Editoriale

Renzi, un curioso incrocio fra un democristiano e un grillino

L'arte della mediazione del Casini dei tempi migliori, l'aspetto e i modi del ragazzo della porta accanto che tutti vorrebbero come vicino

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

così ancora una volta Renzi beffa tutti. Interviene a Ballarò dove parlando mezz’ora si guarda bene dal dire qualcosa. Ripete che non pugnalerà Bersani alle spalle, rinnova la sua lealtà al segretario, ricorda ancora a tutti di aver perso le primarie e dunque ... Ma questa è la parte più perfida del suo incondizionato appoggio a chi lo ha sconfitto. Infatti ripetere inesaustamente che chi perde si mette da parte e niente ha da pretendere né da invocare, o recriminare, come lui ha fatto, tornando buono buono a fare il sindaco di Firenze, e ora non mettendo becco nella questione governo, è una maniera educata e elegante per tirare una stilettata al curaro a chi lo ha battuto nella corsa alla candidatura. Chi lo ha battuto infatti ha perso politicamente le elezioni, pur avendole vinte numericamente sul filo di lana. E dunque... è la nemesi storica il vincitore è diventato lo sconfitto e come tale dovrebbe adeguarsi al low profile inaugurato da Renzi...

Poi il giorno dopo lo aspettano alla riunione dei vertici del Pd dove Bersani illustra gli 8 punti di governo, si attende il suo intervento finalmente anche l’eretico Renzi si sottomette alla liturgia dell’apparato e ... e Renzi rimane ad ascoltare un paio d’ore, poi se ne va da una porta laterale, insalutato ospite... come dire marameo! Non mi fregate io ci tengo alla mia diversità e anche se non invoco più rottamazioni a gran voce, rimango sul mio personale Aventino.

Eh sì quel Renzi, la sa lunga, con il nasino all’insù da simpatico birbante, il tono vibrante di passione, ma alieno dalla polemica (in apparenza), l’argomentare di buon senso, l’atteggiamento di chi non vuole imporsi come grande leader alla Bersani o alla D’Alema, né come guru misterioso alla Casaleggio, né capo carismatico alla Berlusconi.

Lui è un sapiente e raffinato (politicamente parlando) incrocio fra un democristiano alla Casini e un grillino. Del primo ha la capacità innata di mediazione ad oltranza, di saper aspettare, il pragmatismo strutturale di chi gioca il gioco delle politica dove è pericoloso apparire dominatore (alla Berlusconi, per intendersi) perché i mediocri di cui essa è per la maggior parte composta non te lo perdoneranno mai e, se al momento staranno con te in quanto vincitore assoluto, prepareranno la riscossa nell’ombra.

Tutto questo Renzi lo sa, forse ce l’ha addirittura nel Dna politico di petit Dc a Dc sepolta,  e sa quindi adottare quel basso profilo che neppure Monti è stato capace di attivare con successo strascinato in un orgia di “io autoreferenziale” che lo ha condannato.

Dei grillini, ha l’atteggiamento, l’aspetto, il modo di fare fra lo scanzonato e l’impegnato del ragazzo della porta accanto, anzi del bravo ragazzo della porta accanto, è in nipote che ogni nonna vorrebbe avere, il vicino che ogni vecchietta ambirebbe sicura che non negherebbe mai un favore, un piccolo servizio e soprattutto una battuta allegra, di quelle che quando sei vecchio ti scaldano il cuore più di una giornata di sole.

Matteo Renzi, ci dicono le cronache, arriva a Roma in treno, va ai suoi appuntamenti in taxi, e probabilmente per prenderlo fa anche la fila. A Firenze gira in bicicletta quando non piove, o va a piedi, non ha l’autista, non usa la macchina di servizio quando va a presentare il suo libro o ad un impegno politico che non riguardi la sua funzione di Sindaco.

Non e possibile ­in tempi di Razzi, Scilipoti, ma anche di arroganza di potere come quella di Crocetta che abbiamo visto sempre a Ballarò martedì sera­ non apprezzare Renzi. Come si fa a non preferire il sindaco di Firenze a uno che parla di tacchini sui tetti, giaguari da smacchiare e fa analisi politiche come quella più volte segnalata da Crozza in campagna elettorale: «I casi sono due: o vinciamo noi o vincono loro!» (per tacere del commento dello stesso Crozza a elezioni compiute: «Bersani non ha azzeccato neppure l’unica analisi politica che era riuscito a fare!»)

E sì, quel Renzi ci sa fare, forse dobbiamo ammettere che ha visto più lontano di tutti, scegliendo la posizione attendista all’interno del partito. Ci riserverà delle sorprese? Lo scopriremo solo vivendo

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