Jihadisti libici, dottrina e morte

La morte dell'ambasciatore americano in Libia

Si tratta di persone che agiscono esclusivamente dietro una loro ideologia, fondata essenzialmente su atti intimidatori.

di Veleno Puro

La morte dell'ambasciatore americano in Libia

L'ambasciatore Chris Stevens

L'attacco contro l'Ambasciatore degli Stati Uniti in Libia mostra, senza ombra di dubbio, l'ascesa di gruppi radicali nella città orientale della Libia. 

Molti pensano ad un’azione dei Jihadisti libici, già autori di un attentato contro l'ambasciatore della Gran Bretagna nel mese di giugno, e propensi a migliorare il loro personale "know-how". 

Come i Jihadisti iracheni, anch’essi cominciano a imparare e a destreggiarsi grazie alle sofisticate organizzazioni territoriali.  E molti, da tempo, si aspettavano che passassero al gesto eclatante uccidendo senza il minimo ritegno .

Il primo di questi gruppi di formazione, Ansar al-Sharia (Sostenitori della Sharia), è un esempio tipico di tali nuovi schieramenti che tentano di soppiantare gli islamici "tradizionali" che, a Benghazi come a Tripoli, hanno accettato il gioco elettorale presentandosi alle elezioni legislative di luglio.

Si tratta di persone che agiscono esclusivamente dietro una loro ideologia, fondata essenzialmente su atti intimidatori. 

Pensano che un piccolo, ma deciso gruppo, possa prendere con la forza - della loro dottrina intrisa di armi- qualsiasi tipo di potere.

Quelli, che nei combattimenti, o raid al fronte, indossano una fascia nera sono i jihadisti. La loro visione è una lotta globale contro tutti quelli che non la pensano come loro. 

Essi ricevono incoraggiamento e sostegno, finanziario e militare, dalla nebulosa jihadista internazionale.

Di recente anche diversi sceicchi sauditi estremisti hanno incoraggiato tali attacchi, grazie soprattutto a certi video pubblicati su YouTube, la qual cosa, appunto, non escluderebbe che i jihadisti libici possano ricevere istruttori di guerra provenienti dall’ Afghanistan per esempio.

Più inquietante ancora è la collusione dei jihadisti libici con le forze di sicurezza ufficiali dell’ Etat.

E ciò è, chiaramente, dimostrato dalle circostanze sospette di un attacco contro il mausoleo di un santo musulmano da parte di uomini di Ansar al-Sharia, a sud di Bengasi, la settimana scorsa. 

Una milizia locale intervenuta, appunto, per difendere la tomba del santo, ha lasciato sul posto decine di morti appartenenti alla National Security Shield of Libia. 

Giorni fa, il loro capo a Bengasi aveva incontrato il comandante di Ansar al-Charia.

Quest’infiltrazione delle forze di sicurezza, teoricamente annesse al ministero della Difesa, congettura molto male su un imminente futuro.

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