Editoriale

La memoria lunga e corta del nostro paese

Non Funziona niente né a livello di Storia ne di cronaca, e allora se dimenticassimo tutto e facessimo tabula rasa con uomini e schieramenti nuovi?

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

l solito siamo uno strano paese, e strana gente con un senso della logica e della storia quantomeno stravaganti.

Prendiamo il concetto di memoria e ricordo che a guardare il nostro scadenzario di liturgie laiche sembrerebbe quanto di più sacro abbiano gli Italiani: nel giro di 15 giorni abbiamo un giorno della memoria e un giorno del ricordo, quest’ultimo, che si celebra oggi, doverosamente dedicato alle vittime delle foibe. Vittime considerate per lungo tempo di serie B, morti che infondo un po’ se lo meritavano per non essersi immediatamente adeguate al luminoso ideale comunista-titino, di conseguenza per aver cercato di difendere le proprie case dalla slavizzazione (di fatto e di diritto), per essere semplicemente italiani, cioè nell’immaginario dell’altra parte, quella dei vincitori: fascisti, degni dunque di essere messi a morte nel modo più crudele e selvaggio.

Così per sanare la barbarie vissuta per 60 anni, abbiamo istituito il “giorno del ricordo”. Per carità, sacrosanto, visto che c’è un “giorno della memoria” che riguarda altre vittime, innocenti.

Eppure qualcosa non torna. Non torna perché questo è il paese che ama dimenticare più di ogni altro, o meglio che ama la memoria selettiva. Essa consiste nello scegliere cosa ricordare e cosa dimenticare.

Per esempio bisogna ricordare il che il fascismo fu una dittatura, che fece molti, troppi danni, che perse una guerra che non avrebbe dovuto fare, ma guai a ricordare che fece qualcosa di buono per l’Italia. Succede il finimondo.

Ci affanniamo ad affermare che occorre non dimenticare affinché non si ripetano gli errori del passato, sostanzialmente giusto in linea di principio, ma sorvoliamo allegramente su altri errori, quelli dei vincitori che per esempio in Unione Sovietica trattennero i nostri soldati prigionieri oltre la fine delle ostilità,  cancellando quindi le tracce dei sopravvissuti (ma anche dei morti).

Sorvoliamo sui campi di concentramento dove furono rinchiusi, dai civilissimi inglesi e americani (in India alle pendici dell’Himalaya, tanto per fare un esempio, ma si potrebbe ricordare l’Egitto, il Texas e via dicendo), i prigionieri di guerra che decisero di non cooperare con quelli che erano a tutti gli effetti nemici, morendo come mosche in seguito a trattamenti vergognosi.

Sorvoliamo sugli Imi (internati militari italiani) nei campi di concentramento tedeschi, perché infondo erano pur sempre stati fascisti in armi e quindi si meritavano di essere rinchiusi in condizioni disumane.

Si dirà che questa è la gestione politica della storia, che viene esercitata dai vincitori come è sempre avvenuto da che mondo e mondo.  E va bene, anche se viene da chiedersi se non sarebbe il caso di registrare un miglioramento, un avanzamento nella suddetta gestione della storia via via che raggiungiamo un grado maggiore di civilizzazione, o almeno affermiamo di averlo raggiunto.

Anche la memoria recente però subisce un trattamento da portatori di Alzheimer.

Basta guardare alla campagna elettorale nella quale siamo immersi fino agli occhi, e oltre! Ci ricordiamo perfettamente delle promesse non mantenute da Berlusconi, dei guai che ha combinato (ed è giusto per esercitare un voto consapevole), ma sorvoliamo su quelli degli altri governi che hanno amministrato l’Italia negli ultimi 25 anni più o meno quanto il Cav.

Per esempio solo sporadicamente e come voce nel deserto, qualcuno ricorda che è stata la sinistra di Prodi a volere l’Euro, e soprattutto a trattare il suo valore rispetto alle altre divise monetarie europee, che ci ha messo in ginocchio dimezzando il nostro potere d’acquisto.

Ci dimentichiamo che i cosiddetti euroscettici al tempo della decisione di aderire alla valuta unica europea sono stati trattati da deficienti sfascisti, nessuno ha ascoltato gli argomenti della loro opposizione al progetto e i consigli per come trattare diversamente l’entrata nell’area euro.

Ci dimentichiamo che la questione morale, come diceva Berlinguer, consiste nella commistione fra politica e istituzioni, e che i più determinati gestori del potere eserciatato appunto attraverso la militarizzazione delle istituzioni è stata proprio la sinistra, alla quale poi la destra si è adeguata appena ha potuto, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Sorvoliamo sul fatto che a destra come a sinistra ci chiedono di andare a votare proprio quelli che ci hanno condotto nel baratro.

E se provassimo una volta per tutte a dimenticare per ricominciare da capo facendo però doverosa tabula rasa di uomini e schieramenti ?

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