pubblico vuole da lui.

Quando invece il comico si vuol fare esegeta...ahi ahi ahi! È un disastro per manifesta incapacità di fronte ad un'impresa nella quale si sono provati, con cautela e rispetto, altri con ben altre qualità e titoli.

Benigni che legge tutto Dante non è un'operazione culturale, ma di imbarbarimento. 

Il confronto con la letteratura deve essere proposto per cercare di portare il pubblico verso un grande delle belle lettere, non per abbassare il genio verso il popolo. 

Ogni volta noi prendiamo in mano il libro di un narratore, di un poeta, di un filosofo, di uno studioso cerchiamo di avvicinarci alle vette della loro intelligenza, tentiamo di intraprendere quella lotta con l'angelo che non ci vedrà mai vincitori – perché come insegna la storia di Giobbe l'angelo non può essere vinto– ma ci farà avvicinare all'iperuranio, annusare, intravedere quell'oltre della bellezza, del l'intelligenza, della sapienza che significano innalzamento delle nostre povere persone.

D'altra parte nessuno di noi leggerebbe il libro di qualcuno ritenuto meno o uguale a noi, non avrebbe da dirci niente che già non conosciamo e quindi neppure la capacità di intrattenerci donando i qualcosa in più del puro trascorrere del tempo senza altri pensieri.

È allora gentile direttore Gubitosi, come le viene in mente di definire televisione di qualità orgogliosa del flop di ascolti quella del Tutto Dante di Benigni? Benigni non ci ha accompagnato verso Dante, ma ha fatto scendere il poeta a noi. È non si tratta di capacità di divulgazione, perché anche la divulgazione (e non l'involgarimento, che hanno la stessa radice ma significati assai diversi soprattutto in questo caso), è quella bellissima che del poeta fiorentino e della sua opera fa Sermonti, il quale ci porge Dante spiegandocene i reconditi significati, senza mai tralignare dalla grandezza. Questo deve fare un mediatore, far incontrare la nostra piccolezza con la grandezza assumendosi un onere pesantissimo e delicato.

No, direttore Gubitosi, la cultura che si può permettere ascolti bassi, non è Benigni, è La grande storia che lei giustamente ha difeso, e sarebbe stato appunto Sermonti.

Ci faccia e si faccia un favore, quando vuol fare televisione di qualità si rivolga a chi la cultura la frequenta da un un po' più di lei, e non a dei comici super pagati.    

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 05/07/2013 15:50:23

    Sottoscrivo la lezione culturale di Simonetta Bartolini a Luigi Gubitosi, direttore rai(la minuscola è d'obbligo ). Quanto alla missione culturale della rai ho molti dubbi: è una tesi cara a destra , sinistra e centro, con riferimento ai programmi del maestro Manzi e al professor Cutolo, ma erano un'altra cosa, rispetto ai programmi di Roberto Benigni che legge Dante. Purtroppo il pubblico televisivo si fa abbindolare da programmi di mezza tacca, e i dati di ascolto sono molto opinabili, ma se Gubitosi vuole che la tv sia portatrice di cultura deve aggiornarsi, anche se magari nella polemica con Minzolini, riferita all'informazione rai, ma non per colpa solo di quest'ultimo, lascia molto a desiderare, compresi i salotti di certe trasmissioni, passerelle di politici e giornalisti, sempre gli stessi.

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