Fine di un mondo

L’inutile stupida diretta del volo dell’elicottero papale

Abbiamo perduto il valore dei simboli, il senso del sacro, ma pretendiamo di spattacolarizzare quello che poteva essere una meravigliosa immagine del mito della crisi contemporanea

di Simonetta  Bartolini

L’inutile stupida diretta del volo dell’elicottero papale

E così il gran giorno è arrivato. Il Papa ha formalmente e fisicamente lasciato S.Pietro dopo la rinuncia al mandato avuto dallo Spirito Santo di guidare la Chiesa fino alla morte.

Nel pomeriggio l’elicottero bianco dello Stato del Vaticano si è alzato il volo per portar via colui che di lì al poche ore sarebbe diventato, come per suo volere, Papa emerito.

Abbiamo assistito ad una lunga e inutile diretta televisiva con interminabili inquadrature sul quel frullino bianco che si levava sul cielo celeste di Roma. E poiché gli elicotteri hanno protocolli di volo e specifiche tecniche particolari la faccenda di decollo e allontanamento, è stata particolarmente noiosa e insignificante, noia e insignificanza sottolineati dai commenti dei poveri conduttori chiamati a commentare il niente.

Questa la realtà.

Oggi i giornali riportano tutti i prima pagina l’immagine di quell’elicottero, il primo titolo riguarda ovviamente il trasferimento del Papa a Castengandolfo e lo scadere alle 20 di ieri del suo mandato, le formule per dirlo sono tutte banali quando non addirittura stupide, Ciao Papa per tutte.

Ieri sera i talk show non hanno potuto fare a meno di interrogarsi, un’altra volta, sul perché e sul percome della rinuncia, a ipotizzare scenari futuri, a sottoporci insomma il solito teatrino di sciocchezze spacciate per opinioni informate e professionali; unica eccezione mons. Fisichella, da Vespa, vero principe della Chiesa, almeno quanto a intelligenza e capacità di interpretare in maniera non banale quanto sta avvenendo.

I talk del mattino ci hanno nuovamente ammannito commenti sul Papa e sul prossimo conclave.

Chiacchiere, inutili, sciocche, spesso volgari nella loro rozzezza ignorante delle questioni spirituali e di quelle formali.

Rondolino che pure quando parla di politica è tutt’altro che scontato, a La7, per esempio, ha consigliato la Chiesa di dividere l’autorità spirituale da quella temporale, perché il Dalai Lama non viaggia con una scorta armata come il Papa con le guardie svizzere, e quindi, non si sa perché il Cattolicesimo dovrebbe prendere spunto dal Buddismo anche nelle sue forme e nelle sue liturgie.

Non bisogna stupirsi, che uno per quanto intelligente come Rondolino, ma è solo un esempio, dica bestialità di questo tenore. Il problema sta nel fatto che ormai abbiamo omologato tutto.

Ormai pensiamo, di avere gli strumenti per tutto valutare e tutto giudicare utilizzando il medesimo metro che con arrogante rozzezza intellettuale pretendiamo di applicare indiscriminatamente ad una crisi di governo, come ad una guerra internazionale, ad un disastro nucleare o ad una catastrofe finanziaria.

Poi pretendiamo di valutare un dramma (e lo uso in termine etimologico di forte scontro fra parti, in questo caso metafisiche) come quello rappresentato dalla partenza di Benedetto XVI come se si trattasse di uno spettacolo di intrattenimento, e la mancanza di spettacolarità (non c’erano il fuoco il fumo i corpi devastati delle torri gemelle, ma le riprese avevano la stessa insistenza) provoca afasia demenziale (adesso il Papa torna uomo! ha detto una gentile signorina in crisi di frasi ad effetto).

Il problema è che dopo aver distrutto il sacro con il suo apparato di simboli, di significanze, di richiami al mito, al soprannaturale, al divino, dopo avergli dato la caccia come ostacolo all’uguaglianza fra gli uomini (la più ambita non è quella economica, ma quella fra cretini e intelligenti che si è tentato di imporre in tutti i modi). Dopo aver operato questa distruzione pretendiamo di utilizzare il valore del simbolo per creare uno spettacolo.

Quell’elicottero che si levava in volo oltre le mura leonine, sarebbe stato bellissimo, commovente, drammatico, e addirittura capace di essere rappresentazione del mito moderno della crisi dei tempi, non più le aquile non più i carri o le carrozze ma il volo moderno di un elicottero dai colori candidi. Sarebbe stata poesia del sacro, sarebbe stata epica del disastro, ma pur sempre epica cioè qualcosa degna di essere tramandata nella sua terribile grandezza.

Invece potevamo sentire il puzzo del cherosene del motore, vedere il fumo che inquinava il cielo in quella inutile, stupida diretta, degna di questo mondo dove il sacro è perduto.

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da Francesco il 01/03/2013 15:47:28

    l'articolo mi è piaciuto! Sono d'accordo con Loredana. Il gesto del papa è il gesto di un UOMO coraggioso, con la schiena dritta e non in vendita. Ha smentito l'arroganza dell'essere umano che si erge a Onnipotente e fa passare le sue manovre come opera della Spirito Santo. Speriamo che la povertà umana possa trovare clemenza agli occhi di Dio.

  • Inserito da Loredana il 01/03/2013 12:52:08

    Meno male che mi sono persa i commenti e la diretta, se il tenore era questo. Volevano assicurarsi che se ne andasse proprio, temevano uno scherzo di Carnevale tardivo, un colpo di scena? Un'occasione sprecata per fare silenzio su un gesto molto significativo, intenso, rivoluzionario, che credo nessuno, ma proprio nessuno, nemmeno all'interno della Chiesa, abbia capito.

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.