Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La copertina del libro
Il premio Strega lo aveva vinto senza merito su uno scrittore di razza come Ermanno Rea, adesso doveva dimostrare di essere un vero romanziere e non un fenomeno da laboratorio editoriale, ma Paolo Giordano, autore del fortunato La solitudine dei numeri primi, non ce l’ha fatta e il suo secondo romanzo Il corpo umano pubblicato da Mondadori naufraga in un deja vu piuttosto noioso.
In crisi di “ispirazione” Giordano, come ha raccontato lui stesso nelle svariate interviste che hanno preceduto l’uscita del libro del matematico-letterato-prodigio, era andato in una delle tante missioni embedded al seguito dell’esercito italiano in Afghanistan e lì ecco finalmente la luce: un libro sulle storie di quegli uomini, giovani in guerra con tanta noia, un po’ di paura, le dinamiche gerarchiche con l’ufficiale sempre un po’ idiota e presuntuoso, il soldatino timido, lo smargiasso, gli scherzi crudeli, e la polvere di luoghi lontani, esotici e presto esasperanti. Poi ovviamente il controcanto delle storie lasciate in Italia.
E c’era bisogno di andare in Afghanistan a seguire i nostri soldati per scrivere un libro così noioso, banale, scontato? Non solo, oltre alla mancanza di originalità –tutto è già stato mostrato, narrato, divulgato, eroicizzato o satireggiato nei tanti film e telefilm americani sul tema – anche nessuna idea narrativa, nessuna perspicuità geografica e di atmosfere (la polvere francamente è un po’ poco per rendere l’idea dell’Afghanistan) e finanche una scelta sconclusionata dei nomi: il tenente che si chiama Egitto, così il colonnello scemo lo sbaglia con Marocco!
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