Editoriale

Premio Strega, Busi impallina Siti. La nostra proposta: siano rese pubbliche le motivazioni delle scelte dei 12 libri concorrenti per la cinquina

Dalla prossima edizione la valutazione dei componenti del comitato direttivo che sceglie fra i titoli pervenuti i dodici da sottoporre al giudizio dei 400 amici della domenica dovrebbe diventare pubblico

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

ccoci, ci risiamo, il premio Strega è appena iniziato, nel senso che il comitato direttivo della Fondazione Bellonci ha selezionato i dodici titoli (sui 22 presentati) che concorreranno, e già si levano le prime polemiche.

Non stupisce affatto, visto il timbro della personalità di alcuni concorrenti, Aldo Busi in testa che, in un’intervista a «Librerie.Coop.it», alla domanda: «Che cosa significa per Lei partecipare al Premio Strega e quali tra i libri vincitori delle precedenti edizioni l'ha colpito ed ha letto avidamente?»


Ha risposto:

«E chi se li ricorda? Parliamo di quelli di questa edizione, per favore, non svicoliamo. A parte il fatto che quest'anno mancava solo partecipasse il Calendario di Frate Indovino, che resta glorioso e a cui va tutta la mia gratitudine da quando ero bambino in una casa senza nient'altro da leggere, non c'è un solo titolo che sia di per sé invitante, mi sembrano fogli morti standard per figli nati vecchi e rimasti infantili, quindi non ci sarà che l'imbarazzo della scelta: ovunque il premio cadrà, cadrà a fagiolo e sul sicuro, anzi, proprio sul manico del premio.

Siccome in estetica non esiste la pubblicità negativa, voglio spendere una parola in favore del romanzo di Walter Siti di cui ho letto con raccapriccio le prime venti pagine: non che gli altri siano capolavori, ma questo è proprio mancato, diciamo pure non scritto, illeggibile anche come sceneggiatura. Io non l'avrei pubblicato nemmeno dietro falso nome. Merita davvero di vincere, così metteremo una croce anche sullo Strega e amen.»

Ecco fatto! Walter Siti, che con l’Aldissimo è il favorito alla vittoria del premio degli Amici della Domenica, è cucinato dalla ingenerosa verve polemica di Busi che si diverte a sparigliare le carte unendo ad affermazioni condivisibili e giudizi al curaro che in una leale competizione dovrebbero essere lasciati fuori della porta almeno da parte dei contendenti. Ma, si sa, il gentlemen agreement non appartiene alla cifra stilistica di Busi.

Ha ragione però quando, con la ruvidezza che gli è propria, sottolinea lo sconcerto, non solo suo, di fronte alle scelte compiute dal comitato direttivo.

In molti infatti si sono chiesti quale criterio abbiano adottato i componenti del comitato nella scelta dei dodici che concorreranno alla prima selezione da parte degli Amici della domenica, per giungere alla cinquina dalla quale emergerà, nella serata fatidica del Ninfeo di Villa Giulia, il vincitore.

Effettivamente non essendo dichiarato per statuto alcun criterio si può immaginare che ciascun componente del comitato (composto da due rappresentanti della Fondazione Bellonci, due della società Strega Alberti di Benevento, tre vincitori del Premio e quattro Amici della domenica) scelga secondo il proprio gusto.

Quello che rimane un mistero per tutti è la modalità della discussione (immaginiamo ci sia una discussione anche se la scelta avviene a maggioranza, ciascuno difenderà in qualche modo la propria scelta!).

Questo genera un po’ di sconcerto fra i lettori che sempre più spesso stentano a capire come si giunga alle scelte dei dodici titoli.

Sarebbe allora interessante e un ulteriore omaggio alla trasparenza (strada che il Presidente De Mauro ha percorso in questi ultimi anni con ammirevole dedizione)  oltre che un momento di chiarezza di estetica letteraria, rendere note le motivazioni che ciascun componente del direttivo invia o presenta al momento della votazione stilando la propria classifica dei libri presentati al Premio.

La proposta vale, ovviamente, per la prossima edizione, sarebbe un altro importante passo avanti nella piccola rivoluzione del Premio che in questi anni si è tentato di promuovere. Non metterà al riparo dalle polemiche, ma renderebbe tutto più limpido e le discussioni sarebbero basate non sui disgusti personali, ma su una base di estetica letteraria.

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