"Stasera si recita a soggetto"

Un Soggetto travolgente conquista il teatro della Pergola

Il palcoscenico fiorentino ha segnato un meritatissimo trionfo alla commedia di Pirandello

di Domenico Del Nero

Un Soggetto travolgente conquista il teatro della Pergola

Una scena della commedia

Lo stesso Luigi Pirandello, probabilmente, non avrebbe trovato nulla da eccepire. La  prima al Teatro fiorentino  della  Pergola della commedia Questa sera si recita a soggetto  (martedì 15 gennaio) ha infatti segnato un meritatissimo trionfo, che fa di questa stagione una delle più avvincenti degli ultimi anni.  Merito, senz’altro, di una compagnia “all’antica”, dove veramente, dalle parti principali ai comprimari, non si è registrata una sola stonatura; una scenografia sobria ma efficace,  che rispondeva alle indicazioni del grande scrittore siciliano:  Pirandello, del resto,  della macchina teatrale non solo conosceva tutti i segreti, ma  proprio in questo dramma, insieme agli altri due della cosiddetta trilogia “metateatrale”  si diverte a svelarli e a criticarli in modo spesso impietoso . La compagnia Moliere , che lo ha rappresentato , ha tra l’altro la caratteristica di unire sulla scena generazioni diverse.  Padre e figlio, anzitutto: Mariano Rigillo, uno straordinario signor Palmiro alias Sampognetta,  parte “brillante” dove il comico confina e si intreccia con il tragico (il “teatro del grottesco”) e Ruben Rigillo nella parte del dottor Hinkfuss, il regista – padrone che a un certo punto gli attori, divenuti ormai personaggi in cerca … di se stessi contestano e respingono. Non solo: Anna Maria Rossini, la bravissima, svampita signora Ignazia la Croce detta la Generala è la compagna di Mariano Rigillo.: nella vita come su palcoscenico, dunque, visto che la Generala è la consorte di Sampognetta.

Tutto il teatro recita! Scriveva entusiasta Pirandello dopo aver assistito alla prima tedesca dell’opera nel 1930.  Anche in questo testo, come già nei Sei personaggi in cerca d’autore e soprattutto in Ciascuno a suo modo Pirandello “coinvolge” il pubblico in una rottura dell’illusione scenica che la compagnia Moliere è riuscita a rendere più che mai realistica.

La vicenda, come è noto, riguarda una compagnia di attori che, diretta da quella figura nuova e totalmente “novecentesca” che è il regista, mette in scena un dramma ricavato da una novella di Pirandello, Leonora  addio!  Ma aldilà di una “paginetta di appunti” il brillante e petulante Hinkfuss di Rigillo iunior è deciso a recitare “a soggetto” con tutta una serie di mirabolanti trovati che “nel testo non ci sono” e a cui l’autore non avrebbe nemmeno pensato: un modo di recitare che sembra  riprendere i vecchi moduli della Commedia dell’Arte.  Ma la storia messa in scena, quella della famiglia La Croce, composta da una coppia di strambi personaggi con quattro figlie innamorate del teatro d’opera  che vive in modo  mondano e anticonformista in una Sicilia chiusa e retriva, dando “scandalo”, finisce per assumere i connotati di quei “drammi borghesi” di cui Pirandello vuol dimostrare tutta la falsità e l’esagerazione. La morte del vecchio, svampito Sampognetta in una rissa da cabaret  e il  matrimonio della figlia maggiore Totina con un giovane siciliano “doc”, geloso persino del passato, dei pensieri e dei sogni della ragazza che  si trasforma così da giovane piena di vita in una prigioniera straziata dalla solitudine e dalle ossessioni del marito,  mutano infatti quella che sembrava una farsa in una cupa tragedia, secondo la concezione del “teatro del grottesco” per cui il tragico sfocia nel comico e viceversa. Hinkfuss ha le sue idee per mettere in  scena il dramma che però, alla fine, vengono respinte dagli attori che vogliono non solo recitarla, ma anche e soprattutto “viverla” a modo loro.

Ritorna pertanto l’idea ossessiva del grande scrittore siciliano del “tradimento” del teatro che finisce per dar vita a un qualcosa di lontano e diverso dall’ispirazione del drammaturgo che ha composto il testo. E come la regia di Ferdinando Ceriani ha perfettamente evidenziato, protagonisti della vicenda non sono solo gli interpreti ma anche le luci, i palchi, la platea, il sipario. Allora, come suggeriva un altro grande regista di quest’opera, Giuseppe Patroni Griffi, ci si accorge che in realtà questa commedia è una sorta di gioco di equilibrismi su due tavoli da gioco: un montare e smontare la macchina scenica, una sorta di “torneo di scacchi giocato tra Diderot e Stanislawskij”.

“La vita, o la si vive o la si scrive, diceva Pirandello. Noi con questo testo la portiamo in scena”  dichiara con più che giustificato orgoglio il regista Cerami, che ha saputo rendere perfettamente anche l’ambientazione”primi anni ‘30” della Germania di Weimar in cui il testo è collocato, almeno nella sua parte “metateatrale” (e non per nulla per l’appunto proprio in Germania ebbe la sua prima trionfale.

“Questo testo è come un prisma, con tante facce: c’è il musical, il dramma, il cabaret, la commedia, ci sono tutte le varie tipologie teatrali” dichiara da parte sua quello straordinario talento che è Mariano Rigillo; e c’è da dire che la compagnia è riuscita a farle vivere sulla scena tutte quante. Infine, proprio Rigillo ha concluso con una nota toccante e spontanea: a spettacolo concluso, mentre un pubblico entusiasta applaudiva con tutte le sue forze, ha chiesto un  ultimo applauso per una grande attrice su cui purtroppo è in questi giorni calato definitivamente il sipario, Mariangela Melato: invito a cui il pubblico della Pergola non si è certo sottratto.

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